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U21 “All Stars”: ecco i migliori undici nati dal 2004 in poi nei Top 5 campionati europei

Proviamo a stilare le formazioni dei Top 5 campionati europei con i talenti U21 più interessanti dei rispettivi campionati.

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Top 11

U21 “All Stars”: ecco le Top 11 dei cinque maggiori campionati europei

A circa otto giornate dall’inizio, proviamo a delineare il primo bilancio sui talenti U21 più interessanti, creando delle Top 11 che riflettano i valori raccontati dal campo per quanto riguarda lo sviluppo dei giovani nei cinque maggiori campionati. Formazioni che riserveranno sorprese e forniranno potenziali spunti di riflessione in merito al gap culturale che ancora ci vede in ritardo rispetto agli altri paesi.

Liga: un’arsenale offensivo potenzialmente infinito

I nomi più influenzati suoneranno come ripetizioni, ma è sempre importante ricordare come il talento riesca ad imporsi perfino in due tra le  squadre più forti del pianeta. Tutto questo, per ribadire ancora una volta che la freschezza e le giocate non si definiscono attraverso una data di nascita, ma grazie alle opportunità sul campo. In porta troviamo l’unico anello debole nella catena, Vladyslav Krapyvtsov (2005, Girona). In difesa, ci prendiamo una licenza poetica per inserire Vitor Reis (2006, in prestito dal City al Girona). La coppia centrale invece è destinata a ridefinire il futuro della “Roja”: brillano le stelline di Dean Huijsen (2005, Real Madrid) e Pau Cubarsi (2007, Barcellona); a destra, si sgancia Hector Fort, talentuoso 2006 del Barcellona in prestito all’Elche.

Chiavi del centrocampo in mano a Gavi, eterno veterano che ormai diamo per scontato ma che, secondo la carta d’identità, è un classe 2004. Ci concediamo una seconda rilettura per dare al reparto una trazione totalmente offensiva: zona fantasia con i due ex teenager del Real Madrid, Franco Mastantuono (2007) e Arda Guler (2006). In avanti, il leader tecnico è ovviamente Yamal (2007, è bene ricordarlo), ma occhio agli impulsi di Roony Baardghji (2006). A concludere il tridente c’è il grande deluso di questo inizio di stagione del Real Madrid: Endrick (2006) è l’unico, nelle forti rotazioni dei “blancos” lì d’avanti, ad aver subìto un consistente ridimensionamento nel minutaggio e nello status. Ma stiamo pur sempre parlando di un potenziale “craque”, che non ha ancora compiuto 20 anni.

Valore di mercato? Siamo sui 660 milioni, ma ad impressionare è il fatto che questo undici sia monopolizzato per nove undicesimi dalle due dominatrici incontrastate della Liga. In sostanza, Real Madrid e Barcellona ci insegnano una volta ancora come il coraggio e la visione siano variabili fondamentali, anche ai piani altissimi del calcio mondiale.

Premier League: un “melting pot” che crea ricambio generazionale

È il polo d’interesse maggiore nel calcio mondiale, e di riflesso lo è anche per i giovani: la Premier League accentra il talento da qualsiasi latitudine, creando un cocktail letale di caratteristiche diverse, che aiutano il movimento a crescere. Nell’ideale 4-2-3-1 del campionato inglese c’è spazio per tutti: dalla “saudade” brasiliana al rigore metodico olandese, fino alla nuova sferzata di talento proveniente dalle zone più rigide del mondo calcistico. In porta c’è Max Weiss (2004 del Burnley), coperto da una cerniera difensiva che può contare sulle folate di Lewis-Skelly a sinistra (2006 dell’Arsenal) e di Jorrel Hato (2005, Chelsea) a destra. In mezzo, lo sfortunato Leoni (2006, Liverpool) affianca Leni Yoro (2005, Manchester United).

Mediana a due formata da Kobbe Mainoo (2005, United) e Lucas Bergvall (2006, Tottenham), a supporto di una trequarti tutta estro e fantasia. Estevao a destra (2007, Chelsea), Tyler Dibling (2006, Everton) a sinistra, Ethan Nwaneri (2007, Arsenal) a galleggiare dietro l’unica punta Mathys Tel (2005, Tottenham). Tanti gli esclusi di lusso, che potrebbero comporre un secondo undici altrettanto interessante: da Rico Lewis Carlos Baleba, passando per Adam Wharton, Nico O’Reilly Archie Gray. In sostanza, in quanto a baby fenomeni, la Premier si conferma avanguardia insieme alla Liga.

