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Atalanta, l’arte di vendere: Ruggeri all’Atletico e la lezione Percassi

L’Atalanta continua a seguire la propria filosofia di pensiero sul mercato: un progetto da Dea e Ruggeri è solo l’ultimo esempio

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Ruggeri, Atalanta, Atletico Madrid

“Ogni cosa ha un prezzo, basta saperlo riconoscere”, da Oscar Wilde alla filosofia dell’Atalanta, il pensiero è simile. I nerazzurri negli ultimi anni hanno trasformato l’arte di vendere in un modello sostenibile e vincente. L’ultima esempio è Ruggeri: il terzino sinistro, classe 2002 e prodotto del vivaio nerazzurro, è finito nel mirino dell’Atletico Madrid, disposto a mettere sul piatto una cifra vicina ai 20 milioni di euro, come riportato da Sky Sport. Un affare che, se concretizzato, confermerebbe una volta il metodo Percassi. Non è (solo) una questione di soldi: è la capacità di vendere al momento giusto, prima che il valore si assesti o, peggio, cali.

L’arte di vendere: una virtù manageriale

Il filosofo francese Voltaire scriveva che “il segreto per annoverare fortune non è guadagnare molto, ma saper spendere bene ciò che si ha. In casa Atalanta, questo principio è diventato un dogma. Negli anni il club ha sempre ceduto e non ha mai trattenuto nessuno contro voglia. E ha quasi sempre fatto bene. Koopmeiners, ad esempio, è stato acquistato nel 2021 per circa 14 milioni e dopo appena tre anni è stato ceduto alla Juve per poco meno di 60. E fuori dal contesto Gasp ha fatto fatica, così come tanti giocatori presi dalla Dea.

Di cessioni top i bergamaschi ne hanno fatte tante, come Romero al Tottenham per quasi 50 milioni Højlund al Manchester United per oltre 70 milioni. Ogni trasferimento, per quanto doloroso è potuto sembrare, è stato funzionale a un progetto più ampio. Una risposta anche ai molti presidenti o dirigenti che per orgoglio personale rinunciano a grandi cessioni. Cairo voleva 100 milioni per Belotti e non lo ha ceduto nel suo momento migliore. E poi si è congedato a parametro zero. Il tempismo fa la differenza, sia nell’amore sia nel calciomercato. Anche le trattative hanno i sentimenti.

Percassi, il maestro silenzioso

Alla guida di questo meccanismo quasi chirurgico c’è la famiglia Percassi, regista silenziosa e impeccabile di una trasformazione che ha pochi eguali in Europa. L’Atalanta non è solo diventata una big: lo ha fatto restando fedele ai propri valori, investendo nel settore giovanile, potenziando la rete scouting e costruendo una mentalità internazionale. E la vittoria dell’Europa League nel 2024 è stata la ciliegina sulla torta. Tutto questo senza mai snaturarsi. La logica è chiara: cedere quando il valore è massimo e reinvestire su profili emergenti. Nessuna cessione ha mai mandato in crisi la struttura, almeno nei nove anni di Gasperini. Al contrario, ogni partenza ha aperto spazi e opportunità: è così che sono esplosi giocatori come Scalvini, Lookman, Ederson, De Ketelaere.

Il modello Atalanta è una lezione per la Serie A

In un calcio in cui molti club sono pieni di debiti l’Atalanta è una lezione di gestione da Master universitario. Non servono ultra miliardario con patrimoni illimitati, ma una strategia lucida, una cultura del lavoro e una conoscenza profonda del mercato. Oltre a un’estrema umiltà. L’arroganza non ha mai portato a nulla nelle trattative. I nerazzurri hanno dimostrato che vendere bene non è un fallimento, ma un’arte. E come tutte le arti, richiede talento, studio e visione. “Vendere è il trasferimento dell’entusiasmo”, diceva Zig Ziglar, maestro del marketing. Pochi in Serie A riescono a vendere con l’entusiasmo dell’Atalanta. E allora forse dovrebbero prendere aappunti.

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