Il calcio dei grandi
Sunderland, la rinascita Black Cats guidata dai giovani: dati e visione per conquistare la Premier
Rinato sotto la guida di Louis-Dreyfus, il Sunderland torna a farsi notare in Premier League: i segreti del progetto

Con le note di Till I Die ancora nell’aria, colonna sonora della celebre docuserie che ha raccontato gli anni più duri della storia recente del Sunderland, il presente risuona come una riscossa potente. I Black Cats, troppo spesso etichettati come portatori di sfortuna, hanno riscritto il loro destino. Altro che maledizioni: il celebre gatto nero, simbolo del club sin dal 1910, è diventato il talismano di una delle storie più affascinanti e moderne del calcio europeo.
La rinascita del Sunderland
Dopo otto lunghi anni tra Championship e League One, il Sunderland è tornato in Premier League. Ma non lo ha fatto per caso o per colpi di fortuna: dietro questa rinascita c’è una visione precisa, meticolosa, quasi scientifica. Al timone della rivoluzione, un uomo che parla poco ma pensa in grande: Kyril Louis-Dreyfus, giovane imprenditore francese che nel 2021 ha rilevato il club e ha gettato le basi di un progetto strutturato e a lungo termine. Dieci anni per trasformare i Black Cats in un club stabile di Premier League. Oggi, al termine del primo grande ciclo, i risultati iniziano a vedersi con forza. La nuova stagione è cominciata con entusiasmo e concretezza: dopo sei giornate, il Sunderland ha raccolto undici punti, si trova in zona Europa e gioca un calcio moderno, aggressivo e identitario. Una squadra giovane, ambiziosa, costruita con logica e pensata per durare.
Algoritmi, scouting e metodo Le Bris: il nuovo volto del Sunderland
Dimenticate il calcio fatto di intuizioni casuali. A Sunderland si lavora con metodo. L’architetto del campo è Régis Le Bris, allenatore francese con un passato da formatore ed esperto di scienza dello sport. L’ex tecnico del Lorient è stato scelto per la sua capacità di unire metodologia, dati e valorizzazione del talento. I suoi allenamenti sono costruiti su analisi biomeccaniche, carichi controllati, sessioni ad alta intensità e lavoro cognitivo. Un allenatore-laboratorio, perfetto per un progetto che mette al centro la crescita. Accanto a lui ci sono due figure fondamentali. Kristjaan Speakman, il direttore sportivo, è stato uno degli artefici della rifondazione dell’Academy e della nuova filosofia tecnica. Florent Ghisolfi, ex Nizza e Roma, è il director of football chiamato a portare visione sul mercato. Il loro lavoro ha trasformato le cessioni in opportunità. La partenza di Jobe Bellingham, volato al Borussia Dortmund, e di Tom Watson, finito al Brighton, ha fruttato circa 50 milioni di euro. Somma reinvestita con logica e ambizione.
Sono arrivati Brian Brobbey dall’Ajax per 20 milioni, un centravanti fisico e potente. Simon Adingra dal Brighton per 24,4 milioni, un esterno moderno e verticale. Habib Diarra dallo Strasburgo per 31,5 milioni, centrocampista dinamico e completo. Ed Enzo Le Fée dalla Roma per 24 milioni, cervello fino da regista offensivo. Tutti profili scelti non solo per il valore tecnico, ma per l’adattabilità al progetto. A fare da chioccia a questo gruppo è arrivato anche Granit Xhaka, ex Arsenal e reduce dalla Bundesliga vinta con il Bayer Leverkusen: il leader perfetto per guidare una squadra che ha fame, qualità e zero paura.

Sunderland, Le Bris
La squadra più giovane della Premier… e forse la più spavalda
Con un’età media di 24,1 anni tra gli undici titolari, il Sunderland è – insieme al Chelsea di Maresca – la squadra più giovane della Premier League. Ma a differenza di molti altri club, qui la gioventù non è un rischio. È una scelta. Un pilastro strategico. Il club ha deciso di puntare tutto su profili emergenti, valorizzandoli attraverso lavoro, dati e un ambiente che favorisce la crescita.
Tra i talenti più promettenti spicca Simon Adingra, già protagonista con gol e assist. Esterno d’attacco che abbina velocità e tecnica, è uno dei volti simbolo della nuova generazione. Ayman Sadiki, centrale belga classe 2004, ha stupito per maturità tattica e capacità di impostare l’azione dal basso. Chris Rigg, nato nel 2007 e cresciuto a due passi dallo Stadium of Light, è una mezzala moderna con visione e personalità da veterano, già nel giro della nazionale giovanile. Mohamed Talbi, tunisino del 2005, è il cervello silenzioso che orchestra la manovra senza mai dare nell’occhio, ma sempre con efficacia. Questa gioventù non è un ostacolo, ma il motore. E il Sunderland lo sa bene: i giovani non si bruciano, si formano. E poi, se necessario, si monetizzano. Il club sta già creando un ciclo virtuoso.
Approximately 71% of the Earth's surface is covered by water.
You know the rest… pic.twitter.com/kZmk3Qq5IS
— Sunderland AFC (@SunderlandAFC) September 27, 2025
Un club che pensa anche al domani del pianeta
Il Sunderland non guarda solo al futuro sportivo. Lo fa anche da un punto di vista sociale e ambientale. Lo scorso anno, il club ha deciso di modificare il proprio logo per sostenere la lotta contro il cambiamento climatico. Ha ripreso un vecchio stemma usato tra il 1977 e il 1997, raffigurante una nave in mare, e lo ha reinterpretato: le onde ora sono più alte, come se l’acqua avesse sommerso la scritta “Sunderland”. Un gesto dal forte impatto simbolico, ma con radici scientifiche. Secondo studi recenti, entro il 2050 il molo e il porto turistico della città potrebbero sparire, travolti dall’innalzamento del livello del mare. Due luoghi simbolo di Sunderland, due pilastri identitari, potrebbero scomparire. Il club ha deciso di sensibilizzare il pubblico sul tema, coinvolgendo tifosi, scuole e altre 17 squadre che – come Sunderland – si trovano in città costiere. Il calcio come piattaforma per difendere il futuro.
“Black Cats” sì, ma portano fortuna
Nella cultura popolare, il gatto nero è un simbolo di sfortuna. Ma a Sunderland è il contrario. La leggenda racconta che nel 1913, anno della prima finale di FA Cup disputata dal club, un gatto nero si aggirasse regolarmente attorno allo stadio. Fu adottato dalla squadra, diventando un portafortuna. Da lì nacque il soprannome di “Black Cats”. Oggi, quel gatto è tornato a graffiare. Con gli artigli dei giovani, la mente di chi pianifica e il cuore di un’intera città. Il Sunderland non porta sfortuna. Porta idee. Porta visione. E ora è tornato nel posto che gli spetta. E questa volta, ci vuole restare. Till I die.
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