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Delprato, un viaggio per Atalanta-Parma: “Gara speciale per noi. Italia? La pre convocazione una sorpresa”
Atalanta-Parma, una partita speciale per la famiglia Delprato: papà Ivan racconta in esclusiva il passato di Enrico tra le file orobiche

Atalanta-Parma, una partita speciale per la famiglia Delprato: papà Ivan racconta in esclusiva il passato di Enrico tra le file orobiche
Il confronto tra Atalanta e Parma, in programma alle 20:45 al Gewiss Stadium, avrà un significato particolare per Enrico Delprato, capitano dei gialloblù e bergamasco doc. Classe 1999, Delprato è cresciuto nel settore giovanile dell’Atalanta, vestendo la maglia nerazzurra per 13 stagioni, fino al trionfo nel campionato Primavera del 2019. Una sfida dal sapore speciale anche per la sua famiglia, da sempre legata alla città e ai colori nerazzurri: papà Ivan, ex calciatore cresciuto proprio nelle giovanili della Dea, è intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni per raccontare emozioni, ricordi e il bilancio di questa prima stagione in Serie A del figlio Enrico.

Enrico Delprato Parma
L’Atalanta e le emozioni in famiglia
Che partita è per la famiglia Delprato questa sfida contro l’Atalanta, considerando che lei stesso è stato un ex giocatore dell’Atalanta ed Enrico è cresciuto nel vivaio nerazzurro?
“Non è sicuramente una partita come le altre, né per noi in famiglia né per Enrico. Ha trascorso credo 12-13 anni nell’Atalanta, è praticamente nato lì. Siamo di Bergamo, io stesso ho avuto un passato in quella società, quindi è una partita molto sentita. Conosciamo tanti tifosi atalantini e per questo sarà una sfida particolare, soprattutto per Enrico. Ma torniamo molto volentieri allo stadio di Bergamo”.
Parliamo dell’Atalanta: stagione molto positiva, qualificazione alla Champions. Secondo lei cosa manca ancora per competere fino in fondo per lo Scudetto?
“Competere per lo Scudetto non è semplice. Hanno cercato di tenere il passo di Napoli e Inter, e ci sono andati vicino. Forse nelle due partite di Champions contro il Bruges non erano al massimo, e lì si sono un po’ staccati anche in campionato. Avevano comunque le possibilità per lottare fino alla fine. Ora ci stiamo quasi abituando troppo bene: l’Atalanta in Champions è un traguardo storico. Vincere lo Scudetto sarebbe la ciliegina sulla torta, ma resta molto difficile per via delle realtà più attrezzate, anche se negli ultimi due anni si stanno giocando i primi posti”.

convocati Atalanta
Parma e le difficoltà negli scontri diretti
Per quanto riguarda il Parma, è stata una stagione dai due volti, con un cambio in panchina e la lotta salvezza ancora aperta. Che lettura dà della stagione?
“Va ricordato che il Parma è una squadra molto giovane, con poca esperienza in Serie A. Hanno iniziato bene, con entusiasmo e buon gioco. Poi c’è stato un periodo difficile prima dell’esonero di Pecchia, non sono riusciti a raccogliere i punti che avrebbero potuto. Con il cambio di allenatore è cambiato anche il sistema di gioco: sono diventati più solidi. Prima Pecchia puntava molto sull’offensività, e forse qualcosa si è pagato. Potevano chiudere prima il discorso salvezza, bastavano un paio di punti in più, ma hanno fatto anche ottimi risultati contro le squadre di livello. La difficoltà nei confronti diretti ha lasciato qualche dubbio, ma contro le prime 10-12 squadre sono arrivati punti importanti”.
Si è dato una spiegazione sul perché queste difficoltà nei confronti diretti?
“Forse contro le grandi volevano dimostrare che potevano competere, e quindi hanno avuto un approccio più determinato. Con le altre squadre è mancata un po’ di malizia, magari anche un po’ di umiltà in certe partite. Il gioco molto offensivo ha esposto la squadra, permettendo agli avversari di portare a casa punti. Con le grandi, invece, c’è stato un approccio più attento. Non so se è una questione di interpretazione delle partite, ma contro le big hanno fatto ottime prestazioni”.
Delprato, l’osservato speciale di Spalletti
È stata la prima stagione in Serie A per Enrico. Come lo hai visto da fuori?
“L’ho seguito spesso allo stadio. È stata una stagione in crescita. Anche Spalletti è venuto più volte a visionarlo, ed è stato vicino alla maglia della nazionale maggiore. C’era curiosità da parte sua, e ha capito che può starci. Ha fatto buone prestazioni, sta acquisendo personalità, anche perché è capitano del Parma già da un paio d’anni. È riuscito anche a segnare qualche gol, quindi è contento. Spera di concludere bene la stagione con il Parma, è il suo primo obiettivo. La Serie A è un campionato di altissimo livello, soprattutto fisico, ed è lì che vuole restare”.
Avete parlato della possibilità di indossare la maglia della nazionale maggiore?
“Sì, ha ricevuto una pre convocazione circa tre mesi fa. È stata una sorpresa, ma una grande soddisfazione per lui e per noi. Non ci aveva mai pensato davvero, l’ha vissuta bene, anche se poi non è arrivata la convocazione ufficiale. È comunque un obiettivo che potrebbe tornare. Se continuerà a giocare a questi livelli, l’età è giusta per migliorare ancora. Come diciamo sempre, sono le prestazioni che fanno la differenza per arrivare alla Nazionale”.
Ha avuto modo di confrontarsi con mister Spalletti durante il periodo della pre convocazione?
“No, non ha parlato con lui. C’è stata la pre convocazione, ma nessun contatto diretto. Gli sono arrivate voci, ma era un pre allarme come tanti altri”.

Enrico Delprato Parma
L’arrivo di Chivu
Ha accennato al cambio in panchina: Enrico le ha detto qualcosa sul dispiacere per l’addio di Pecchia, visto anche il legame costruito?
“Sì, era dispiaciuto. Aveva e ha ancora un ottimo rapporto con Pecchia, sono stati insieme quasi tre anni. C’era incertezza su Chivu, essendo alla sua prima esperienza. Però ha subito visto un allenatore con personalità e idee chiare. Ha cercato soluzioni diverse rispetto a Pecchia, ha dato più solidità con il 3-5-2. Non so se sia il modulo ideale per lui, ma serviva in quel momento e i risultati gli hanno dato ragione. Per i giocatori, a volte, i cambi possono essere difficili, ma l’importante è dare sempre il massimo, e questo Enrico l’ha fatto. Con Pecchia avevano costruito un gruppo che ha ottenuto la promozione, ma forse in quel momento un cambio era necessario, perché la squadra era in difficoltà”.
Lo scorso anno mi aveva detto che vedeva bene Enrico come braccetto destro in una difesa a tre. Con Chivu, invece, lo abbiamo visto anche a centrocampo, largo a destra. Come lo vede in quel ruolo?
“Lo ha utilizzato in un paio di partite come quinto a destra, ma ha giocato anche nei tre dietro. Domenica scorsa, per esempio, con l’uscita di Leoni contro il Napoli, è tornato nei tre dietro. Come ti dicevo, lo vedo meglio nei quattro o nei tre dietro. Ha giocato anche bene come quinto, come a Firenze. Ha capacità di adattamento. Ha fatto il centrale tante volte, quindi può ricoprire più ruoli: centrale, terzino, quinto. Dipende dalle esigenze della squadra. Se serve più copertura, può fare il quinto. Se serve più spinta, meglio usarlo nei tre dietro. Sono tutte scelte che spettano all’allenatore”.
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