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Nazionali Giovanili

Alejo Sarco, la stella dell’Argentina U20: tre gol, esultanza alla Curry e l’Italia avvisata

Classe 2006, talento del Bayer Leverkusen e protagonista al Mondiale U20 con tre gol in due partite: Sarco incanta con tecnica, velocità e personalità

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Alejo Sarco, Argentina, Mondiali U20

“Sei nato in Argentina e sai già palleggiare”, dicono da quelle parti. Da Diego a Messi, passando per Tevez, Higuaín, Lautaro e Julián Álvarez: sembra davvero che ogni generazione abbia il suo predestinato. Ora, sotto i riflettori del Mondiale U20, è il turno di Alejo Sarco, attaccante classe 2006, che con tre gol nelle prime due partite ha acceso i sogni della Albiceleste. E sì, anche i paragoni. Arrivato al torneo come talento da tenere d’occhio, il ragazzo cresciuto nel Vélez Sarsfield e ora di proprietà del Bayer Leverkusen si è imposto come protagonista assoluto. Dopo ogni gol, mima un sonnellino come Steph Curry, e come il fuoriclasse NBA… fa davvero addormentare le difese. Ma non si fa mancare l’esultanza da soldato: un mix di personalità e fame, che lo rende già un personaggio.

Tre gol in due partite, come Leandro Fernández nel 2003

Nel Mondiale U20 in corso, Sarco ha trovato la rete tre volte nelle prime due giornate, riportando la mente dei tifosi argentini a Leandro Fernández nel 2003, ultimo a riuscirci con la stessa maglia. Una statistica pesante, se si considera la concorrenza e la storia della Selección in questa categoria. Il suo impatto è stato immediato, decisivo, e lo ha già proiettato nel radar del grande pubblico. A gennaio, il Bayer Leverkusen è stato il più lesto a muoversi, soffiandolo alla concorrenza europea con un colpo da maestro. Visione, tempismo e coraggio: ora i tedeschi hanno tra le mani un altro gioiello da plasmare, in un contesto che ha già dimostrato di saper far esplodere i giovani.

Tecnica, dribbling e visione: Sarco è un “9” moderno

Non sarebbe servito neanche guardare i suoi video, in argentina le punte difficilmente nascono senza qualità: Sarco è un attaccante estremamente dotato tecnicamente. Il suo controllo palla in spazi stretti è da futsal, il dribbling rapido e secco, e il sinistro è chirurgico, sia per concludere che per servire compagni con filtranti precisi. Tatticamente è una punta moderna: agile, veloce, grintoso nei duelli, perfetto per il pressing alto e per attaccare in transizione. Non a caso in patria qualcuno lo ha già definito “un piccolo Julián Álvarez“. Una definizione che pesa, ma che racconta bene il tipo di attaccante che sta diventando: completo, generoso, verticale. E, soprattutto, sempre presente nei momenti che contano.

Contro l’Italia per un’altra prova da leader

Ora gli occhi sono puntati sull’ultima giornata del girone, quando l’Argentina affronterà l’Italia. Una sfida che potrebbe decidere molto del cammino degli azzurri e un banco di prova importante per Sarco, che si troverà davanti una delle difese meglio organizzate del torneo. I difensori di Nunziata sono avvisati: non basterà essere concentrati, servirà anche restare svegli. Alejo non è solo una promessa. È un’altra prova che in Argentina non crescono solo talenti: crescono attaccanti come se fosse un destino scritto. Uno ogni generazione? No. Uno ogni stagione.

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