Calciomercato
Mai più un caso Huijsen: Juve, imparata la lezione. Ora tocca a Comolli e Tudor
Dean Huijsen al Real per 60 mln: Juve beffata. Il nuovo corso dovrà puntare sui giovani e non svenderli più. Lezione imparata?

Dean Huijsen al Real per 60 mln: Juve beffata. Il nuovo corso dovrà puntare sui giovani e non svenderli più. Lezione imparata?
L’immagine di Dean Huijsen sorridente con la maglia del Real Madrid numero 24, accanto a Florentino Perez e allo sfondo delle Coppe dei Campioni vinte dai blancos, resta un simbolo amaro per i tifosi della Juve. Non solo per ciò che rappresenta oggi, ma per quello che poteva essere a Torino e non sarà mai.

Dean Huijsen (Credit foto: M.C.)
Da prospetto a rimpianto
Dean Huijsen è uno di quei talenti che sembrano scritti nel destino del calcio moderno: alto, tecnico, personalità da veterano e una crescita costante. Scoperto giovanissimo e cresciuto nel vivaio della Juventus, ha scalato tutte le gerarchie, passando dalla Primavera alla Next Gen fino alla prima squadra con Massimiliano Allegri.
Un percorso che sembrava portarlo a un futuro stabile in bianconero. Invece, la svolta è arrivata nell’estate del 2024: cessione in Premier League per circa 15 milioni (più 3 di bonus e percentuale sulla rivendita). Poi il salto: sei mesi dopo, il Real Madrid lo acquista per 60 milioni, soffiandolo alla concorrenza europea.
Un errore che pesa
Huijsen è il caso più emblematico – e doloroso – di un errore di valutazione nella gestione sportiva della Juventus. Non solo per il talento cristallino lasciato andare troppo in fretta, ma anche per l’ingente perdita economica: la plusvalenza incassata impallidisce di fronte alla rivalutazione immediata fatta dai blancos. Per un club che punta da anni sull’autofinanziamento, perdere un asset del genere a un prezzo così basso è un colpo difficile da assorbire, soprattutto perché evitabile.
L’urgenza di una nuova mentalità
La riflessione va però oltre la singola operazione. C’è una cultura sportiva, in Italia, che fatica ad accogliere e valorizzare i giovani. Anche chi ha potenziale da top player mondiale, come Huijsen, spesso non riceve lo spazio necessario per sbocciare. La pazienza scarseggia, la fiducia si misura in minuti giocati, e il timore dell’errore pesa più dell’ambizione di costruire. Così, mentre altrove – in Spagna, Inghilterra, Germania – si scommette e si investe sui giovani, qui si preferisce venderli, magari al primo acquirente, per poi guardare con rammarico quando esplodono altrove.
La Juve cambia pagina: tocca a Comolli e Tudor
Con l’arrivo del nuovo direttore generale, Damien Comolli, e la conferma di Igor Tudor in panchina, la Juventus è chiamata a un cambio di rotta. Non solo tecnico, ma strategico. Il messaggio è chiaro: valorizzare le risorse interne, proteggerle, costruirci attorno. Il progetto Next Gen ha prodotto già diversi profili interessanti, e l’obiettivo dev’essere evitare che diventino solo plusvalenze immediate. Serve lungimiranza, serve una visione che permetta di credere nei giovani anche nei momenti di difficoltà.

Dean Huijsen
Dal rimpianto al rilancio
Il caso Huijsen brucia, è inevitabile. Ma può diventare una lezione utile. La Juventus ha tutte le carte per trasformare questo errore in un’opportunità futura. Lo scouting, la struttura del vivaio, la Next Gen: sono asset fondamentali che vanno messi al centro del progetto. Con lucidità, senza svendere alla prima offerta, ma costruendo un percorso credibile e duraturo. Perché il talento, se coltivato nel modo giusto, può diventare la vera chiave per tornare a vincere. E non c’è bisogno di cercarlo altrove, quando ce l’hai già in casa.
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