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ESCLUSIVA – “Ho smascherato il sistema. E non è finita”: Luca Sgarbi (Le Iene) racconta l’inchiesta che scuote il calcio giovanile
La nostra intervista esclusiva a Luca Sgarbi, autore dell’inchiesta de Le Iene sul caso Salvatore Bagni. I retroscena e tutto quello che c’è dietro al sistema malato del “pagare per giocare”.

Intervista a Luca Sgarbi: dentro il cuore dell’inchiesta che ha scosso il calcio giovanile italiano
Mentre l’inchiesta de Le Iene sul caso Bagni e il sistema di denaro illecito nel calcio continua a far discutere, MondoPrimavera ha intervistato in esclusiva Luca Sgarbi, l’inviato che ha ideato e condotto l’operazione sotto copertura. Un racconto lucido, crudo e carico di tensione etica, che va oltre il singolo caso per svelare un sistema diffuso, tollerato e spesso ignorato, ma che riguarda migliaia di giovani calciatori e le loro famiglie. Dall’origine dell’indagine ai retroscena emotivi, passando per i silenzi del calcio italiano e le responsabilità condivise: Sgarbi ci accompagna nel lato oscuro del pallone, dove il talento non basta e il sogno spesso ha un prezzo. Di seguito la nostra intervista esclusiva a Sgarbi.
Com’è nata l’inchiesta: anni di indizi e la voglia di dimostrare
“Avevo già fatto inchieste simili in passato, ma mi era sempre mancata la parte finale, quella dell’effettivo passaggio di soldi dentro la società. Adesso mi sono detto di volerla fare al massimo potenziale possibile. Sapevo di poter avere in mano, potenzialmente, un caso abbastanza grosso. Ho agito spinto dalla voglia di dimostrare”.
“L’inchiesta è nata molti anni fa. Sono sempre stato nel mondo del calcio, avevo sentito delle chiacchiere su questo tema, ma ignoravo quanto fosse profondo. Sto cercando di provare quanto sia esteso questo sistema, portandone le effettive prove, e non soltanto la parola di alcune persone che hanno vissuto qualcosa di simile sulla loro pelle. Mi ha sempre mosso questo, la volontà di dimostrare che non si trattasse soltanto di chiacchiere”.
La rete del sistema. Sgarbi: “Non andavo a caso, i nomi erano sicuri”
“Mi sono informato, e in gran parte delle inchieste che ho condotto su questo caso, sapevo di non andare a caso, ma su nomi abbastanza ‘sicuri’. Alla fine, al di là di Salvatore Bagni (qui il video completo della puntata de Le Iene col servizio di Sgarbi, ndr), il fenomeno è talmente esteso e radicato da decenni che, anche dirigenti o procuratori che non sono avvezzi a questi comportamenti, possono farsi ingolosire dal sistema. Detto ciò, i personaggi che si sono visti e quelli che si vedranno nelle prossime puntate, non sono dei santi”.

