Primavera 1Il calcio dei grandi
Dowman, che lezione all’Italia! La filosofia Premier, la formazione Liga e le differenze con la Primavera
Arteta ha lanciato il giovane Dowman in Premier League contro il Leeds. In Italia è sempre un evento raro: i motivi partono dal basso

A 15 anni di solito per giocare all’Arsenal o in una qualsiasi big, devi accendere la Playstation. O almeno in Italia siamo abituati in questo modo, con parecchi ragazzi che sono costretti ad aspettare la loro chance anche quando le squadre non hanno nulla da perdere. In Serie A l’età media naviga sui livelli degli altri top campionati, ma la differenza è la fiducia nei giovani. Quando un Under 20 fa l’esordio viene festeggiato come se fosse un evento raro, mentre nelle altre parti del mondo, sono proprio questi giovani a fare la differenza. Di certo non sono tutti Yamal, ma hanno l’opportunità di sbagliare. E Arteta contro il Leeds non si è fatto troppe domande.
Dowman, un ragazzino all’Emirates
A mezz’ora dalla fine all’Emirates si sono alzati tutti in piedi per accompagnare la prima volta di Dowman. Aura da predestinato, colpi da talento puro e subito un rigore procurato. A 15 anni e 235 giorni è diventato il secondo più giovane esordiente della storia della Premier League, dietro Nwaneri che, nel settembre del 2022, scese in campo contro il Brentford all’età di 15 anni e 181 giorni. Sempre ai Gunners. Stessa filosofia, stesso pensiero: se sei bravo giochi, se non lo sei, lo dimostri.
Non esistono giochetti, nessuna frase da “paraculo”. Quante volte abbiamo sentito che “I ragazzi vanno protetti”? Ma da chi? Dallo stesso mondo che non ha pazienza di vedere un esordiente commettere un errore. Calafiori per riprendersi spazio ha preso un volo per la Svizzera prima di rientrare in Italia. E di esempi se ne possono fare tanti. In Serie A giochi solo se ti chiami Pogba o Yildiz. Bisogna dimostrare di essere già superiori, difficilmente si va in campo per diventarlo. Nessuno vuole rischiare, soprattutto in piazze dove la salvezza è vitale.
Uno schiaffo alla gestione di alcune Primavera
Le probabilità che un giovane calciatore formatosi in un settore giovanile arrivi ad esordire in Serie A sono estremamente basse, con una stima che si aggira intorno a 1 ogni 4-5 mila. Il risultatismo emerge sulla vera natura delle “scuole”, la formazione dei ragazzi per la prima squadra. E il dislivello tra la Primavera e il campionato principale resta troppo alto. La seconda squadra sta aiutando molto la Juventus in questo percorso (unica big italiana nella top 20 di squadre con più U21), una delle più attive nel trovare il talento, migliorarlo e portarlo in Serie A. Ma spesso non sono italiani.
L’Atalanta ha subito replicato il modello e in generale è uno dei club più attenti al vivaio. Milan e Inter anche hanno lanciato la loro Under 23, ma sono ancora un punto interrogativo. Ma sembra la strada più semplice per cercare di creare un ponte. Altre grandi big come il Napoli non hanno un serbatoio di ragazzi all’altezza della loro storia. E il limite d’età aggiunto in Primavera potrebbe far gongolare ancora di più tutte quelle figure che cercano più la gioia personale che quella del proprio “allievo”. E Dowman è uno schiaffo alla gestione di molte giovanili.

Dowman, Arsenal
Le differenze con la Premier League e la Liga
In Inghilterra non esiste il concetto di “squadra Primavera” come in Italia, ma i club professionistici hanno settori giovanili che competono in campionati specifici per giovani calciatori. Le squadre riserve hanno giocato per un periodo nella FA Premier Reserve League, ma dal 2012 il sistema si è evoluto nella Professional U21 Development League, concentrata sullo sviluppo dei giocatori Under 21, con possibilità di partecipazione anche di elementi della prima squadra per recuperare forma. Una gestione diretta e verticale con molti talenti che vengono lanciati nel grande calcio. E si riflette pure sulla Nazionale inglese, che anche se non riesce a conquistare trofei, può sviluppare sempre una rosa per provarci.
In Spagna, molti club giovanili, oltre la storica Masia del Barcellona o il Real Castilla, prendono parte al campionato di Primera Federacion, la loro Serie C. E i ragazzi si formano con più rapidità in partite vere. Quello che succede con le seconde squadre in Italia. Da noi sono l’eccezione, lì è la normalità con l’Athletic, Celta Vigo, Barcellona, Real Madrid, Osasuna, Atletico Madrid, Betis, Siviglia e Villarreal che possono contare su giovani pronti al grande salto. Mentalità diversa, approccio visionario. In Italia la Primavera spesso resta un punto di arrivo per tanti. Un campionato ricco, ma che non ha molto supporto per completare il percorso di crescita dei calciatori, che sono costretti poi ad andare all’estero. Fiducia, formazione e sfide con squadre professionistiche, coraggio e possibilità di sbagliare: tutti gli ingredienti che servono per ritornare a sognare e produrre qualche nuovo Totti o Del Piero.
L’appello di Gattuso
“Il talento c’è, ma bisogna dare ai giovani la possibilità di esprimerlo. Hanno bisogno di tempo, di poter sbagliare e di crearsi un vissuto. I nostri ragazzi stanno facendo molto bene a livello di nazionali giovanili, poi però il percorso deve continuare, non si deve fermare a 18 o 19 anni. Dobbiamo essere bravi in questo” – ha detto il ct della Nazionale. Non bisogna accontentarsi di portare in bacheca trofei che dopo pochi mesi vengono già dimenticati. Il vero trofeo è la crescita del ragazzo. Ma si continua a puntare costantemente su stranieri, anche di basso livello, al posto di fare uno sforzo con il talento di casa. “Non possiamo risolvere i nostri problemi con lo stesso tipo di pensiero che abbiamo usato quando li abbiamo creati” – disse Einstein. E forse in molti dovrebbero ascoltarlo.
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