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Il calcio dei grandi

Yildiz-Nico Paz, il ritorno del 10: l’antidoto per il calcio italiano

Juventus e Como hanno convinto nella prima giornata grazie alle giocate dei due numeri 10, Yildiz e Nico Paz. E c’è chi ne avrebbe bisogno

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yildiz paz

Il calcio è l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo, ha detto Pasolini. E nel numero 10 c’è qualcosa di sacro e irripetibile. Non è un numero, è un linguaggio. È il punto esatto dove il calcio smette di essere disciplina e diventa arte. È un tratto di pennello su una tela verde, un verso in una partita scritta a colpi di fatica. È un gesto che rompe l’equilibrio, un tocco che cambia la storia. In un’epoca in cui il calcio è sempre più fisico, giocatori come Yildiz o Nico Paz restano i pochi atti di bellezza pura. 

Yildiz e Nico Paz: l’arte del numero 10

Chi indossa il 1o non si limita a giocare: interpreta, crea, sogna. Lo abbiamo visto, chiaramente, nella prima giornata di campionato. Due ragazzi, due giocate, due lampi in un cielo d’agosto. Kenan Yildiz contro il Parma. Nico Paz contro la Lazio. Il turco si muove come chi sente la musica prima degli altri. Con un controllo e un cambio di direzione da pittore rinascimentale, disegna una linea invisibile che taglia la difesa. Da lì, nasce la luce. Poco importa che sia un assist, una progressione o un’idea: è quel momento che spacca la partita, che accende il pubblico, che dà senso al calcio. E poi Nico Paz con una punizione da brividi ha dato vita a un arcobaleno anche senza pioggia, dopo un assist magico per Douvikas. Tocchi brevi, testa alta, coraggio. Affonda nel cuore delle difesa come chi sa esattamente dove sta andando. 

Dov’è finito il numero 10? Eppure fa la differenza

Un 10 non gioca solo, danza”. Un detto popolare argentino che spiega bene il loro modo sentimentale di vivere il calcio. Il 10 non vive di numeri. Vive di intuizioni. Non è sempre dentro la partita, ma quando la prende in mano, la trasforma. Non ha bisogno di correre più degli altri, gli basta vedere meglio. È il giocatore che si muove quando tutti sono fermi e si ferma quando tutti corrono. È fuori dal tempo. Fuori dagli schemi. Per questo oggi, in un calcio che premia l’atletismo e l’obbedienza tattica, il 10 è quasi un atto di resistenza. Ma è proprio quell’anomalia che ti fa vincere. Una sola giocata, un solo lampo, e il buio diventa luce. Ciò che è mancato a diverse squadre negli anni.

L’esempio dell’Inter di Inzaghi

All’Inter, negli ultimi anni, è mancato proprio questo. Un giocatore in grado di accendersi quando la partita si spegne. Non un uomo qualunque, ma qualcuno capace di saltare l’uomo. Uno che cambia il copione, che prende la scena e la ribalta. Spesso i nerazzurri si sono trovati imballati e hanno corso contro un muro, senza avere nessuno capace di arginarlo. E le trattative per Lookman sono nate anche per questo. Il 10 resta al giorno d’oggi una rarità, ma è il giocatore che ci avvicina al calcio, che ci fa godere. Da Ronaldinho, Messi e Totti al calcio moderno: cambia la tattica, ma resta il vero senso del gioco. Il divertimento e l’esultanza per un eurogol. E allora viva Yildiz e Nico Paz. Un antidoto contro la noia che spesso affligge il calcio italiano.

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