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Baldini ct dell’Italia U21? Una sfida ai “lestofanti” e un nuovo modo di pensare

Dopo la promozione centrata con il Pescara, Silvio Baldini potrebbe diventare il nuovo ct dell’Italia U21

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Baldini, Italia U21

Non basta vincere, serve capire come farlo. Baldini lo sa. Nel calcio moderno dominato dai risultati, dalle statistiche, dai dati in tempo reale e dai contratti milionari, c’è ancora chi crede nella forza del percorso, nella dignità del lavoro quotidiano, nella potenza educativa dello sport. L’ex tecnico del Pescara è uno di quei pochi. E forse, proprio per questo, è l’uomo perfetto per guidare la Nazionale Under 21 italiana in una fase storica che reclama più identità che trofei. Gli azzurrini e in generale le giovanili hanno conquistato diversi titoli recentemente, ma pochi ragazzi sono riusciti a fare il salto. E forse proprio questo “risultatismo” esagerato blocca la crescita dei ragazzi. Come le Primavera, le Under dovrebbero essere un serbatoio per le squadre maggiori e forse Baldini sarebbe perfetto per cambiare il mondo di pensare alla base.

Baldini, Pescara

Baldini, Pescara

Baldini-Italia U21, un matrimonio perfetto

Baldini non è un allenatore qualsiasi. È un artigiano del pallone, un idealista che ha sempre preferito allenare coscienze prima che moduli. Un uomo libero, capace di far stare in silenzio un gruppo di amici durante una grigliata per sentire Imagine di John Lennon e legarla allo spazio e il tempo nel calcio. La sua filosofia si è sempre scontrata con quelli che definisce “lestofanti“. Non si è trattenuto contro la federazione dopo la sconfitta dell’Italia con la Norvegia e l’addio di Spalletti. E dargli la possibilità di gestire l’Under 21 sarebbe una sorta di ammissione di colpa da parte di Gravina e chi sta ai vertici. Un’apertura a un nuovo modo di fare per cercare di ridare all’Italia quella qualità che si è persa da un po’ di tutto. L’arte pura dei Baggio, Totti e Del Piero, venuta meno per tatticismi esagerati. Chi lo conosce sa che Baldini non allena solo per vincere. Allena per far crescere. E questo è ciò che serve ai ragazzi. L’Under è la culla del talento azzurro, il laboratorio del futuro.

La carriera di Baldini è piena di scelte di personalità: ha rinunciato a panchine importanti, ha lasciato incarichi per coerenza, ha messo sempre la dignità prima del successo. Quando ha riportato il Palermo in Serie B, dopo anni di buio, lo ha fatto parlando ai giocatori di valori, non di promozioni. E poi ha avuto la forza di lasciarla perché il suo pensiero non era più in linea con quello della proprietà. Certo potrebbe scontrarsi con qualche “dinosauro” tra i corridoi di Coverciano, ma è un rischio che sarebbe bello percorrere.

Baldini può cambiare il modo di pensare azzurro

In un’Italia calcistica dove spesso si bruciano talenti per la fretta di vincere, Baldini offre un’alternativa concreta: il tempo. Tempo per crescere, sbagliare, correggere. Non regala illusioni, ma costruisce basi solide. La sua presenza sulla panchina dell’Under 21 significherebbe rimettere il pallone al centro di tutto. E poi c’è la sua capacità di comunicare, di entrare in empatia. Un calcio vissuto in modo passionale e non solo pragmatico. In un’età delicata come quella dei vent’anni, può diventare una guida. Un punto fermo. Uno che ti fa sentire importante, anche se ancora non sei nessuno. Al Pescara ha già avuto modo di coccolare il talento, con il 2009 Arena, ma ha sempre dimostrato di saper andare oltre le difficoltà. E la gara promozione contro la Ternana è un esempio perfetto, con gli abruzzesi che sono riusciti a vincere con un uomo in meno e un Plizzari trasformato in un supereroe. Tutti hanno fatto di tutto per la loro guida. E questo sarà necessario qualora l’accordo dovesse andare in porto: dovranno proteggerlo e seguire la sua strada, altrimenti il castello crollerà.

Un calcio che sa educare

Per la Nazionale Under 21, scegliere Baldini significherebbe andare in una direzione chiara. È una scelta che guarda lontano, che vuole dare un senso a ogni convocazione, a ogni allenamento, a ogni maglia indossata. Perché alla fine, come dice spesso lui stesso, “il calcio è solo un mezzo per diventare uomini migliori“. Ed è forse questo il trofeo più grande che un allenatore possa vincere. “Voglio essere libero, voglio sognare”. E potrebbe farlo immerso nell’azzurro.

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