Il calcio dei grandi
Valzer delle panchine, situazione senza precedenti: quanti top club coinvolti
Anche le panchine dei top club cominciano a scricchiolare: tutte le situazioni in bilico e le ipotesi per il prossimo anno.

Panchine Serie A, scatta il valzer: quanti top club coinvolti
Come in ogni finale di stagione, è tempo di bilanci: tra flop inattesi e paradossi, le panchine dei top club scottano e cercano un proprietario. Mai come quest’anno infatti, una serie di movimenti potrebbe scuotere gli equilibri nella guida tecnica di molte di quelle squadre che alla fine del campionato si siedono sui tavoli più prestigiosi, quelli dell’Europa che conta.
Dal Napoli già al passo d’addio con Conte, alla Juventus che sembra poter concretizzare il “ritorno del figliol prodigo. Quasi una psicosi di massa, che coinvolge anche la Lazio (in attesa di conoscere il futuro di Baroni), la Roma del post Ranieri, il Milan, l’Atalanta (con Gasperini ancora in dubbio), l’Inter e il Bologna.
Panchine Serie A, anche Inzaghi è in dubbio?
Può sembrare in totale controtendenza rispetto al verdetto del campo, eppure anche la guida tecnica dell’Inter potrebbe diventare un tema caldo in estate. Tutto è legato alle offerte provenienti dall’Arabia per Simone Inzaghi: lo stesso tecnico ha confermato le voci, rimandando il discorso al post finale di Champions League. Parole che non chiudono definitivamente le porte ad un’opzione che resta tale e che apre potenziali scenari.
I nerazzurri, nel caso di addio del piacentino, potrebbero virare su Cesc Fabregas: in passato accostato fortemente alla Roma, ha chiuso una stagione che rasenta la perfezione con il Como. C’è però un precedente molto recente: lo spagnolo ha già rifiutato l’offerta del Bayer Leverkusen per raccogliere la pesante eredità di Xabi Alonso. E’ probabile quindi che la sua idea di restare un altro anno in laguna non sia negoziabile.
Juventus, si avvicina un clamoroso ritorno
Un colpo di teatro che comincia a stagliarsi all’orizzonte. Nonostante lo scudetto appena confezionato, con una firma a caratteri cubitali, Antonio Conte è pronto a lasciare il Napoli e a tornare alla Juventus dalla porta principale. La stessa porta da cui era uscito ufficialmente il 14 luglio 2014, al termine di quella che sarebbe diventata la prima porzione di un dominio lungo 9 stagioni. 13 anni di carriera da giocatore e 3 annate da guida tecnica e motore di un cambiamento, ovviamente coronate da altrettanti scudetti. Il viaggio che si era interrotto quasi 11 anni fa è dunque pronto a ricominciare, dopo qualche parentesi in giro per l’Europa e due parentesi italiane dove ha portato trofei e la sua indole energica, da trascinatore e capo popolo.

Igor Tudor
I bianconeri sarebbero quindi pronti ad archiviare un’altra stagione all’insegna delle sliding door e del rendimento altalenante. Da Thiago Motta a Tudor: la Juventus ha chiuso la terza stagione nelle ultime cinque senza trofei. Si tratterebbe inoltre del sesto ribaltone in panchina dal 2019 ad oggi: il certificato di uno smarrimento totale (sia nel progetto tecnico che nelle alte sfere dirigenziali), ma anche un disperato tentativo di ritrovare quell’identità e quello spirito di appartenenza che con il leccese potrebbe tornare.
Napoli: dall’euforia al pragmatismo, all’insegna dei corsi e ricorsi storici
De Laurentiis sulle orme di Agnelli? Al di là del paragone che poco ha a che fare con il campo, c’è un particolare elemento che ci fa riavvolgere nuovamente il nastro al 14 luglio 2014. La Juventus, orfana di Conte, si affida ad Allegri per poter ripartire da dove aveva lasciato, ovvero continuare un processo di crescita e mettere ulteriori tasselli nel percorso di transizione da dominatrice in Italia a realtà ad ampio respiro internazionale. Allo stesso modo, il Napoli che si prepara a dire addio al condottiero del quarto scudetto (l’Antonio Conte di cui sopra), si sarebbe fortemente orientata verso il tecnico livornese. Un “dejà vu” con colori diversi e in un contesto diverso, ma nella sostanza non siamo lontani da ciò che successe circa 11 anni fa.
Anche Pioli resta però tra i papabili successori del salentino: il parmense è reduce da una primavera araba molto meno esaltante rispetto alle aspettative. Eppure, l’ex Milan potrebbe innescare un periodo felice: ha già dimostrato in rossonero di saper ottenere risorse inaspettate anche da gruppi che non partono con i favori dei pronostici. In più, è proprio dallo status di “underdog” che il classe 1960 ha costruito la sua parentesi di carriera più esaltante; e partire dalle fondamenta di una squadra vincente costituisce una sfida ulteriore da abbracciare.
Milan, panchina vacante e tanta confusione
Il disorientamento in casa Milan è la naturale conseguenza di una stagione pessima, disastrosa sia nella sostanza (rossoneri fuori dalle coppe europee) che nella forma. Prima la scelta forte di Fonseca, anche divisiva per una piazza esigente; poi, un tentativo forse anche tardivo di rimediare, con Conceicao che ha alternato alcuni spiragli di luce a lunghi mesi di eclissi totale. Ora, manca una direzione precisa e temperatura si alza: lo scorso sabato erano oltre 5000 i tifosi radunati all’esterno di Casa Milan, per manifestare la totale dissonanza tra i proclami della dirigenza e i risultati sul campo (alcuni addirittura inneggiavano cori a favore di Paolo Maldini). Una crisi identitaria totale, che scuote le fondamenta del club e a cascata si propaga in ogni settore.

