Il calcio dei grandi
Farioli, De Zerbi, Maresca: il nuovo “made in Italy” piace solo all’estero?

Da Farioli a Maresca: perché le nuove generazioni di allenatori “made in Italy” piacciono solo all’estero?
Una “fuga di cervelli” molto particolare nelle dinamiche e nell’evoluzione di un fenomeno interessante quanto preoccupante. Da Farioli a De Zerbi, la “nuova scuola” degli allenatori italiani ormai si forma all’estero, mentre nel nostro paese non gode della stessa credibilità che gli garantiscono altri campionati e altri contesti. Atalanta, Milan, Inter, perfino la Juventus: tanti top club con la panchina vacante in estate, ma nessuno con l’ambizione di guardare oltre al proprio naso, tra “usato sicuro” (Tudor e Allegri) e mosse tanto coraggiose quanto opinabili (Juric e Chivu). Eppure, i risultati vanno in direzione ostinata e contraria…

Maresca Chelsea
Il cortocircuito rendimento-appeal
Il peso di un credo da non negoziare, non scendendo mai a patti con nessuno. Le “nuove generazioni” di allenatori italiani, che vedono in Farioli, De Zerbi e Maresca gli interpreti principali, hanno un modo di vivere il calcio sempre più ad ampio respiro internazionale; ed è proprio all’estero che stanno trovando terreno fertile, mentre in Italia nessuno finora ha puntato su di loro. L’Europa è vittima di un’allucinazione collettiva, che tende a sovrastimare il lavoro di questi tecnici? Oppure è un nostro limite nel saper riconoscere il talento e la preparazione di alcuni allenatori? I risultati farebbero propendere più per la seconda via. Analizziamo il percorso delle tre personalità prese come punti di riferimento
Farioli, il giro del mondo in quattro stagioni
Francesco Farioli, classe 1989 e con un brevissimo passato da membro dello staff tecnico del Benevento. Nel 2021 diventa allenatore al Karagumruk, per poi abbracciare l’avventura Alanyaspor. Nel 2023 si consacra al Nizza, dove per ampi tratti della stagione è l’unico avversario credibile al dominante Psg di Luis Enrique; una vistosa flessione nell’ultimo mese però, gli fa mancare il bersaglio della Champions ma gli fa centrare una qualificazione a suo modo miracolosa in Europa.
L’estate scorsa, è l’Ajax a credere nel suo lavoro che si nutre del talento dei giovani: exploit clamoroso nella parte centrale della stagione, poi si spezza l’incantesimo e i “lanceri” perdono uno scudetto per cui ad Aprile avevano già fatto spazio nella bacheca del club. Un secondo posto che ad inizio stagione sembrava utopia, considerando il tracollo nel 23/24 (quinto posto). Eppure, con lucidità e tonnellate di carisma, Farioli comprende le dimensioni di un evento che da quelle parti è considerato una debacle, e senza accentrare su di sé i riflettori esce dalla porta sul retro.
Un colpo che avrebbe mandato al tappeto in molti, diventa sliding door per ripartire: anche il Porto si affida alla sua comunicazione mai sopra le righe, alla sua proposta di gioco fresca e dinamica. Curiosi adesso di capire se la scelta si tradurrà in qualcosa di vincente: c’è da superare quell’ultimo scoglio rappresentato da una vista che si appanna a pochi centimetri dal traguardo.
De Zerbi, genio misto a qualche sbavatura
Classe 1979, il nativo di Brescia ha qualche esperienza in più tra Serie A e campionati minori italiani. A Benevento i primi segnali, mentre a Sassuolo irrompe nel contesto del campionato ed è dirompente, con il suo modello di calcio che prende a piene mani dal “Gegen-pressing” di scuola tedesca, dal palleggio e la costruzione dal basso di Guardiola e aggiungendo la sua cifra stilistica che si traduce in tre stagioni folgoranti. Due volte a centimetri dall’Europa, eppure non entra nei discorsi di quei top club che cercano un ricambio in panchina, una transizione verso qualcosa di nuovo. Scossone che De Zerbi troverà allo Shakhtar Donetsk: la guerra purtroppo è una variabile che entra a gamba tesa sulla stagione 21/22, annullando l’assegnazione dello scudetto ma non compromettendo la vittoria della Supercoppa.
Altro cambio di rotta, altro percorso di crescita detonante, che porta il Brighton da realtà medio-piccola della Premier League a sedersi al tavolo delle grandi d’Europa. Nel 2023 si mette dietro Chelsea, Tottenham, West Ham e aggancia il sesto posto; nel 2024 gestisce come può la prima stagione nella storia dei “seagulls” impegnati su più fronti, trovando il primato nel girone di Europa League e uscendo di scena solo agli ottavi. Con un dettaglio da non lasciare ai margini: la piaga degli infortuni pesanti, che si abbatte in particolare su Joao Pedro e Mitoma, i due leader tecnici della squadra.
Nel 2024/25, migrazione in Francia: a Marsiglia alterna le classiche genialate da visionario del calcio a qualche uscita infelice che devitalizza il clima nello spogliatoio. Superati i dissapori però, l’OM centra la qualificazione in Champions League, raggiungendo dei picchi nell’espressione tecnica quasi inarrivabili.

De Zerbi
Maresca, dal flop Parma al trionfo al Chelsea
Chiudiamo con il più riconoscibile e il più vincente: un allenatore che ad oggi gode di uno status da top class. Eppure, il percorso di Enzo Maresca subisce una durissima frenata: fagocitato da una piazza esigente come Parma, la sua parentesi ai ducali dura lo spazio di un mattino. 14 partite, poi l’esonero e l’urgenza di reinventarsi, magari con un apprendistato presso l’allenatore più influente degli ultimi venti anni. Il periodo da secondo di Guardiola, nel quale vince anche il Triplete 2023, gli serve per correggere il tiro e affinare un pensiero calcistico che già in Emilia aveva mostrato tanti spunti interessanti.
E’ a Leicester che comincia la sua crescita verticale in Premier League: ereditato un gruppo leggermente slegato nei reparti e con Vardy come ultimo baluardo concettuale di quell’iconico scudetto del 2016. Quell’exploit però, nessuno lo aveva visto arrivare, non in quelle proporzioni: Championship dominata e promozione in Premier League dopo un solo anno di purgatorio. Il Chelsea quindi gli affida un altro contesto in crescita, ma da ricalibrare dandogli una struttura e un’ideale da seguire. Risultato? Per gli amanti delle fredde statistiche: in una stagione, Champions League riconquistata, trionfo in Conference e semifinale del Mondiale per Club con vista sull’atto conclusivo del torneo.
A margine, una riflessione: perché tutto questo non riesce ad attecchire nel nostro contesto? Sono tanti i fattori, dall’ossessione per il risultato nel breve periodo, alla mancanza di coraggio nel farli sbagliare. Si replica infatti lo stesso modello applicato per i nostri giovani calciatori: gavetta, chance molto limitate e le porte per il calcio che conta che si chiudono. Una situazione a cui però andrebbe dato un freno, per evitare che diamanti come Maresca scelgano la via dell’estero per evolversi e trovare fortuna.
Luca Ottaviano
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