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Il calcio dei grandi

Argentina, dove il calcio è fede: tra Boca e River, il viaggio in un Paese che vive per il pallone

Un viaggio tra le strade di Buenos Aires e dell’intera Argentina: i tifosi di Boca e River e la passione del popolo albiceleste per il calcio, vissuto come una religione.

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Maradona e Messi

“Boca o River?” – Il calcio come identità nazionale

“Boca o River?”. Quando metti piede sul suolo argentino, e rivolgi la parola a una persona del luogo, devi mettere in conto che ti verrà posta questa domanda nei primissimi minuti della conversazione. Chi scrive questo articolo ha avuto il privilegio di attraversare quasi tutta l’Argentina viaggiando zaino in spalla – molto spesso in autostop – e ha ricevuto questa domanda decine e decine di volte.

La risposta? Prima di prendere una posizione, è bene mettere in chiaro un dato di fatto: in Argentina, il calcio non è solo calcio. È molto di più: è vita, è un’identità, è fede. Il calcio, a quelle latitudini, è vissuto come una religione. E il grande tifo visto recentemente al Mondiale per Club, dove i sostenitori di Boca Juniors e River Plate hanno seguito in massa le due squadre, arriva come ulteriore conferma.

Tano, aquí el fútbol es vida o muerte“. E lo si capisce in un attimo. Che tu stia parlando con un argentino che vive sui monti del nord, con una persona della Patagonia o con un abitante della capitale, uno degli argomenti principali di conversazione sarà sempre el fútbol.

Loghi club argentini

I loghi di molti club argentini sul muro di una casa, nel nord del Paese – Credit Simone Negri

Buenos Aires, capitale del fútbol: tango, teatro e… tanto calcio

A Buenos Aires, in particolare, il calcio si respira in ogni angolo. Nei bar, nei taxi, nelle magliette che indossano le persone per strada, nei discorsi della gente. Durante il mio viaggio ho avuto modo di condividere un asado con amici e altri viaggiatori: tra loro, molti erano argentini. E quasi tutti, immancabilmente, divisi tra azul y oro e blanco y rojo. Boca o River, appunto.

Solo una persona che ho incontrato tifava per l’Independiente: un signore che venne a fare una riparazione nella casa dove alloggiavo. Gli ho parlato di Agüero, e di quando da ragazzino restavo sveglio fino a notte fonda per guardare la Copa Libertadores in TV. Gli si è acceso un sorriso. Il calcio qui è questo: un legame che unisce sconosciuti in pochi secondi.

Boca Juniors

Boca Juniors – Credit Simone Negri

Camminando per i larghi viali di Buenos Aires è impossibile non imbatterti in magliette da calcio. La camiseta di Messi è la più comune, ma non mancano i ragazzini con le divise del Boca o quella della Nazionale argentina. In città, come chiaro segnale dell’enorme passione per il fútbol, ci sono tantissimi negozi di magliette, anche vintage. Da Ortega a Crespo, passando per Passarella, Aimar, Veron, Redondo e Tevez. Dalle copie alle originali, si possono trovare dei veri e propri cimeli, custoditi con cura e in vendita, per semplici appassionati o per i collezionisti, anche a cifre importanti.

La Boca: murales, Maradona e la Bombonera

Uno dei momenti più forti è stato quando ho visitato La Boca, un quartiere spesso descritto come pericoloso, ma dal fascino unico. Ci sono arrivato in serata ed ero l’unico straniero in giro. Ho visto La Bombonera solo da fuori, ma è stato comunque incredibile: lo stadio è un vero e proprio santuario, circondato da murales di Maradona e degli idoli xeneizes.

La Bombonera

La Bombonera – Credit Simone Negri

Ho fatto una breve sosta in un bar interamente decorato Boca Juniors, mentre nel campetto al centro del barrio, dei ragazzini si sfidavano su un campo di cemento. Per un attimo ho pensato di posare lo zaino e unirmi a loro. Non l’ho fatto. Le raccomandazioni sul quartiere mi hanno trattenuto. Ma col senno di poi, lo farei mille volte. Perché lì, in quel preciso momento, ho sentito cos’è davvero il calcio in Argentina: qualcosa che va oltre lo sport. Una fede popolare, radicata, quasi sacra.