Luca Sgarbi (Le Iene) con Salvatore Bagni
Il calcio giovanile oggi: “Un obbligo che pesa sulle piccole società”
“Nel sistema attuale le società non sono incentivate a puntare sul settore giovanile. Alcune sono illuminate, per visione o possibilità di farlo, ma la maggior parte, soprattutto le piccole e le medie società, si trovano in una situazione in cui sono obbligate per legge a fare il settore giovanile, che per loro rappresenta un puro esborso. Credo che trovare delle agevolazioni sui vivai, aiutandoli a effettuare degli investimenti o tramite sgravi fiscali a livello statale, aiuterebbe a disinnescare il problema che sto dimostrando. Perché oggi le società vedono i settori giovanili come un impegno economicamente gravoso e i dirigenti hanno in mano un potere enorme per fare soldi in maniera illecita sfruttando le famiglie e i ragazzi. Sanno di poterci guadagnare sopra”.
Omertà, vergogna e verità: “Un malcostume che tutti conoscono”
“Molti hanno detto ironicamente “ah sì, bella scoperta”. Quando fai un programma televisivo come Le Iene – spiega Sgarbi – a volte non hai l’onere di essere il primo a scoprire qualcosa. A me non interessava portare qualcosa di nuovo in assoluto, ma dimostrare come avviene. E mi sono stupito di come sia un malcostume così tanto diffuso, che incide sul sogno di ogni bambino italiano. Magari chiunque viva il calcio da anni lo conosce, ma le persone all’esterno non ne sono al corrente. Ho trovato un livello di omertà altissimo, anche tra i calciatori stessi. Loro sono i primi a vergognarsi di aver pagato, perché questo rimetterebbe in discussione tutto il loro percorso calcistico. E voglio raccontarti un caso specifico”.
Quando il sogno diventa debito: il caso del talento arrivato in Nazionale
“Tanti anni fa il papà di un giocatore di altissimo livello tecnico, che ha giocato in Serie A e in Nazionale, mi ha rivelato di aver dovuto ipotecare terreni e case per investire tutto su suo figlio. Gli è stato chiesto un investimento familiare talmente corposo che, se il figlio non fosse arrivato più in alto della B, suo padre sarebbe stato rovinato economicamente. Per sua fortuna il figlio ha poi giocato in grandi club e in Nazionale, ma se così non fosse accaduto, avrebbe avuto conseguenze economiche gravi. E, ripeto, si parla di un giocatore molto forte, con talento e bellissimo da vedere. Eppure anche in quel caso è stato necessario passare attraverso questo sistema. Se non avesse avuto la possibilità di pagare, magari si sarebbe perso tra i dilettanti”.

Luca Sgarbi
Nessuno è innocente: anche le famiglie alimentano il sistema
“Credo che questa inchiesta aiuterà, perché quello che è uscito non è neanche il 5%. Ma rimango pessimista. Il sistema è difficile da estirpare, non vorrei passasse il concetto che i cattivi sono soltanto le società, i dirigenti e i procuratori. Le famiglie non sono anime candide e i genitori spesso sono i primi promotori di comportamenti simili per agevolare il percorso del figlio. Come si vedrà in seguito, nessuno – se non in maniera palesemente ipocrita, spiega Sgarbi – è interessato al progetto di crescita del ragazzo come giocatore. Sono solo preoccupati che abbia un livello minimo tale da non metterli in imbarazzo. Se paga, e non è un paracarro, per capirsi, e sa correre e calciare un minimo il pallone, per loro va bene. È un po’ poco, no?”.
Umanità e trappole: Sgarbi esca e carnefice allo stesso tempo
“Ho vissuto sensazioni particolari. Nel caso di Bagni, io ero sia l’esca che il carnefice della persona che ha sbagliato, che avevo davanti. Si possono vivere sentimenti contrastanti, perché l’umanità emerge e vedi una persona in difficoltà, sai le conseguenze che ci saranno nei suoi confronti. Però poi pensi a ciò che quelle persone stanno facendo. Sono persone che non hanno problemi ad arrivare alla fine del mese. Fanno dei mestieri belli, nel mondo del calcio, e sono talmente avidi – e non parlo nello specifico di Bagni, ma in generale – che è terrificante quanto buttino tutto sul puro discorso economico. Utilizzano metodi terribili e fanno male a un sistema seguito da milioni di persone. E c’è una domanda che mi ha smosso particolarmente”.
Una domanda che pesa sul calcio italiano e cosa aspettarsi dalle prossime puntate
“Com’è possibile che un sistema calcio come quello italiano, che dal 1930 al 2005, più o meno, ha prodotto senza sosta calciatori di livello sopraffino, negli ultimi vent’anni abbia smesso di farlo? Ai massimi livelli, salvo poche eccezioni come magari Donnarumma e Barella, non ci sono italiani. Delle domande dobbiamo farcele. Gli altri paesi, paragonabili a noi per storia e bacino d’utenza – come Francia, Inghilterra, Germania – continuano a produrre giocatori di altissimo livello. Perché da noi questo si è arrestato, non da cinque anni, ma da venti? Sarà una domanda banale e populista, ma fa riflettere molto”.
Cosa aspettarsi in futuro? Sgarbi dà appuntamento alle prossime puntate de Le Iene: “Nelle prossime puntate si alzerà il livello. Saranno coinvolti altri ex calciatori famosi, non ci si fermerà alla Serie C ma ci saranno casi riguardanti anche la B e la A”.
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