Il calcio dei grandi
Maresca e la mentalità italiana: cacciato al Parma, ora sul tetto del mondo
Il successo di Maresca con il Chelsea è uno schiaffo alla poca pazienza italiana. Dall’esonero dopo tre mesi al Parma alla conquista del Mondiale per Club

Si dice che la pazienza è la virtù dei forti, un modo di dire tutto italiano ma che poi non si riflette nel Paese. E anche il calcio non fa eccezione, tra giocatori che non hanno fiducia e vanno a esplodere altrove e allenatori che vengono mandati via dopo pochi mesi. E Maresca ha avuto lo stesso trattamento. Ora con il Chelsea è diventato campione del mondo e forse più di una persona si starà mangiando le mani a Parma. La mentalità del club ora sembra cambiata, con la panchina affidata al giovanissimo Cuesta. Ma la gestione passata dell’attuale tecnico dei Blues è un sinonimo perfetto della poca pazienza del calcio azzurro.
Maresca e la rivincita italiana: cosa è successo al Parma?
“La pazienza è amara, ma il suo frutto è dolce” – a Parma nel 2021 non hanno deciso di seguire la filosofia di Rousseau. Si sono fatti prendere dalla necessità del successo. I ducali venivano dalla retrocessione in Serie A e avevano affidato la panchina a Maresca, dopo la sua esperienza come allenatore della Elite Development Squad al Manchester City. Il suo lavoro con gli emiliani è durato solo tre mesi, visto il preoccupante quattordicesimo posto in classifica. Non ha avuto il tempo di plasmare le sue idee e prendersi il gruppo. Il risultato è prevalso sul progetto. E a parlare dell’esperienza in Serie B ci ha pensato direttamente Maresca al Corriere della Sera: “È stata breve ma fondamentale, dagli errori si impara e lì ne commisi. Però venni preso per un programma di tre anni e cacciato dopo tre mesi: la squadra ci mise comunque i tre anni previsti per tornare in A, e i giovani su cui lavoravo allora (Bernabé, Bonny, Mihaila) sono considerati giovani ancora adesso. Si vede che con me erano dei bambini“.

Maresca Chelsea
Il pensiero di Maresca, una lezione a Gravina
Il tema giovani è da tempo al centro del dibattito italiano, ma sembra più uno sketch di una puntata di Boris. “Questa cosa è troppo italiana” direbbe Stanis La Rochelle. Ed è proprio così. Ci si lamenta del poco utilizzo dei ragazzi e si fa poco e nulla per inserirli. E ritorniamo sempre al discorso della poca fiducia e pazienza. Basta un errore e il ragazzetto torna subito in Primavera. “Si continua a pensare che i giovani siano sempre troppo giovani e che l’esperienza legata all’età sia ciò che ti fa vincere le partite. È una scelta culturale, che ti costa in perdite di energia. Io la vedo così, il calcio italiano non regge più il ritmo delle altre scuole. Le rappresentative raccolgono il lavoro dei club, come si fa a chiedere di ringiovanire se i giovani non giocano?” – ha spiegato sempre Maresca. Un pensiero lucido e chiaro, una lezione ai dinosauri. Ora Maresca si diverte a vincere titoli con un Chelsea ha saputo ricostruire in un solo anno. Cambierà qualcosa in Italia? Forse prima qualche altro tecnico dovrà alzare altri trofei importanti…
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