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Il calcio dei grandi

Barcellona-PSG, talento batte carta d’identità: quando i baby fenomeni decidono le notti di Champions League

Barcellona-Psg, appuntamento di Gran Gala nella serata di Champions League, ci ricorda come il talento superi i confini dell’età anagrafica…

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Barcellona-Psg

Barcellona-PSG, una finestra aperta sul futuro

È arrivato il momento di indossare il vestito da serata di Gala: la Champions League si prepara per Barcellona-Psg, evento di punta della serata europea. Per molti sarebbe dovuta essere la finale della scorsa edizione, per altri l’ennesimo capitolo di una delle rivalità più importanti nel calcio del ventunesimo secolo. Il dato da registrare, e da non lasciare ai margini della discussione, riguarda il peso specifico degli interpreti in campo: è la partita che più di tutte, ci ricorda che i baby fenomeni possono incidere anche e soprattutto nelle notti importanti.

Luis Enrique, il ponte fra due realtà che respirano calcio

Chissà quante volte Luis Enrique è passato per Placa Portal de la Pau, dove è situato il monumento dedicato a Cristobal Colòn. L’eroe dei due mondi, appunto: un ponte tra passato, presente e futuro, capace di abbattere le barriere e i confini per far battere i cuori di entrambe le tifoserie. Vincente con il Barcellona, entrato nell’immaginario collettivo “blaugrana” per uno scintillante triplete e quel 6-1 proprio contro il PSG, con il quale ha fatto pace plasmando anche la loro storia, avendo vinto la prima Champions League del club. Un uomo capace di cambiare il mondo, non a bordo di una caravella, ma alla guida di due squadre costruite a sua immagine e somiglianza.

I giovani come motore di ogni successo

Due squadre che ribaltano una narrazione ormai anacronistica: l’equazione esperienza-risultato è sempre meno applicabile. A spiegarcelo, si mettono in cattedra due degli innovatori più impattanti sul calcio del ventunesimo secolo. A scanso di equivoci: due che hanno sempre conciliato l’estetica e la forma col risultato finale, arrivando sul tetto d’Europa. Hansi Flick e Luis Enrique, perché il talento non è misurabile con la cifra scritta su una carta d’identità. E proprio per questo, il Barcellona considera ormai colonne portanti due classe 2007, come Cubarsì e Yamal, provando anche ad inserire talenti “Made in La Masia” come Pedro Fernandez (interno di centrocampo del 2007 all’esordio in prima squadra nel weekend). Lasciamo volutamente fuori dal sistema Pedri, Gavi, Casadò e Fermin Lopez, ormai considerabili veterani.

E in panchina scaldano i motori Roony Bargdhji (2005), Marc Bernal (2007) e i due volti principali del trionfo nella scorsa Youth League: Jofre Torrentes (2007) e Toni Fernandez (2008).

Dall’altra parte però, il PSG risponde con: Mayulu, classe 2006 a segno nel 5-0 in finale contro l’Inter; Warren Zaire-Emery, altro diciannovenne che ha bruciato le tappe; Ibrahim Mbaye, 2008 entrato nel quarto d’ora finale con l’Atalanta e in odore di maglia da titolare stasera. Il tutto senza considerare Joao Neves (leader tecnico e carismatico, ma pur sempre un 2005) e l’infortunato Doué (anch’esso classe 2005).

Due avanguardie della Champions tra le più giovani nella competizione

Qual è il risultato di questa ricerca metodica e sistemica del talento giovane? Scudetto, Copa del Rey e semifinale di Champions League da una parte, “triplete” dall’altra. Si tratta di due eccellenze, ma non può essere un caso che in entrambi i contesti si verifichi un risultato molto simile inserendo la stessa formula. Nel panorama internazionale infatti, Barcellona Psg figurano tra le rose più giovani della competizione: nella prima giornata di Champions, i parigini avevano un’età media nell’undici titolare di 24,8 anni; i catalani rispondevano con un 26,1 viziato però dall’assenza forzata di Gavi, che avrebbe ulteriormente abbassato il numero. Una partita scintillante, che promette spettacoli pirotecnici e giocate da mozzare il fiato. Ma è anche un’occasione in più per fermarsi a riflettere, magari prendendo spunto dal coraggio e l’ambizione di chi nell’anno di nascita vede un’opportunità, non un ostacolo.

Luca Ottaviano

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