Il calcio dei grandi
Terremoto Roma, Ghisolfi out: il Ds tornerà a parlare italiano?

Roma, dietrofront Ghisolfi: è addio dopo un solo anno
Il percorso della Roma verso la prossima stagione continua a riempirsi di sliding door: dopo l’arrivo di Gasperini a dividere la piazza tra sostenitori e detrattori, Ghisolfi è al passo d’addio. Una sola stagione, ma con tante mosse condensate in due mercati per certi rivedibili. Nel mezzo, tre cambi di allenatori e l’arrivo di Ranieri per correggere il tiro dopo un’estate pirotecnica.

Florent Ghisolfi
Ghisolfi: neanche il tempo di padroneggiare l’italiano…
Tra le pagine più interessanti della sua breve storia giallorossa, per l’ormai ex Ds giallorosso sono le interviste. Ci ha provato e riprovato, ma l’inflessione dialettica tipica del francese non lo ha mai abbandonato; anzi, all’inizio è stata proprio la barriera linguistica a creare lontananza con la gente di Roma. Emblematico il commento post Roma-Bologna, in cui Ghisolfi si è lasciato sfuggire una frase su De Rossi bypassata dal traduttore: “Esonerare De Rossi uno sbaglio? La storia dice questo”, il contenuto della frase incriminata. E forse è Proprio sul lato comunicativo che l’ex Rennes non è mai riuscito a fare breccia nell’ambiente di Trigoria: sempre molto professionale, mai sopra le righe, ma anche poco diretto nei confronti di una tifoseria che a Novembre chiedeva risposte e garanzie, con una classifica horror che li vedeva al 16esimo posto.
Ed è qui che si arriva al primo strappo: il ritorno di Ranieri è strategicamente la miglior cosa che potesse capitare alla Roma sul lato sportivo, perché ricostruisce anche un ponte con una tifoseria disillusa e in forte contestazione. Ma per Ghisolfi, la presenza di una personalità così accentratrice toglie status e rilevanza nelle scelte future. Tanto che la prima operazione congiunta nel mercato invernale è la rinuncia quasi immediata a Enzo Le Fée, centrocampista che il transalpino aveva portato dalla sua esperienza al Rennes e per il quale aveva sborsato 23 milioni. Cessione simbolica, perché si trattava di togliere il primo marchio impresso da Ghisolfi nell’ambiente Roma. Una delegittimazione graduale? Gli indizi sono lì sul tavolo, con il mercato a raccogliere la maggior parte dei riflettori.

Ranieri Roma
Un mercato totalmente da buttare?
Arriviamo alla vera pietra dello scandalo: le mosse di mercato, in controtendenza con il passato recente per le cifre spese, alternano ottime intuizioni ad una sensazione quasi di bulimia, di dover fare una scorpacciata di nomi per mostrare la propria presenza e la propria puntualità. Oltre al già citato Le Fée, i circa 35 milioni per Dovbyk e i 30 per Soulé hanno acquistato valore con il tempo, grazie alla gestione da top class di Ranieri. Koné a 18 milioni, il riscatto di Angelino a 5 e lo scambio di prestiti Abraham-Saelemaekers hanno portato profondità, scelte offensive e dinamismo.
Male nei tempi invece la gestione dei centrali difensivi: Danso è un’operazione che sfuma per dei problemi nelle visite mediche, ma il doppio parametro zero Hermoso-Hummels è sicuramente tardivo e male assortito. Poco sensati infine, gli acquisti di Saud Abdulhamid e Samuel Dahl. Senza voto invece Ryan, che non mette mai piede in campo in Serie A e dice addio dopo sei mesi.
11 operazioni in cui fanno più rumore i flop che le scelte oculate: in 4 vanno via già a gennaio, quasi a sconfessare dei movimenti non proprio esaltanti. Entrano invece Gourna-Douath, Rensch, Salah-Eddine, Gollini e Nelsson: complessivamente però, non superiamo i 1231 minuti di impiego, a certificare una tendenza di Ranieri ad affidarsi ad un nucleo di giocatori nei quali c’è poco spazio per i volti nuovi. Una serie di eventi che hanno portato ad un epilogo repentino nei tempi in cui è arrivato, ma logico nell’ordine delle idee di un progetto nuovo, che tagli i ponti con il passato e setti uno standard diverso, per ambizioni e spessore del club.

Lucas Gourna-Douath (screen)
Fuori Ghisolfi, dentro…Massara?
Dopo la conclusione dei rapporti, siglata dalla rescissione consensuale, si aprono gli scenari per il nuovo Ds. Il nome pronunciato con più sicurezza è quello di Frederic Massara. Si tratterebbe di un dolce ritorno, visto che il classe 1968 figurava già nel quadro dirigenziale giallorosso ai tempi di Pallotta, prima come vice Sabatini, poi come direttore sportivo. Tra le sue parentesi più recenti, quella al Milan, dove a stretto contatto con Maldini ha plasmato un gruppo che in tre anni di programmazione è arrivato ad essere incoronato come Campione d’Italia 2022. Un autentico capolavoro di visione del talento, di intuizioni che mostrano un’intelligenza fuori scala nel gestire i rapporti, ma soprattutto di trasparenza comunicativa.
L’italiano, dopo l’ostracismo ai suoi danni, si era reinventato a Rennes: unico tratto in comune con Ghisolfi, del quale aveva raccolto l’eredità il 1 luglio scorso nel club bretone. Nome d’esperienza e spessore, con Ranieri e Gasperini andrebbe a comporre un triumvirato molto ben assortito: carisma, impronta calcistica, capacità nell’orientare le scelte dei calciatori. Ingredienti che sarebbero preziosissimi per il nuovo corso della Roma.
Luca Ottaviano
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