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ESCLUSIVA MP – Albinoleffe, un’accademia del pallone: lungimiranza, stadio di proprietà, formazione e mentalità da Serie A
Dal vivaio alla prima squadra, passando per uno stadio di proprietà che fa scuola in Serie C: il modello Albinoleffe raccontato da chi lo vive ogni giorno.

Riuscire a valorizzare i giovani in un territorio che pullula di grandi club non è un’impresa semplice. Eppure l’Albinoleffe, anno dopo anno, riesce a lanciare calciatori pronti a spiccare il volo, come dimostra l’esempio di Mohamed Ali Zoma, approdato di recente al Norimberga dopo un lungo percorso nel vivaio seriano.
Per capire i segreti di questa “accademia del pallone”, abbiamo intervistato in ESCLUSIVA Marco Malenchini, responsabile del settore giovanile, che ci ha condotto dietro le quinte di un progetto solido e lungimirante, che va oltre il rettangolo verde e trova nelle strutture di proprietà, nella formazione umana e nella fiducia delle famiglie i suoi punti di forza.

Marco Malenchini, responsabile Settore Giovanile Albinoleffe – Foto Berardi / U.C. AlbinoLeffe
Il vostro progetto giovanile nasce in un territorio molto competitivo, dove ci sono realtà come Atalanta, Milan e Inter. Perché avete scelto un modello di reclutamento così mirato al territorio, entro i 40 km dal campus?
“La scelta è stata chiara fin dall’inizio: volevamo dare un segnale al territorio. Puntiamo a valorizzare i ragazzi della zona, creare una sorta di “accademia del pallone” radicata qui. In questo modo, oltre a formare calciatori, costruiamo un legame forte con la comunità. I ragazzi restano con noi per un percorso lungo, anche 7-10 anni, e questo tempo diventa fondamentale per la loro crescita tecnica, personale e caratteriale”.
In Serie C siete l’unico club ad avere stadio e centro sportivo di proprietà. Quanto incidono queste strutture sulla qualità del lavoro e sulla credibilità del progetto?
“Avere strutture nostre è un valore enorme, ci dà un vantaggio competitivo. Significa organizzazione, stabilità e la possibilità di lavorare quotidianamente con metodologie coerenti. I ragazzi percepiscono un ambiente professionale, che ricorda da vicino realtà di Serie A. Questo aumenta anche la fiducia delle famiglie e rende credibile il nostro progetto”.

Stadio Albinoleffe – Foto Berardi / U.C. AlbinoLeffe
Il vostro lavoro copre tutta la filiera, dall’U7 alla Primavera. Quali sono le tappe più delicate nella formazione dei ragazzi e come garantite coerenza metodologica lungo il percorso?
“Le fasi più delicate sono quelle dell’adolescenza, dove spesso si rischia di perdere ragazzi per motivi extrasportivi. Per questo è fondamentale avere un metodo chiaro e condiviso. Ogni categoria lavora seguendo linee guida comuni, con allenatori che si parlano e collaborano: così il percorso è coerente e continuo”.
Spesso sottolineate il ruolo educativo del vivaio. Quali strumenti utilizzate per accompagnare i giovani anche nella crescita scolastica e personale?
“La scuola e la persona vengono prima del calciatore. Collaboriamo con le famiglie, monitoriamo i risultati scolastici e cerchiamo di trasmettere valori di rispetto e responsabilità. Non tutti faranno i professionisti, ma tutti devono uscire dal nostro percorso arricchiti come persone”.

Primavera Albinoleffe – Foto Berardi / U.C. AlbinoLeffe
In media un ragazzo resta con voi 10-11 anni. Come viene favorito il passaggio dal settore giovanile alla prima squadra?
“È un percorso lungo e complesso, che richiede strategia e condivisione a livello societario. Chi dimostra di avere qualità adeguate al salto viene gradualmente inserito, prima con gli allenamenti, poi con le convocazioni e infine con minuti in campo. È un lavoro di perfezionamento e di fiducia reciproca a completamento del passaggio al professionismo”.
Le vostre squadre giovanili sono competitive, ma avete ribadito che il risultato non è la priorità. Come riuscite a conciliare crescita e ambizioni di classifica?
“Il risultato è la conseguenza del lavoro, non l’obiettivo. Se i ragazzi crescono bene, imparano a giocare e sviluppano valori come il sacrificio e la collaborazione, i risultati arriveranno naturalmente. Ma il nostro focus resta sempre la formazione“.

Gianfranco Andreoletti, presidente Albinoleffe – Foto Berardi / U.C. AlbinoLeffe
Il presidente Andreoletti siede anche nel direttivo FIGC del settore giovanile e scolastico. Quanto incide questa sensibilità istituzionale sulle vostre scelte?
“Incide molto. La sua esperienza e il suo ruolo ci permettono di essere sempre aggiornati, di investire con lungimiranza e di garantire così un ruolo realmente centrale al vivaio. Avere un presidente così vicino a queste tematiche è un punto di forza per tutta la società”.
Lo stadio di proprietà ha creato anche un forte senso di comunità. Come costruite e mantenete il rapporto di fiducia con le famiglie?
“Con trasparenza e continuità. Coinvolgiamo le famiglie nel percorso, le rendiamo partecipi dei progressi e delle difficoltà dei loro figli. Lo stadio, il centro sportivo e le nostre strutture sono un punto di riferimento: diventano luoghi dove non si cresce solo calcisticamente, ma anche come comunità“.
Negli ultimi anni diversi ragazzi del vostro vivaio hanno fatto il salto: penso a Issa Doumbia, ora in Serie A, o a Mohamed Ali Zoma che ha firmato con il Norimberga. Quanto contano questi esempi per le nuove generazioni?
“Contano tantissimo. Sono la dimostrazione che lavorando con serietà, sacrificio e pazienza si può arrivare in alto. Zoma, partito dai pulcini e arrivato al calcio internazionale, rappresenta al meglio la nostra filosofia. Per i ragazzi più piccoli è la prova concreta che il percorso fatto qui ha valore reale“.
Si ringrazia la società UC Albinoleffe per la gentile concessione dell’intervista
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