Nazionali Giovanili
Baldini come Albus Silente: la nuova comunicazione, bende e nuove regole per l’Italia U21
Italia U21, come Silvio Baldini ha trasformato la squadra: metodo innovativo, fiducia ai giovani e una nuova cultura di gruppo.

I diktat di Baldini per l’Italia Under 21
“Le parole sono, nella mia non tanto umile opinione, la nostra più inesauribile fonte di magia”. Così Albus Silente spiegava a Harry Potter quanto potere possa avere la comunicazione. Silvio Baldini lo sa bene. Non indossa una tunica, né brandisce una bacchetta, ma da quando ha preso in mano l’Italia Under 21 ha iniziato a parlare una lingua che questa generazione capisce: autentica, diretta, empatica. Perché oggi allenare non è solo questione di schemi o moduli, ma di testa, cuore e relazioni.
In poche settimane, il neo ct ha trasformato un gruppo di ragazzi in una squadra vera, come hanno confermato anche i ragazzi. E lo ha fatto con un metodo che fonde vecchie storie di spogliatoio con nuove intuizioni scientifiche. Quattro vittorie in altrettante gare di qualificazione all’Europeo sono solo la punta dell’iceberg. Dietro c’è molto di più.
Baldini e la comunicazione vera: parlare ai ragazzi di oggi senza filtri
Allenare una nazionale giovanile nel 2025 significa confrontarsi con una generazione cresciuta tra TikTok e algoritmi, che comunica in emoji e ha un’attenzione sempre più frammentata. Baldini questo lo ha capito fin da subito: non basta parlare, bisogna comunicare. Le sue conferenze stampa non sono mai banali. Dopo la vittoria contro l’Armenia ha parlato senza giri di parole: “Abbiamo fatto la ninna nanna, poi è suonata la sveglia”. Toni schietti, ma sempre costruttivi. Perché l’obiettivo non è mortificare, ma far crescere. “I complimenti sono come i sonniferi”, ha detto. Meglio restare svegli, vigili, affamati.
Allenamenti creativi: bende, braccia bloccate e stimoli cerebrali
Un altro segreto del nuovo corso U21 è l’allenamento “neuro-sensoriale”. Può sembrare fantascienza, ma è realtà: Baldini stimola i suoi giocatori con esercizi inusuali, come la benda su un occhio o un braccio bloccato dentro al fratino. Immagini che hanno attirato persino l’attenzione del New York Times. L’obiettivo? Sviluppare la percezione spazio-temporale, la concentrazione, la reattività. L’intuizione nasce da un incontro con un pugile a Siracusa, ma trova fondamento nella scienza.
La psicologa sportiva Zoe Wimshurst, consulente per club di Premier League e per piloti come Lando Norris, ha spiegato il concetto, come riportato dal Corriere dello Sport: “Indossare una benda sull’occhio non dominante costringe i giocatori ad assumere una posizione della testa più efficace per ricevere le informazioni in modo più rapido, preciso e chiaro. Una frazione di secondo può fare la differenza tra un tiro all’incrocio e un pallone tra la folla”. Il calcio del futuro, insomma, passa anche per il cervello.
Os sub-21 de Itália treinaram com palas nos olhos para "melhorar a concentração, reduzir a perceção da fadiga e promover uma ligação mais instintiva com o jogo", um método do selecionador Silvio Baldini inspirado no boxe. pic.twitter.com/qoMNh9fLTj
— B24 (@B24PT) October 8, 2025
Camere doppie e stop ai cellulari: nasce una vera squadra
Ma il lavoro di Baldini va oltre il campo. Il ritiro degli azzurrini è diventato un luogo di costruzione del gruppo. Niente camere singole, ma doppie in base al ruolo e una tripla per i portieri. Un’idea nata dai racconti di Giancarlo Antognoni sull’Italia degli anni ’80, quando la condivisione degli spazi generava dialogo, confronto, affiatamento. In più, è stato abolito l’uso dei cellulari negli spogliatoi. Non per punire, ma per proteggere uno dei pochi spazi ancora “sacri” nel calcio: quello in cui si costruisce l’identità collettiva. Tradotto: altrove si può usare, sarebbe controproducente togliere ai ragazzi il loro strumento più importante. E poi momenti di socializzazione fuori dal campo, cene, risate, tempo insieme. Non si diventa squadra per caso.

Foto: Luca Bozzetti
Giovani responsabilizzati e Camarda al centro
Infine, la grande qualità di Baldini: la fiducia nei giovani. Ha già messo al centro del progetto Francesco Camarda, classe 2008, ma più che l’età guarda la mentalità. Chi dimostra fame, trova spazio. Nel gruppo U21 ci sono tanti ragazzi sotto età, responsabilizzati e valorizzati. Il messaggio è chiaro: non si aspetta il “momento giusto”, lo si costruisce. E così, tra pugili, neuroscienza, frasi da film e spogliatoi senza smartphone, Silvio Baldini sta costruendo un’Italia U21 nuova. Tecnica, compatta, umana. Una squadra che non ha paura di essere vulnerabile, di sbagliare, di migliorare. Una squadra che, forse, ha già iniziato a vivere il sogno.
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