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Papà Tresoldi racconta Nicolò: “Dal tennis al calcio, Italia-Germania, il Brugge e l’idolo Inzaghi”

Dall’Hannover al Brugge, il percorso con la Nazionale teutonica, la prossima sfida con l’Italia, il sogno di indossare un giorno la maglia del Milan come l’idolo Inzaghi: papà Emanuele racconta in ESCLUSIVA Nicolò Tresoldi

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Nicolò Tresoldi, Club Brugge

Domenica, ai quarti dell’Europeo Under 21, il cuore di Emanuele Tresoldi sarà inevitabilmente diviso. Da una parte, l’Italia che lo vide campione d’Europa nel 1994 con il CT Cesare Maldini, grazie a un’epica cavalcata che culminò con il golden goal di Orlandini contro il Portogallo di Figo e Rui Costa. Dall’altra, la Germania, dove gioca suo figlio Nicolò, classe 2004, attaccante già a segno in questa edizione del torneo, cresciuto nell’Hannover e appena trasferitosi al Club Brugge.

Una sfida tra due nazioni e due identità che si intrecciano nella vita di Nicolò, nato a Cagliari, cresciuto a Gubbio, formato calcisticamente in Germania ma ancora legatissimo all’Italia. Fino a 12 anni sembrava destinato al tennis, dove brillava contro i coetanei Cobolli, Nardi, persino Rune. “Era già avanti nel tennis, faceva parte della nazionale italiana Under 12racconta in ESCLUSIVA Tresoldi senior È stata una decisione sofferta, ma a un certo punto bisognava fare una scelta ed ha optato per il calcio”.

Tu hai vinto un Europeo nel 1994. Vedi somiglianze con l’attualità? All’epoca affrontavate squadre più forti sulla carta, come capiterà oggi con l’Italia contro la Germania.

“Sì, diciamo che l’Italia ha nel suo DNA un modo di giocare che riesce a mettere in difficoltà gli avversari. Abbiamo vinto quattro Mondiali, siamo un paese di grande tradizione calcistica. Le partite sono sempre aperte. Anche ai nostri tempi affrontavamo la Francia, il Portogallo, con Zidane, Pires e altri grandi giocatori, eppure siamo riusciti a fare l’impresa“.

Com’è nata l’opportunità per Nicolò di trasferirsi in Germania e giocare nell’Hannover?

“Non ci siamo trasferiti per il calcio. È stata una scelta familiare. Mia moglie lavorava in giro per l’Europa e cambiavamo spesso città e nazione. È stata un’opportunità di vita, un’esperienza. In realtà stavamo per andare in Inghilterra, e poi invece ci siamo spostati in Germania. Nico ha iniziato a giocare a scuola e poi è entrato in un settore giovanile come tanti ragazzi e ha fatto tutta la trafila”.

Nicolò Tresoldi, ex Hannover

Nicolò Tresoldi, ex Hannover

“Anzi, in realtà aveva iniziato a giocare a tennis in Italia da piccolo. Faceva parte della nazionale italiana under 12, ed era più avanti nel percorso professionale con il tennis che col calcio. Il calcio è arrivato più tardi”.

Alla luce del tuo passato da calciatore, sarebbe stato difficile puntare sul tennis…

È stata una scelta molto difficile. A 13 anni non è facile scegliere tra due passioni. Anche il tennis lo affascinava molto. Io stesso sono un tennista dilettante, mi piace giocare. È stata una decisione sofferta, ma a un certo punto bisogna fare una scelta ed ha scelto il calcio”.

Continuate a seguire il tennis in famiglia?

“Sì, sia io che Nicolò lo seguiamo tantissimo. Siamo grandi appassionati. Nicolò ha giocato con ragazzi che frequentavano i centri federali e che ora fanno parte della macroarea. Ha giocato con Nardi, Cobolli, ancora oggi si sentono, si seguono a vicenda su Instagram.  Anche Bove giocava nella Roma e a tennis con Cobolli, poi hanno fatto scelte diverse: uno ha scelto il calcio, l’altro il tennis. Ci conoscevamo, ci si incontrava nei tornei. È un mondo particolare”.

Il percorso positivo con la maglia dell’Hannover è valsa Nicolò la chiamata del Club Brugge: che tipo di opportunità rappresenta questo trasferimento?

“Quando ci ha contattati il Brugge, c’è stato subito entusiasmo, anche da parte di Nicolò. Sapevamo cosa rappresenta il club in termini di sviluppo dei giovani. È un’opportunità enorme, tecnica, umana e mentale. È chiaro che ci saranno difficoltà, ma anche un’occasione importantissima da sfruttare al meglio. Siamo molto contenti di questa nuova esperienza“.

Nicolò Tresoldi, ex Hannover

Nicolò Tresoldi, ex Hannover

Per quanto riguarda la Nazionale, Nicolò ha scelto la Germania… 

“Nei primi quattro anni non aveva i documenti per essere selezionato. Dopo cinque anni è possibile ottenere il secondo passaporto. Ha fatto l’Under 19, poi l’Under 21. Ha fatto tutto il percorso scolastico in Germania, quindi era in linea con i parametri.

C’è mai stato un rimpianto per non aver scelto la Nazionale Italiana? Vi siete confrontati su questo?

No, non c’è mai stato alcun contatto da parte dell’Italia. Ha fatto tutto il percorso in Germania, dove è arrivato a 13 anni, dopo la terza media, e si è sentito subito a casa. Ha imparato la lingua, è cresciuto lì, ha avuto le sue prime esperienze professionali. Si sente parte di quel mondo, anche se restiamo molto legati all’Italia. Abbiamo ancora una vita a metà tra Italia e Germania. Ora ci sposteremo tutti in Belgio. Viviamo esperienze che ci arricchiscono e cerchiamo di sfruttarle al massimo”.

 

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A proposito di Italia, Nicolò è milanista. Oltre a papà Emanuele chi sono i suoi idoli?

“Io non sono il suo idolo (ride, ndr), non facciamo nemmeno lo stesso ruolo! Io sono interista, lui è sempre stato milanista. Quando era piccolo era innamorato di Inzaghi, ad ogni gol che segnava gridava “Pippo Pippo”, è stato il suo primo idolo”.

Nicolò Tresoldi, Club Brugge

Nicolò Tresoldi, Club Brugge

Prossima tappa Brugge. Pensi che un giorno giocherà in Italia?

“Credo che sia un’aspirazione naturale. Milano ha sempre avuto un certo richiamo. Ma ora serve più focus sulla realtà e meno sui sogni. L’Italia resta nel cuore, anche per il legame con Cagliari e con la Sardegna. Il campionato italiano resta prestigioso, ma oggi il calcio è molto più ampio, globale. È difficile programmare tutto. Oggi ci sono dieci mondi diversi nel calcio, rispetto ai miei tempi”.

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