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Ventura: “Senza Mondiali dal 2014 e il problema è di sistema…”
Gian Piero Ventura denuncia il declino del calcio italiano: talenti in crisi, sistema malato, e un futuro sempre più incerto per la Nazionale.

Gian Piero Ventura denuncia il declino del calcio italiano: talenti in crisi, sistema malato, e un futuro sempre più incerto per la Nazionale
Dopo l’ennesima delusione internazionale, torna a farsi sentire la voce di Gian Piero Ventura, ex commissario tecnico della Nazionale italiana. In un’intervista a La Repubblica, non si è limitato a una semplice analisi tecnica, ma ha messo il dito nella piaga di un sistema che, secondo lui, è profondamente malato. “Il problema è di sistema – ha dichiarato – prima o poi qualcuno lo capirà. In Italia non si allevano più i talenti, è come se avessero vietato il dribbling”. Un’accusa severa, ma forse necessaria, per aprire un dibattito ormai improrogabile.

Gian Piero Ventura
Un movimento in stagnazione
L’Italia non partecipa a un Mondiale dal 2014 e, nonostante la vittoria all’Europeo del 2021, gli ultimi anni hanno confermato una crisi di fondo. L’Europeo 2024 rischia di essere ricordato come uno dei peggiori per prestazione e spirito, e la recente sconfitta pesante contro la Norvegia – tre gol incassati con disarmante facilità – ha ulteriormente confermato la fragilità di una Nazionale incapace di reggere il passo con le nuove potenze calcistiche europee.
Il talento che non c’è
Ventura denuncia la scomparsa del talento individuale, in particolare quello legato all’estro, alla creatività, alla capacità di “saltare l’uomo”, un tempo marchio di fabbrica del calcio italiano. “È come se avessero vietato il dribbling”, afferma con amarezza, suggerendo che l’approccio didattico nei vivai abbia progressivamente inibito l’espressione individuale a favore di moduli rigidi e automatismi. I giovani non osano più, non improvvisano, e il risultato è un gioco monocorde, prevedibile, spento.
Formazione, vivai, idee: il sistema da ripensare
Il problema non è solo tecnico, ma strutturale. I vivai sono sempre più poveri di qualità e meno orientati allo sviluppo del talento puro. I club preferiscono acquistare all’estero piuttosto che investire in progetti di crescita a lungo termine. I tecnici delle giovanili vengono giudicati in base ai risultati e non alla qualità del gioco o alla crescita dei ragazzi. Il “sistema” a cui fa riferimento Ventura è un insieme di scelte, abitudini e modelli che premiano l’immediatezza e il risultato, penalizzando la visione e la formazione.
La nostalgia di un calcio perduto
Non è solo nostalgia quella che traspare dalle parole dell’ex ct, ma il rimpianto per un’identità smarrita. L’Italia è stata terra di numeri 10, di registi illuminati, di ali imprevedibili. Oggi, a fatica si trovano profili simili nei grandi club. I pochi talenti che emergono spesso vengono schiacciati dalle pressioni o bruciati da gestioni frettolose. Il calcio italiano, un tempo scuola di eccellenza, sembra essersi dimenticato come si costruisce un campione.
Il futuro in bilico
La Nazionale è lo specchio di un movimento più ampio e l’immagine riflessa non è incoraggiante. Senza una riforma profonda del sistema, senza il coraggio di tornare a puntare sull’educazione tecnica e sull’inventiva, il rischio è di rimanere ancora fuori dalle grandi competizioni. Ventura lancia un allarme che non può più essere ignorato: il guasto è profondo e riguarda l’intero ecosistema del calcio italiano. Sta ora ai dirigenti, ai tecnici, alle istituzioni sportive scegliere se ascoltarlo o lasciar scorrere l’ennesima occasione di cambiamento.
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