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Il calcio dei grandi

Allegri Milan, questione di comunicazione: tra conferme, sorprese e… risate

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Allegri, Milan

Allegri si (ri)presenta al mondo rossonero: oggi la prima conferenza

Remake fuori tempo massimo, minestra riscaldata o ritorno gradito? Soltanto il tempo chiarirà se la scelta del Milan di puntare nuovamente su Allegri sia stata lungimirante. Intanto, poco fa il tecnico livornese è stato presentato ufficialmente nella prima conferenza stampa al fianco di Tare. Un saggio di tutte le sue consuetudini a livello comunicativo

Massimiliano Allegri

Massimiliano Allegri (screen)

Lo stile comunicativo è inconfondibile

Il primo, grande ostacolo (quello di presentarsi all’opinione pubblica) lo ha superato con risultati che sapremo interpretare più avanti. Ciò che lo contraddistingue però è quella comunicazione che sembra cristallizzata nel tempo. Che sia il 2015 o il 2025, cambia poco nella sostanza e nella forma: ovviamente adattandosi alle esigenze del contesto di riferimento, ma i temi sono sempre in relazione al calcio che si compone di due fasi e alla scelta di concetti semplici da digerire. Attaccare bene e non prendere gol: la duplice natura di Allegri arriva puntuale anche nella sua prima conferenza da allenatore del Milan. Un concetto sempreverde nel suo modo di pensare e veicolare il proprio calcio, ma che inserito in un’ecosistema che da anni ha perso equilibrio e bilanciamento tattico, può essere efficace.

Togliere dunque dall’equazione la ricerca ossessiva di una proposta non compatibile con il materiale a disposizione, infine riportare solidità e compattezza. Obiettivo che va di pari passo con la gestione dei più talentuosi: su Leao svia abilmente, dirottando il discorso su una visione più generale di tutti quei giocatori che hanno qualità da esaltare. Sempre sul portoghese, sottolinea come sia arrivato al periodo di massima maturazione, lasciando però libera interpretazione sul modo in cui lo accompagnerà negli ultimi step del suo percorso di crescita. Infine, chiarisce come sarà il vice-capitano, dietro nelle gerarchie soltanto a Maignan

Arriviamo dunque al suo tratto distintivo, specialmente durante il secondo mandato alla Juventus: l’inquadrare l’obiettivo finale e introdurne soprattutto il coefficiente di difficoltà. Scudetto? Neanche per sogno, non ne parlava neanche quando era sulla carta favorito. La Champions League? Sì, ma tenendosi un po’ di spazio di manovra e ridimensionandone il carattere ossessivo, soprattutto perché “non è facile arrivare tra le prime quattro”.

Sobrietà alternata a momenti distensivi

La vera masterclass è stata nella gestione dei toni. In particolare, nell’alternanza di momenti più seri con battute e siparietti distensivi. E al Milan reduce da un nono posto in campionato, forse è proprio questo il modo per attecchire. Non presentare concetti fin troppo approfonditi, bensì lavorare sulla semplicità anche dal punto di vista comunicativo. A partire dall’investitura su Maignan, che sarà leader carismatico con la fascia al braccio e allontana per ora i venti di cambiamento della prima parte di giugno, quando il francese sembrava promesso sposo del Chelsea.

Sul modulo scherza: “pensiamo prima a metterne dieci e speriamo di metterli bene”, poi però, conferma sottotraccia la necessità di tornare ad un sistema con tre centrocampisti. Infine, le battute su Thiago Silva e sulle gare di punizioni, che arricchivano i finali delle sessioni di allenamento alla Juventus. Insomma, è tornato “Max” e nella sua prima conferenza non ha lasciato nulla al caso.

Uno spiraglio di fiducia nella gestione dei giovani?

L’ultimo passaggio lo dedichiamo ai passaggi fugaci nei confronti dei giovani. Argomento sempre centrale per Allegri, che non sempre ha dato fiducia con continuità ai propri baby talenti. Significativo ad esempio il trattamento riservato a Kenan Yildiz, che nel 23/24 ha alternato porzioni di stagione da protagonista a mesi da oggetto misterioso, relegato ai margini. Oggi invece, si è vista una mano tesa verso il vivaio rossonero: sulle corsie Jimenez Bartesaghi scalpitano, e il livornese non sembra avergli chiuso le porte. Servirà però più chiarezza in relazione al gruppo dell’Under 23, alla gestione di quei ragazzi che sembrano pronti per la prima squadra, ma che in un modo o nell’altro finiscono sempre per rimanere fuori dall’orbita del calcio dei grandi. E in questa ottica, l’uscita di Camarda e quella probabile di Liberali non lancia segnali incoraggianti.

Luca Ottaviano

 

 

 

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