Ligue 1: una crescita esponenziale

La Francia ha cambiato marcia: l’ingresso di figure come Luis Enrique o De Zerbi hanno portato una ventata d’aria fresca nelle idee e nella realizzazione di esse sul campo. In questo approccio, l’uso massiccio dei giovani non è relegato ai margini, bensì ricopre un ruolo centrale. Tra i pali c’è il 2005 del Tolosa, Guillaume Restes. Difesa a tre con Mawissa (2005, Monaco), Mamadou Sarr (2005, Strasburgo) e Jeremy Jacquet (2005, Rennes). Il centrocampo è a forti tinte parigine: a destra, il nuovo talento fiammante lanciato da Luis Enrique, Ibrahim Mbaye (2008, Psg). Al centro, ispirano e guidano la transizione Ayyoub Bouaddi (2007, Lille) e Joao Neves (2004, Psg), mentre a sinistra c’è il jolly Warren Zaire-Emery (2006, Psg). D’avanti, Désiré Doué (2005, Psg) e Malick Fofana (2005, Lione) ispirano il “falso nueve” Senny Mayulu (2006, Psg).

Dalla panchina, scalpitano Arthur Vermeeren (2005, Marsiglia), Kendry Paez (2007, Strasburgo), George Ilenikhena (2006, Monaco), Julio Enciso (2004, Strasburgo) e Valentìn Barco (2004, Strasburgo).

Bundesliga: una Top 11… futuribile

Per molti club tedeschi, l’estate ha tracciato una nuova strada da percorrere, con un ricambio necessario dopo i tanti scossoni di mercato. Questo però ha portato molti nuovi talenti in Germania, con un impatto immediatamente devastante. Nell’undici ideale dal 2004 in poi, trova posto tra i pali Mio Backhaus (2004, Werder Brema), coperto da una cerniera a tre composta da Luka Vuskovic (2007, Amburgo), El Chadaille Bitshiabu (2005, Lipsia) e Finn Jeltsch (20o6, Stoccarda). Centrocampo con dinamismo, propensione offensiva e strapotere fisico: guida il reparto Jobe Bellingham (2005, Dortmund), al suo fianco c’è Tom Bischof (2005, Bayern Monaco). Sulle fasce, il talento e la freschezza di Jean-Mattéo Bahoya (2005, Eintracht) ed Eliesse Ben-Seghir (2005, Leverkusen).

Antonio Nusa (2005, Lipsia) e Can Uzun (2005, Eintracht) si connettono con l’unica punta Conrad Harder (2005, Lipsia). Anche in questo caso, gli assenti sono tanti: a cominciare da Aleksandar Pavlovic, ormai considerabile un veterano ma pur sempre un classe 2004. Con lui anche Claudio Echeverri, talentuoso fantasista classe 2006 di proprietà del City e in prestito al Leverkusen, o ancora Jeanuel Belocian, centrale classe 2005 delle “Aspirine”.

Serie A: un gap in primis culturale

Il talento c’è anche da noi, ed è una certezza da cui partire. La differenza però, la fanno l’impiego e la ricerca di quel talento, relegato spesso ai margini. La nostra Top 11 parte con Tommaso Martinelli (2006, Fiorentina). Difesa presidiata da Pietro Comuzzo (2005, Fiorentina) e Jacobo Ramon, classe 2005 del Como che ha già scalato le gerarchie nella retroguardia di Fabregas. Corsie prese in consegna da Honest Ahanor (2008 dei record grazie alla spesa di circa 17,5 milioni dell’Atalanta per strapparlo al Genoa) e Marco Palestra (2005, Cagliari). A centrocampo, spazio alla fantasia di Niccolò Pisilli (2004, sta facendo fatica ad inserirsi nel pensiero tattico di Gasperini alla Roma) e Valentìn Carboni (2005, Genoa).

La batteria dei trequartisti viene (quasi) tutta dalle sponde del lago di Como: il genio e le giocate di Nico Paz (2004), coadiuvato da Hassane Diao (2005) e gli impulsi di un altro fenomeno con la 10, Kenan Yildiz (2005). In avanti, staffetta tra Pio Esposito (2005, Inter) e Francesco Camarda (2008, Lecce), i volti del futuro sotto l’ombra della Madonnina.

Qualche spunto di riflessione post Top 11

La prima variabile da considerare, risiede nella differenza sul valore di mercato, che riflette uno scarso impiego in campo nel nostro campionato rispetto al resto dell’Europa che conta. La rosa appena stilata si assesta sui 276 milioni, circa 400 in meno rispetto alla Liga, circa 15o in meno rispetto alla Premier League, leggermente superiore alla Bundesliga (267 milioni), ma inferiore rispetto alla Ligue 1 (397 milioni).

Numeri accompagnati dalle statistiche sul minutaggio: dell’undici scelto in rappresentanza della Serie A, almeno cinque undicesimi fanno fatica ad imporsi nelle gerarchie delle proprie squadre. Basti pensare a Martinelli (0 minuti totalizzati), Comuzzo (213 minuti in 5 apparizioni quest’anno) e Ahanor (405 giri d’orologio in 6 gare). Ma anche a Pisilli (63 minuti accumulati in 3 spezzoni di partita) e Carboni (408 minuti, con un’incidenza di 1 gol in 9 partite). A questi si aggiunge Diao, fermo ai box per dei problemi fisici fino al match contro la Juventus.

Per questo, la forbice competitiva tra i giovani della Serie A e quelli degli altri campionati europei diventa sempre più ampia. Un aspetto su cui dovremmo cominciare a ragionare con più decisione.

Luca Ottaviano

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