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Il calcio dei grandi

Roony Bardghji, un cittadino del mondo che parla la lingua universale del calcio

Un cittadino del mondo che parla la lingua del calcio: Roony Bardghji si è preso il Barcellona a suon di giocate

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Roony Bardghji

Roony Bardhgji, il Barcellona ha scoperto un nuovo talento

Entrare al posto di Lamine Yamal con la naturalezza di chi sa che dieci minuti dopo il suo ingresso, indirizzerà definitivamente la partita: in cattedra, il professor Roony Bargdhji. È vero, riferirsi ad un classe 2005 come fosse un “catedratico” può sembrare prematuro. Eppure, il bagaglio tecnico e culturale del talento svedese è già pieno di esperienze diverse, che continuano a formarlo e ne hanno indirizzato il percorso di crescita verso una delle capitali del calcio mondiale. il Barcellona adesso si coccola un nuovo baby fenomeno, che nel match contro l’Olympiakos si è presentato all’Europa che conta con un saggio di pura tecnica.

Venti anni e un bagaglio di esperienze da veterano

Lo abbiamo definito un cittadino del mondo che parla la lingua del calcio. Ebbene, Roony Bargdhji nasce a Kuwait City, ma ancora bambino si trasferisce con la sua famiglia in Svezia. Lì avviene il primo imprinting, con le giovanili del Malmo come innesco del suo periodo da giramondo. A 15 anni infatti, è già nell’orbita della prima squadra del Copenhagen, con cui esordirà all’età di 16 anni in campionato e in Champions League, dove ad oggi ha fatto registrare il 22esimo debutto più giovane della competizione (16 anni, 11 mesi, 10 giorni). E qualche segnale da predestinato lo aveva già lanciato nella stagione 23/24: 11 gol in 33 presenze, con la firma del 4-3 contro il Manchester United ad emettere la sentenza di condanna per i “red devils”, avanzando invece la candidatura dei danesi verso gli ottavi di finale della Champions.

Il picco massimo nella sua giovanissima carriera, al quale segue un periodo di eclissi totale che lo riporta sulla terra: eppure, la rottura del legamento crociato con conseguente stop di quasi un anno, gli fa sviluppare una resilienza inossidabile. L’allora diciottenne ha già sperimentato uno dei momenti peggiori per un calciatore, ma ne è uscito con una grandissima consapevolezza di sé e del proprio talento. Si rimette in carreggiata, chiude l’annata 24/25 mettendo a referto solo 6 presenze ma ottenendo la sliding door che può capovolgergli la vita. Il Barcellona chiama, Roony dall’altra parte della cornetta non ci pensa due volte, e si trova catapultato in uno scenario che può esaltarne definitivamente il potenziale.

La leggerezza di chi sa come si fa

Noi lo avevamo segnalato più di un anno fa, e come direbbe qualcuno, “padre tempo” ha operato in silenzio. Roony Bardghji ha lanciato il primo fortissimo ruggito in Europa con la maglia del Barcellona. Lo ha fatto con l’imbarazzante naturalezza di chi, quel tipo di giocate, le ha codificate nel proprio DNA. Subentra dando il cambio a Yamal, si prende la fascia destra e al 76′ disegna il capolavoro: isolamento uno contro uno, elastico mancino che disorienta il diretto avversario e, in caduta, assist per il colpo del 5-1 di Fermin Lopez.

Poco importa se uno scivolone ne sporca leggermente la bellezza estetica: quel gesto tecnico ha già fatto il giro del mondo, mandando in estasi il pubblico di Montjuic. In Inghilterra lo definirebbero “ankle breaker”, in Spagna “regate”; nel linguaggio universale del calcio, si chiama dribbling o più semplicemente, talento. E il numero 28 dei catalani ha dimostrato di averne tanto.

Luca Ottaviano

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