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Il calcio dei grandi

Alvaro Vitali e il calcio, non solo Pierino: le commedie con il pallone

Il mitico Pierino ha rappresentato anche commedie legate al calcio: quando Vitali è stato lo specchio degli eccessi nello sport

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Alvaro Vitali, Cotechiño

Se n’è andato Alvaro Vitali: un vero e proprio pezzo d’Italia, un simbolo popolare che ha attraversato gli anni ’80 con la forza di una risata irriverente e liberatoria. Volgare ma mai cattivo, sfacciato ma mai davvero cinico, Pierino è stato lo specchio deformante (e spesso azzeccato) dell’italiano medio: lo scolaro fannullone che sfugge all’autorità, il furbetto che ne combina di tutti i colori ma riesce sempre a cavarsela, lasciandoci ogni volta con un sorriso colpevole sulle labbra.

Non è stato solo un fenomeno cinematografico: è stato un rito collettivo, un modo per esorcizzare regole, insegnanti, genitori, tabù. Una maschera moderna della commedia all’italiana che ha segnato un’epoca con le sue barzellette sporche, le smorfie indimenticabili, la risata contagiosa che diventava un piccolo atto di ribellione popolare. Pierino ha lasciato un segno indelebile nella cultura di massa italiana. Ha rappresentato una società che rideva delle sue stesse contraddizioni, trovando nello scherzo e nel grottesco una via per sopravvivere alle crisi, alle austerità e alle autorità. Oggi, più che mai, quella risata ci manca. E forse, ci serve.

Alvaro Vitali è di tutti, anche di Totti

Alvaro Vitali con Pierino ha riflesso tutti gli eccessi della società ed è diventato anche il protagonista di una serie di barzellette che hanno invaso le case degli italiani e anche quelle degli sportivi. Gli sketch tra Totti e Del Piero sono solo un esempio. Pierino era sulla bocca di tutti, ma non è stato mai solo una barzelletta. Ha fatto compagnia molti italiani, ha generato polemiche e ha rappresentato anche alcuni problemi di pensiero del momento. E ovviamente lo ricordiamo anche con due film sul calcio.

Alvaro Vitali

Cotechiño, la “marionetta sportiva” di Vitalia

Vitali veste i panni di Paulo Roberto Cotechiño, un campione brasiliano immaginario acquistato dal Napoli con grandi aspettative. Tuttavia, il suo rendimento è disastroso: in patria era una star, ma una volta approdato in Italia sembra un dilettante. Oggi lo definiremmo senza mezzi termini un “bidone”. A pesargli è soprattutto la nostalgia del Brasile. Per cercare di rianimarlo, la società adotta una mossa a sorpresa: far arrivare a Napoli la sua fidanzata Lucelia, ballerina brasiliana. La strategia funziona e Cotechiño torna a brillare in campo, ma l’arrivo della ragazza accende anche la sua gelosia morbosa. Convinto che lei possa tradirlo, coinvolge un amico idraulico identico a lui (sempre interpretato da Vitali), incaricandolo di sorvegliarla.

Da qui si innesca una girandola di equivoci comici: il sosia si ritrova invischiato in situazioni surreali e, in un crescendo di assurdità, finisce persino per scendere in campo al posto di Cotechiño in una partita decisiva, dopo che il vero calciatore viene rapito alla vigilia dell’incontro. Tra gag, farse, scambi di identità da commedia dell’arte e partite grottesche (come un improbabile Inter-Napoli finito 2-2 con doppiette di Altobelli e dello stesso Cotechiño), il film si prende gioco del mondo del calcio e delle sue esagerazioni. Alvaro Vitali nel suo personaggio non è altro che una caricatura dei fuoriclasse dell’epoca, una parodia dei divi del pallone. Anche il nome, che richiama ironicamente quello del celebre Falcão della Roma, è parte del gioco.

Alvaro Presutti e la caricatura dell’italiano medio

Ne “Il tifoso, l’arbitro e il calciatore”, Alvaro Presutti è un arbitro inflessibile, noto per la sua rigidità e temuto da giocatori e tifosi. In campo mantiene un self-control glaciale: incassa gli insulti del pubblico senza battere ciglio e stronca ogni protesta con metodi tutt’altro che ortodossi – arriva persino a rifilare testate agli atleti. Il film, uscito nel 1982, non fu accolto con entusiasmo dalla critica. Eppure anche Presutti, come altri personaggi comici dell’epoca, è una pungente parodia dell’italiano medio. Fuori dal campo, infatti, Alvaro è l’opposto del direttore di gara autoritario: nella vita privata è sottomesso e frustrato, schiacciato dal capo ufficio, dai colleghi e persino dalla suocera. Un contrasto netto e ironico tra il ruolo che ricopre sul rettangolo di gioco e la sua esistenza quotidiana.

Alvaro Vitali, Presutti

Alvaro Vitali, Presutti

Quando riceve un pacco anonimo che lo induce a credere che la moglie lo tradisca con il centravanti della Juventus, Presutti decide di vendicarsi. Grazie ai suoi contatti nella federazione, si fa assegnare la direzione di Fiorentina-Juventus e usa il fischietto come arma personale: annulla gol validi, nega rigori, penalizza sistematicamente il presunto amante. Come accade spesso nei film di Vitali e di quell’Italia che ancora riusciva a ridere di sé stessa, la satira colpisce dritto nel cuore del calcio e dei suoi scandali. Il personaggio di Presutti diventa così una caricatura dei tic, delle nevrosi e delle piccole vendette che infestavano il mondo pallonaro degli anni ’80.

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