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Nazionali Giovanili

Cuba fa la storia al Mondiale U20: il calcio ai Caraibi, gli allenamenti in spiaggia e l’eroe Camejo

Contro l’Italia arriva il primo punto mondiale della storia cubana: la doppietta di Camejo, l’esempio del ct Pedro Pereira e un bel modo di vivere il calcio

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Cuba, Mondiale U20

Lacrime che sanno di rivoluzione. Come un mojito servito ghiacciato sotto il sole dei Caraibi, Cuba si gusta il suo primo, storico punto in un Mondiale Under 20. Lo fa con il sorriso largo, il cuore leggero e la forza dei sogni. Lo fa contro l’Italia, una delle superpotenze del calcio giovanile, in una partita che ha il sapore del miracolo e il ritmo del son cubano. Alla fine, c’è un’immagine che resta più di tutte: le lacrime di Karel Pérez (qui le sue parole). Negli spogliatoi, è scoppiata la fiesta: stereo a tutto volume, balli scatenati, risate e abbracci. Tra i più scatenati, Michael Camejo, autore della doppietta che ha trascinato Cuba nella leggenda. Il sogno degli ottavi ora non è più un tabù, e a Viña del Mar si respira un’aria nuova: quella di chi ha capito di poterci stare, anche tra i grandi.

Cuba, ballando verso la storia

Niente pressioni, solo passione. Cuba sta affrontando questo Mondiale con la leggerezza che spesso manca alle grandi squadre. Il CT Pedro Pereira lo ha capito prima di tutti: due giorni prima della sfida con l’Italia ha ordinato una sessione d’allenamento… in spiaggia. Tra sabbia, risate e tuffi nell’Oceano Pacifico, la squadra si è rigenerata con la crioterapia naturale di Viña del Mar. Un modo di prepararsi lontano dai canoni tradizionali, ma perfettamente coerente con l’identità di questa nazionale: un gruppo che gioca per emozionare e divertirsi, consapevole che il talento non basta se non è accompagnato dalla gioia. E quel trenino nei calci d’angolo? Ormai è virale sui social.

Michael Camejo, l’uomo della rinascita

Due rigori, due esecuzioni glaciali, due esultanze da ricordare. Michael Camejo è stato il protagonista assoluto del pareggio contro l’Italia. Classe, personalità e sangue freddo: il numero 10 ha segnato come un veterano, regalando ai suoi compagni e a tutto il popolo cubano un risultato che resterà nella storia. Ma è l’atteggiamento a fare la differenza. Ha trascinato i compagni non solo con i gol, ma anche con l’energia contagiosa. Dopo la partita, è stato tra i primi a far partire la musica negli spogliatoi, guidando una festa che sa di liberazione. E forse anche di qualcosa di più grande.

Cuba, un sogno che non vuole finire

Dopo aver spaventato l’Argentina di Alejo Sarco all’esordio e fermato l’Italia, adesso Cuba sogna gli ottavi. Nessuno osa più ridere. Il gruppo è compatto, affiatato, e soprattutto in fiducia. I ragazzi di Pereira si sono guadagnati rispetto e visibilità. E chissà che, con questo spirito e un pizzico di magia caraibica, non possano davvero fare un altro passo verso la leggenda (magari anche come migliore terza). Perché questo Mondiale ha già un sapore speciale per Cuba. Un sapore che sa di mare, di musica, di storia. E di quel calcio che si gioca prima di tutto con il cuore.

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