Calciomercato
Atalanta, due figli del Gasp per la panchina: meglio Motta o Palladino?
L’Atalanta è alla ricerca del post Gasperini e il suo successore potrebbe essere in famiglia: da Palladino a Motta, legami e filosofia.

L’Atalanta è alla ricerca del post Gasperini e il suo successore potrebbe essere in famiglia: da Palladino a Motta, legami e filosofia
Da diversi giorni i tifosi dell’Atalanta si sentono un nodo alla gola o un buco nello stomaco. È quello che succede “quando finisce un amore”, citando Cocciante. E dalle zone di Bergamo devono ancora elaborare l’addio di Gasperini, dopo nove anni di grandi successi. Gli faranno una statua forse, ha cambiato la caratura del club, portandolo a lottare con le big grazie anche alla lungimiranza della società. Ora arriverà la vera sfida per chi prenderà il suo posto in panchina. E potrebbe essere proprio qualcuno di “famiglia”.

Motta, Palladino
Atalanta, arriva un “figlio” del Gasp?
La fretta a Bergamo non è contemplata, soprattutto in questo momento. La scelta del prossimo allenatore sarà fondamentale per continuare il percorso ed evitare scivoloni. E l’idea di Percassi potrebbe essere quella di affidare la panchina a un figlio di Gasperini. Di chi parliamo? Palladino o Thiago Motta. Entrambi sono stati allenati dall’ex tecnico della Dea, che ha espresso bellissima parole si di loro. E di certo non è il tipo che regala complimenti a tutti, se non sono sinceri. Ma quale potrebbe essere la scelta migliore?

Gian Piero Gasperini
Perché puntare su Palladino
“Come ci sono i fenomeni giocatori, ci sono anche i fenomeni allenatori, e secondo me Gasperini è uno di quelli. Con lui ho visto il calcio in maniera diversa, lui che il calcio italiano lo ha rivoluzionato. Ho cercato di prendere tutto il possibile, ma resta unico” – ha detto Palladino. Compagni ai tempi delle giovanili della Juventus, quando entrambi hanno iniziato a muovere i primi passi nelle rispettive carriere, Palladino in campo e Gasperini in panchina, i due si sono ritrovati al Genoa nel 2008. Dopo una parentesi bis alla Vecchia Signora dove l’attaccante faticava a emergere chiuso da nomi del calibro di Del Piero, Trezeguet e Iaquinta, è con l’ex tecnico dell’Atalanta è riuscito a rilanciarsi al Grifone, nonostante alcuni problemi fisici.
Ha assorbito la sua filosofia e modo di fare e alla Fiorentina al suo primo anno in una big ha sfiorato già una finale e ha portato la viola al sesto posto. Così come il suo maestro, ama un calcio offensivo e propositivo. La differenza sta solo nel modulo, ma ha dimostrato di sapersi adattare in base al contesto. L’unico step è la gestione della pressione, che vista una Champions League da disputare potrebbe essere più alta.

Raffaele Palladino
Atalanta, perché scegliere Thiago Motta
Prima di diventare uno dei pilastri dell’Inter del Triplete targata Mourinho, è con Gasperini che Thiago Motta ha rilanciato la propria carriera. Dopo la rottura dei legamenti al ginocchio ai tempi del Barcellona, nel 2006 è approdato all’Atletico Madrid, ma gli infortuni hanno continuato a perseguitarlo.
Rimasto svincolato, ha tentato la fortuna in prova al Portsmouth, ma la svolta è arrivata con la chiamata del Genoa. In rossoblù Motta è rinato e le sue prestazioni hanno convinto Moratti, il resto è storia. Un’altra grande conferma delle capacità dell’ormai quasi neo allenatore della Roma nel tirare fuori il meglio dai propri calciatori. Vuoi ridare senso alla tua carriera? Vai dal Gasp.

Thiago Motta
“Un allenatore fortissimo, mi ha aiutato in un momento non facile della mia carriera. Con lui ho ritrovato la voglia di giocare, il sorriso, il divertimento nel fare calcio. È uno che non deve dimostrare più nulla, ha fatto grandissime cose sia in Italia che a livello internazionale” -ha detto Thiago Motta su di lui. Anche nel suo calcio i principi del suo Maestro sono evidenti, anche se emerge più palleggio rispetto al grande pressing.
Perché l’Atalanta dovrebbe dargli una chance? Per confermare che alla Juventus lo ha frenato solo il contesto. Alla Vecchia Signora ha capito cosa vuol dire convivere con lo stress e la pressione. L’allenatore ha voglia di rivalsa e di rimettere in campo quella bellezza che si è vista a Bologna. L’ex bianconero ha dimostrato già di fare miracoli e con la Dea potrebbe ripeterli.
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