Italiano
In questo contesto, si inserisce una delle variabili principali per la costruzione di un nuovo Milan: quella della guida tecnica a cui affidare un gruppo sicuramente in fase di transizione. E al di là dei tempi di attesa, stupisce l’apparente mancanza di profili: Italiano è al momento più un sogno che un’ipotesi concreta, vista la clamorosa stagione disputata con il Bologna e la volontà dei felsinei di trattenerlo. Anche Thiago Motta è un nome che potrebbe prendere quota, ma dopo il fallimento con la Juventus ha forse perso status e appeal nei pensieri di un tifo che vuole tornare a respirare atmosfere da vertici in campionato ed Europa.
Infine, la suggestione Allegri sarebbe in bilico su un filo sottilissimo, a metà tra “minestra riscaldata” e ritorno di fiamma capace di raddrizzare il timone di una nave che al momento si sta lasciando trascinare dalla corrente, senza un vero punto di arrivo all’orizzonte.
Lazio e Roma, umori agli antipodi
Un sorpasso agli ultimi tornanti della stagione, che concretizza una rimonta partita da molto lontano e arricchisce la rivalità di un’altra pagina di storia. Lazio e Roma terminano il 24/25 con sensazioni e umori totalmente agli antipodi. La squadra di Baroni si è fatta risucchiare fuori dall’orbita delle competizioni europee, cadendo in casa all’ultima di campionato e subendo il sorpasso al sesto posto dalla Fiorentina. Con Ranieri invece, i giallorossi hanno mantenuto un passo da scudetto: nelle 26 partite disputate dal ritorno in panchina di “Sir Claudio”, la Roma ha raccolto 56 punti, gli stessi di Napoli e Inter in bagarre fino all’ultimo per cucirsi il tricolore sul petto.

Ranieri Roma
L’arrivo ad un solo punto dal quarto posto però dona comunque un retrogusto dolce-amaro ad un’impresa solo sfiorata, riportando il tema del nuovo allenatore al centro del dibattito tra i cancelli di Trigoria. Molte le opzioni per un passaggio di consegne pesante, ma poche al momento le certezze: il sogno Klopp sembra essere totalmente tramontato, così come l’opportunità di strappare Fabregas al Como. La questione Gasperini è legata a doppio filo con la sua uscita dall’Atalanta, mentre Farioli potrebbe essere un nome spendibile: l’ex Ajax si è liberato dai lancieri dopo un anno quasi perfetto, macchiato dalla delusione dello scudetto sfumato nelle ultime quattro giornate.
In casa Lazio invece, anche Baroni sembrerebbe orientato verso l’addio: pesa l’obiettivo Europa sfumato, nell’economia di una stagione caratterizzata da una prima parte entusiasmante e da un epilogo profondamente negativo. L’incontro con Lotito segnerà quindi una sliding door importante per l’ex allenatore del Verona.
Anche l’Atalanta si iscrive al ballo delle panchine?
Dopo 9 stagioni segnate da un cambio totale nello status e nelle ambizioni, il rapporto tra la Dea e Gasperini sembra essersi incrinato. La proprietà americana dell’Atalanta dovrebbe infatti avere un colloquio nelle prossime ore con il tecnico, per capire se ci sono i margini per continuare insieme. Alla finestra, si affaccia l’opzione (al momento ancora remota) di un approdo alla Roma per il classe 1958. E le parole spese nella conferenza stampa post Parma, risuonano come una presa di coscienza non molto entusiasta.

Gian Piero Gasperini
“Dopo anni credo che sarà molto difficile ripetersi, la Champions penso sia qualcosa di davvero complicato, dovremmo confrontarci proprio su questo. Io credo in questo momento di non essere più capace di rimanere su questo livello: ora bisogna rifondare con umiltà, io ritengo che raggiungere la Champions sia qualcosa di alto. Per una volta in nove anni dovrò abbassare l’asticella, non so se sarà accettato o meno. Forse nell’ultimo anno si è creata qualche crepa, qualche visione diversa, ma tutto è superabile”.
Italiano-Bologna tra le panchine più vicine alla conferma
Nonostante il pressing del Milan, Italiano è orientato verso la permanenza al Bologna. A margine di una stagione straordinaria, marchiata a fuoco dalla conquista di un trofeo come la Coppa Italia, l’ex Fiorentina ha forse la posizione più solida tra le prime nove della classe. Sono previsti nuovi incontri con la proprietà, ma all’ordine del giorno non ci sarà l’addio, bensì il rinnovo e le condizioni per continuare insieme. Pronto infatti un prolungamento fino al 2027, che scaccerebbe le nubi relative all’interessamento dei rossoneri sul tecnico.
Luca Ottaviano
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