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Chiesa, dal Liverpool all’apertura per un ritorno in Italia. E con Allegri al Milan…

Federico Chiesa sta preparando il ritorno in campo la prossima stagione. Dubbi sul suo futuro, tra Liverpool e un clamoroso ritorno di fiamma.

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Federico Chiesa
Federico Chiesa

Chiesa, a Liverpool c’è ancora spazio?

La prima stagione alla corte di Slot ha certificato qualche difficoltà di ambientamento: per questo, il futuro di Federico Chiesa non sembra vivere di tante certezze. La Premier League messa in bacheca è una magra consolazione, nella testa infatti resta un po’ di delusione per lo scarso minutaggio. Per riconquistare lo status perso, anche in chiave Nazionale, restare all’ombra dell’Anfield è la scelta giusta?

Federico Chiesa

Federico Chiesa (screen)

Il riassunto di una stagione con troppe punte di amaro

Se la sua annata a Liverpool fosse un piatto, il modo migliore per descriverla sarebbe una mancanza di equilibrio e un retrogusto fin troppo amaro. Arrivato in un contesto nuovo, con allenatore e principi tattici in fase di rodaggio, tra l’italiano e i “reds” non è mai sbocciato l’amore fino in fondo. Il minutaggio è lì a ricordarcelo: uno dei pochi in rosa a non superare il tetto dei 500 minuti stagionali (solo 466), trovando solo 14 presenze e condendo il tutto con 2 gol e 2 assist. Flash più simili a dei casi isolati che a degli indizi su un suo ritorno a quei livelli a cui ci aveva abituato ad Euro 2020.

Tra una condizione fisica che lo costringe spesso ai box e un sistema che non si sposa necessariamente alle sue caratteristiche, è arrivato dunque il tempo di ragionare profondamente sulle prossime mosse. Lì davanti è chiuso da una concorrenza spietata, con Gakpo, Luis Diaz e Salah che sembrano degli scogli insormontabili nelle gerarchie. In più, c’è un altro dettaglio da inserire nell’equazione, specialmente in vista dell’estate 2026.

Il Milan per riconquistare la Nazionale?

La stagione 25/26 è probabilmente l’ultimo treno per Federico Chiesa, per riguadagnare quello status che aveva fino a qualche stagione fa e tornare ad essere rintracciabile dai radar della Nazionale. Sì, perché la stagione a Liverpool ha concretizzato uno strappo tra l’esterno e l’Azzurro, che non veste dal 29 giugno 2024, giorno della debacle contro la Svizzera agli ottavi di Euro 2024. Due rassegne europee che rappresentano gli estremi opposti della sua carriera, il picco più alto e la nota più stonata. Spalletti infatti sembra non vederlo più, ma un’avventura che gli regali più consistenza nel minutaggio potrebbe riportarlo ad avere fiducia, a ritrovare quelle giocate che sembra aver smarrito.

In questo senso, l’opzione Milan sembra avere diritto di cittadinanza: per carità, anche in rossonero ci sarebbe spietata concorrenza (visto che sulle fasce agiscono Leao e Pulisic), ma l’eventuale riavvicinamento con Allegri sarebbe stuzzicante. Di recente, lo stesso Chiesa ha certificato l’importanza del tecnico livornese nel suo processo di crescita: “Al Milan con Allegri? È un vincente, per il Milan è una grande scelta. Lui mi ha fatto capire che potevo fare la seconda punta, allargandomi gli orizzonti”. Indizio di mercato o soltanto un tentativo di sondare il terreno? Ai posteri l’ardua sentenza, noi ci limitiamo a delinearne i potenziali aspetti positivi o negativi.

Allegri-Chiesa, “questo matrimonio s’ha da fare”?

Alessandro Manzoni ci perdonerà per aver preso in prestito uno dei suoi versi più iconici. Il sodalizio con l’allenatore che ha avuto ai tempi della Juventus però, può aprire delle chiavi di lettura interessanti. Al contrario di ciò che dicevamo mentre quel cambiamento tattico ci scorreva davanti agli occhi, a quanto pare Federico Chiesa non ha sofferto quel graduale avvicinamento alla porta. Si pensava che potesse togliergli esplosività, attacco alla profondità e metri da aggredire con la sua falcata. Eppure, è stato proprio l’ex Fiorentina a chiarire come questo dirottamento gli abbia cambiato orizzonti.

La stagione 2023/24 è stata la sua seconda miglior stagione in bianconero, in termini realizzativi, di partecipazione alla proposta offensiva e di presenza sotto porta. Delle 33 gare disputate in Serie A27 le ha giocate partendo più centrale, ruotando intorno alla punta e galleggiando tra le linee. Risultato? 8 gol e 3 assist, con una giocata vincente ogni 177 minuti in campo. Medie non impressionanti per la mole, bensì per un altro aspetto: sono le più alte da quando arrivò a Torino nell’estate 2020, ovviamente dietro al primo anno (20/21) con Pirlo allenatore.

Sono numeri che ci spingono quindi ad inserire nell’equazione un altro concetto: Allegri potrebbe aver tentato questo esperimento tattico perché, consapevole del dispendio fisico che chiedeva il suo gioco partendo dalla corsia, voleva evitare le ricadute e i continui infortuni che avevano caratterizzato le stagioni precedenti.

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