L’altro volto della città: River, i Millionarios e il mito del barrio

Lo stesso si può dire dell’altro “lato” della città, quella con i colori del River Plate. Se il Boca è la squadra del pueblo, il popolo, nell’immaginario dei tifosi il River rappresenta invece la parte borghese di Buenos Aires. Ma è veramente così? In parte. I los millionarios (i milionari, appunto) nacquero a La Boca, esattamente come i cugini xeneizes. Alcuni giovani del quartiere avevano fondato un club, il Rosales, con il quale sfidavano i marinai inglesi, gli “inventori del calcio”, quando arrivavano in città.

Il loro club si fuse insieme al Santa Rosa, altra squadra fondata da ragazzi di origine italiana. Fu lì che nacque il nome River Plate, secondo una leggenda che narra di come uno dei fondatori prese spunto da alcune casse di legno ammassate al porto che portavano la scritta The River Plate, non correttissima traduzione inglese della città di Rio de la Plata.

Maglie di River Plate e Independiente

Maglie di River Plate e Independiente

Ho imparato questa storia a bordo di un’auto, raccontata da due simpatici ragazzi argentini che mi hanno dato un passaggio in direzione del ghiacciaio Perito Moreno. Uno di loro tifava Boca, l’altro River, ma erano ottimi amici. Io li feci contenti entrambi, parlando loro dei miei due calciatori argentini preferiti: Carlos Tevez, idolo del tifo xeneize, e Gonzalo Higuain, il Pipita, cresciuto nel settore giovanile del River. E di Lionel Messi, ovviamente.

Maradona e Messi, due divinità: il Dio del popolo e il simbolo della gloria contemporanea

In Argentina non puoi parlare di calcio senza evocare Maradona e Messi. Sono due nomi che dividono e uniscono, proprio come Boca e River. Ogni argentino ha la sua opinione su chi sia stato il più grande, ma raramente si parla di uno contro l’altro. Piuttosto, si discute di due reincarnazioni diverse dello stesso dio del pallone.

Maradona è mito, leggenda, eccesso, follia e genio puro. A Buenos Aires il suo volto campeggia sui murales, sulle bandiere, persino sugli altari. Non è solo un idolo del Boca, è un simbolo nazionale, l’uomo che ha sfidato il mondo con la maglia albiceleste e ha vinto. È il “pibe de oro” che viene ancora venerato nei barrios e che ha saputo rappresentare il riscatto degli ultimi.

Lionel Messi murales

Lionel Messi, murales a Buenos Aires

Messi, invece, è l’orgoglio ritrovato. Per anni amato ma non del tutto abbracciato, forse perché cresciuto lontano, in Europa. Ma poi è arrivato il Mondiale in Qatar, e tutto è cambiato: il popolo lo ha incoronato re, completando un cerchio che sembrava impossibile da chiudere. Oggi è uno di loro, a tutti gli effetti. Più silenzioso, meno estremo, ma con una grandezza che ha fatto commuovere un’intera nazione. E che viene riconosciuta: durante il mio viaggio in Argentina, tutte le persone con le quali ho parlato di calcio sono giunte alla medesima conclusione: “Messi es el más grande de todos”.

La passione che non conosce confini… ma che ha anche bisogno di regole

A testimonianza di quanto il calcio sia una questione di cuore in Argentina, basta guardare cosa è successo al Mondiale per Club. Migliaia di tifosi di Boca e River – entrambe eliminate nella fase a gironi – hanno attraversato l’oceano per sostenere le loro squadre negli Stati Uniti. Alcuni hanno fatto sacrifici enormi pur di esserci. Come quel bambino diventato virale in un video di qualche anno fa, che dichiarava fiero di aver venduto la sua PlayStation per poter viaggiare e accompagnare il Boca. Senza biglietto, senza garanzie, ma con una fede incrollabile: quella per la camiseta azul y oro.

 

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Questa è la faccia più bella e romantica del calcio argentino. Ma c’è anche un lato oscuro, difficile da ignorare. Negli anni, la rivalità tra tifoserie si è trasformata spesso in violenza, in scontri durissimi che hanno macchiato partite e intere stagioni. È per questo che da tempo è stato imposto il divieto di trasferte ai tifosi ospiti, una misura drastica ma ritenuta necessaria per fermare un’escalation che sembrava inarrestabile. Una decisione che ha fatto discutere e continua a farlo, ma che racconta l’intensità – a volte ingestibile – di una passione che in Argentina brucia senza sosta.

Perché in fondo, nel bene e nel male, il calcio qui è molto più di uno sport. È un linguaggio, una fede, una ragione di vita.

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