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ESCLUSIVA MP – Grabbi: “Nicolussi Caviglia, mentalità vincente. Può dare tanto all’Italia”. E sul legame con la Juve…

Dai Pulcini della Juventus alla convocazione in Nazionale: Corrado Grabbi racconta, in esclusiva, la crescita di Hans Nicolussi Caviglia, un talento guidato da passione, sacrificio e mentalità vincente.

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Hans Nicolussi Caviglia

Nicolussi Caviglia raccontato da Grabbi, il suo primo allenatore

Hans Nicolussi Caviglia non è mai stato un ragazzo qualunque sul campo. Corrado Grabbi, che lo ha allenato dai Pulcini fino all’Under 14 nella Juventus, lo ricorda come un bambino già straordinariamente maturo, con una passione travolgente e una fame di migliorarsi che pochi possedevano. Ricorda episodi che parlano da soli: un derby in cui, dolorante per una botta alla caviglia, tornò in campo e segnò subito dopo, o le ore passate a provare tiri da solo nella gabbia del campo, incapace di staccarsi dal pallone.

Hans si ispira a Johan Cruyff, il suo mitogli piace anche De Bruyne, ma porta sulle spalle il numero 14, un omaggio alla leggenda olandese. Ma non è solo ammirazione: è un modello da studiare, assimilare e trasformare in stile personale. Oggi, il percorso che lo ha portato dalla Juventus al Sudtirol, dalla Salernitana al Venezia e infine alla Fiorentina trova il suo coronamento nella prima chiamata in Nazionale maggiore: la doppia sfida di qualificazione mondiale contro Estonia e Israele premia anni di sacrifici, mentalità vincente e capacità di soffrire nei momenti più duri.

L’intervista a Grabbi

Quando hai incontrato Hans per la prima volta nei Pulcini, quale fu la tua prima impressione? Quali qualità, tecniche o caratteriali, ti colpirono subito in lui?

“Sin da bambino aveva una grandissima mentalità e una passione straordinaria per il gioco, che ancora oggi rappresentano i suoi punti di forza. Mostrava già attitudini molto importanti, sia dal punto di vista tecnico che comportamentale. Penso che il suo atteggiamento e la sua mentalità siano state le armi vincenti lungo tutto il suo percorso”.

 

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Ricordi un episodio o una partita in cui già si notava il suo talento speciale?

“Ricordo una partita, un derby. Hans prese una botta alla caviglia e uscì piangendo dal dolore vicino alla panchina. Gli dissi: “Dai Hans, non mollare, non è niente, vedrai che adesso rientri in campo e fai gol”. Era molto dolorante, ma aveva la mentalità giusta, quella della Juventus. Strinse i denti, rientrò in campo e segnò subito dopo. Questo episodio racconta molto di lui”.

Da bambino come si approcciava agli allenamenti e come viveva il rapporto con i compagni?

“Era un esempio per i suoi compagni, soprattutto per quanto riguarda la mentalità. Chiedevo sempre ai ragazzi cosa non dovessero mai sbagliare, e loro rispondevano ‘l’atteggiamento’. Ho avuto la fortuna di allenarlo per cinque anni consecutivi, dall’Under 9 all’Under 14, e per me l’atteggiamento e l’educazione erano fondamentali.

Aveva una grande passione per il calcio: ci fermavamo spesso a provare i tiri, passavamo tanto tempo sul campo. Si era creato un legame molto forte con tutto il gruppo dei 2000, un rapporto che andava oltre il semplice ruolo di allenatore: mi considero più un istruttore, e con i ragazzi si sviluppò anche un grande affetto personale.

Qual è il ricordo più bello di quel periodo che conservi nel cuore?

“Ne ho tanti, ma quello che porto dentro non è legato al campo. Quando Hans ebbe un serio problema al ginocchio, venne a vivere a casa mia per dieci giorni durante il periodo di recupero. Era già successo da bambino, quando dormiva a casa mia con un compagno prima delle trasferte per risparmiarsi il viaggio da Valle d’Aosta.

In quel momento difficile ho capito quanto fosse importante esserci per i ragazzi anche quando le cose non vanno bene. Hans si sentiva a casa con me, e questo per me è stato un gesto d’amore autentico, un valore assoluto”.

Nicolussi Caviglia Juventus

Nicolussi Caviglia Juventus

Ha fatto tutta la trafila nella Juventus, poi Sudtirol, Salernitana, Venezia e oggi Fiorentina. Come lo hai visto maturare come calciatore e come persona?

“Hans è sempre stato un ragazzo molto maturo, anche da piccolo. Aveva una passione immensa per il gioco e un’applicazione mentale incredibile. L’infortunio è stato un momento molto duro, l’ho vissuto accanto a lui e so quanto abbia sofferto, ma credo che lo abbia fortificato ulteriormente.

Quando è uscito da quel periodo buio ero convinto che la strada sarebbe stata in discesa. Vederlo soffrire è stato difficile anche per me, ma sapevo che quella sofferenza sarebbe diventata una spinta in più per il suo successo. Sono certo che continuerà a togliersi grandi soddisfazioni grazie alla sua mentalità straordinaria”.

 

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Non ti sorprende, dunque, la sua convocazione in azzurro?

“Assolutamente no. Il valore di un giocatore come Hans è evidente. Ha qualità mentali, tecniche e fisiche che, con il tempo e l’esperienza, lo avrebbero portato dove si trova oggi. Ne ero convinto”.

Cosa può dare alla Nazionale di Gattuso?

“Hans può offrire grande professionalità, mentalità vincente, tecnica raffinata e umiltà. È un ragazzo dedito al lavoro, e questo è ciò che lo rende un atleta vero. Ha una forte cultura del lavoro, e penso che questo sia il suo valore più grande”.

Pensi che Hans, un giorno, possa ritagliarsi un ruolo importante anche nel centrocampo della Juventus?

“Io glielo auguro con tutto il cuore, perché so quanto sia legato alla Juventus. Io e lui siamo due juventini veri, amiamo la Juve e l’abbiamo sempre dimostrato, ognuno nel proprio percorso.

Il suo sogno, credo, sarebbe quello di tornare un giorno a vestire quella maglia. Che poi resti alla Fiorentina o vada altrove, non lo so, ma sono sicuro che Hans farà di tutto per raggiungere i massimi livelli, migliorandosi continuamente. La sua forza, come ho detto più volte, è nella testa”.

Corrado Grabbi

Corrado Grabbi

Quali caratteristiche del suo gioco lo rendono un centrocampista moderno e completo?

“Ha una tecnica straordinaria: calcia la palla come pochi, sia su palla inattiva che in movimento, con passaggi corti o lunghi di grande qualità. A tutto questo aggiunge dinamicità, capacità di soffrire in campo e una grande intelligenza tattica. Vederlo calciare o impostare il gioco è un piacere per chi ama la tecnica pura”.

Guardando al suo percorso, oltre alla mentalità, qual è secondo te l’elemento che lo ha portato a raggiungere questi traguardi straordinari?

“La capacità di soffrire nei momenti difficili e la perseveranza. Questi due elementi, insieme alla mentalità, lo hanno portato dove è ora. Hans ha sempre avuto una passione travolgente per il calcio: spesso dovevamo mandarlo via dal campo perché non voleva smettere di allenarsi. A volte restava da solo, con la palla, nella gabbia, a provare e riprovare. Questa passione è il suo vero punto di forza”.

Si ringrazia la società FC Juventus e mister Corrado Grabbi per la gentile concessione dell’intervista.

Riproduzione consentita previa citazione della fonte Mondoprimavera.com.

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