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Acerbi-Spalletti, chi ha ragione? La Nazionale non è un capriccio

Il post del difensore dell’Inter ha suscitato molto dibattito: le frizioni con Spalletti, il precedente Courtois e l’esempio di Buffon. Cos’è veramente l’azzurro?

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Acerbi, Spalletti, Nazionale

Il post di Acerbi ha diviso l’Italia, ma si doveva arrivare a tutto questo? Le frizioni con Spalletti, precedente Courtois e lezione Buffon

La maglia azzurra è qualcosa che ti si attacca alla pelle, basterebbero queste poche parole di Riva per mettere in cantina polemiche e dispetti tra giocatori e ct. La Nazionale va oltre un pensiero egoistico, rappresenti un popolo, giochi per un solo colore. Non ci sono divisioni, non è un club. Differenze nette, che nella “faida” Acerbi-Spalletti sembrano venute meno. Il difensore dell’Inter ha rifiutato la convocazione (presente invece un altro giovane nel suo ruolo), ma le scintille con il calciatore sono scoccate molto prima.

Luciano Spalletti Italia

Luciano Spalletti Italia

Acerbi-Spalletti, quando si è rotto il rapporto?

In questi primi quindici mesi di Spalletti come commissario tecnico, molti sono stati gli errori di comunicazione e gestione del gruppo e li ha anche ammessi l’allenatore, soprattutto nel post Europeo. Ma anche il problema Acerbi ne è un chiaro esempio e va in questa direzione. Prima la gestione un po’ caotica del caso Juan Jesus, con il difensore prima convocato e poi rispedito giustamente a casa, poi l’infortunio del difensore a pochi giorni dall’Europeo. Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la conferenza stampa del ct dopo il 3-3 contro la Germania, che ha sancito l’eliminazione in Nations League.

“Servirà Acerbi contro la Norvegia per marcare Haaland?”, risposta secca: “Ma tu lo sai quanti anni ha Acerbi? Secondo me Bastoni, Calafiori hanno qualità importanti uguali. Poi che lui sia un giocatore importante e stia facendo benissimo sono d’accordo, io credo in questi giocatori e vado avanti così. Ma grazie del consiglio…”. Parole che probabilmente hanno infastidito il difensore. E ora lo ha confermato. Ma davvero si deve arrivare a questo punto?

 

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Il precedente di Courtois

Il calcio negli anni è cambiato e anche la sua gestione. Il rapporto tra i calciatori e gli allenatori è diverso, sia con i giovani sia con i giocatori più esperti. Di litigi nella storia ne sono scoppiati tanti e ce ne saranno ancora. Ma il club è una cosa, la nazionale è un’altra. Discorso che però non ha toccato Courtois, che ha deciso di dire addio al suo Belgio fin quando Domenico Tedesco è rimasto come ct. Il pensiero del numero uno del Real Madrid è stato chiaro: “Abbiamo problemi, non voglio distrarre il gruppo”. Quasi un atto di altruismo, come se due adulti non fossero in grado di mettere da parte il rancore in un momento importante. E a dare una risposta precisa ci ha pensato un altro portiere, Buffon.

La lezione di Buffon, l’Italia va oltre

“Un calciatore non dice no a Spalletti, dice no ad un qualcosa di più grande che è l’Italia. Quel valore è imprescindibile: il valore unico è la maglia azzurra e il poter rappresentare il nostro movimento” – ha detto il capo delegazione degli azzurri, Buffon. Parole da stampare e appendere su ogni muro. Quando si rappresenta la Nazionale, i problemi si lasciano a casa. E il caso Acerbi sembra un po’ un capriccio tra adolescenti al parco. Ma ne valeva veramente la pena? Certo, la comunicazione e il tatto del mister potevano essere migliori e ci sta lavorando, ma la sola chiamata è un’ammissione del suo errore fatto negli scorsi mesi. E il difensore con il rifiuto della convocazione non ha detto no al ct, ma a un Paese intero.

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