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Quanto guadagna un calciatore della Primavera oggi in Italia

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Piede di calciatore (© Depositphotos)
Piede di calciatore (© Depositphotos)

Il sogno di diventare calciatore professionista accompagna migliaia di ragazzi italiani fin da bambini. Tuttavia, prima di raggiungere i grandi palcoscenici della Serie A, esiste un passaggio obbligato: il settore giovanile e, in particolare, la Primavera. Ma quanto guadagna un calciatore della Primavera in Italia? La risposta potrebbe sorprendere chi immagina cifre da capogiro già a 17 o 18 anni. La realtà è ben diversa dai contratti milionari che riempiono le pagine dei giornali sportivi.

I dati riportano che solo l’1-2% dei giocatori che militano nelle squadre Primavera riesce effettivamente ad approdare in Serie A o Serie B. Gli altri si disperdono tra Serie C, campionati dilettantistici o abbandonano del tutto il calcio giocato. Questo scenario rende ancora più importante comprendere quali siano i compensi reali, le tipologie contrattuali disponibili e le novità normative introdotte nel 2025 che hanno modificato il rapporto tra giovani calciatori e società.

Chi sono i “giovani di serie” e come funziona il tesseramento

Prima di addentrarsi nelle cifre, è fondamentale capire chi siano esattamente i protagonisti di questo mondo. La Federazione Italiana Giuoco Calcio ha definito con precisione le categorie di calciatori che popolano i settori giovanili delle società professionistiche, stabilendo regole specifiche per tesseramenti, vincoli e compensi.

L’articolo 33 delle Norme Organizzative Interne Federali definisce i “giovani di serie” come quei calciatori di età compresa tra i 14 e i 19 anni tesserati per società che militano nei campionati professionistici, ovvero Serie A, Serie B e Serie C. Un aspetto cruciale da comprendere è che questi ragazzi non sono ancora professionisti a tutti gli effetti: il loro rapporto con il club si basa su un addestramento tecnico, non su un contratto di lavoro sportivo.

Il vincolo di tesseramento varia in base all’età: chi viene tesserato prima dei 15 anni rimane legato alla società per due stagioni sportive, mentre chi arriva dopo questa soglia ha un vincolo di una sola stagione. Al termine di questo periodo, il giovane calciatore diventa libero, a meno che non abbia sottoscritto un contratto di apprendistato. Solo dal compimento dei 16 anni è possibile firmare il primo contratto da professionista vero e proprio.

Le novità normative del 2025

Il panorama contrattuale del calcio giovanile italiano ha subito varie trasformazioni nel 2025. Con il Comunicato Ufficiale 159/A del 30 gennaio 2025, la FIGC ha introdotto modifiche sostanziali all’articolo 33 delle NOIF, in seguito all’intervento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.

La novità principale riguarda il nuovo comma 2-ter, entrato in vigore dal 1° luglio 2025: il contratto di apprendistato professionalizzante può essere stipulato solo con il consenso esplicito del calciatore. In precedenza, le società potevano imporre unilateralmente questo tipo di contratto ai giovani tesserati.

Ora il ragazzo deve esprimere chiaramente la propria volontà, garantendo maggiore libertà di scelta sul proprio futuro. Inoltre, è stato stabilito un corrispettivo minimo per il diritto di opzione pari ad almeno il 5% del trattamento economico previsto per la prima annualità contrattuale.

Quanto guadagna un calciatore della Primavera: le cifre reali

Arriviamo quindi al cuore della questione: i compensi effettivi percepiti dai giovani calciatori. Le cifre variano enormemente in base a diversi fattori, dalla tipologia contrattuale al club di appartenenza, fino al ruolo ricoperto all’interno della squadra.

La differenza tra indennità e stipendio

Il primo aspetto da chiarire riguarda la natura stessa del compenso. Sul piano tecnico, i giovani di serie non hanno un rapporto di lavoro con il club: il loro legame è basato sull’addestramento sportivo, non su un contratto professionale. Questo si traduce in un trattamento economico molto diverso rispetto ai calciatori della prima squadra.

La situazione cambia radicalmente in base alla provenienza geografica del ragazzo. Un diciassettenne che lascia la Sicilia per giocare nella Primavera di un club lombardo affronta spese significative: affitto, pasti, spostamenti. In questi casi il club interviene con contributi che coprono le necessità quotidiane. Situazione opposta per chi cresce calcisticamente nella propria città: vivendo ancora in famiglia, raramente riceve compensi diretti dalla società.

Le fasce di compenso nel settore giovanile italiano

La media nazionale per un calciatore della Primavera si aggira intorno ai 1.500 euro netti al mese, una cifra paragonabile a quanto percepisce un giocatore di Serie D. Tuttavia, questa media nasconde differenze enormi tra le diverse situazioni.

Situazione contrattualeCompenso stimatoNote
Giovane di serie senza contratto (locale)0 €Nessuna indennità se vive in famiglia
Giovane di serie senza contratto (fuori sede)500 – 1.000 €/meseIndennità + vitto/alloggio
Giovane di serie con ruolo da titolare1.000 – 1.500 €/meseMedia nazionale circa 1.500 € netti
Top player Primavera2.000 – 5.000 €/meseBonus legati a prestazioni e interesse di altri club
Primo contratto professionistico (16-19 anni)21.239 € lordi/stagioneMinimo federale Serie A 2025/26
Primo contratto professionistico (20-23 anni)30.796 € lordi/stagioneMinimo federale Serie A 2025/26

Contratti di apprendistato: le percentuali per età

Per i giovani calciatori che sottoscrivono un contratto di apprendistato professionalizzante, i compensi sono calcolati come percentuale del minimo previsto per i professionisti. L’accordo collettivo tra AIC, Lega e FIGC stabilisce fasce precise:

  • 15-16 anni: 25% del minimo previsto per la fascia 16-19 anni
  • 17 anni: 30% del minimo previsto per la fascia 16-19 anni
  • 18-19 anni: 70% del minimo previsto per la fascia 16-19 anni
  • 19-23 anni: 75% del minimo previsto per la fascia over 24

Un apprendista di 17 anni in Serie A guadagna quindi circa 6.370 euro lordi a stagione, corrispondenti al 30% del minimo di 21.239 euro. Una cifra che, spalmata su dodici mesi, equivale a poco più di 500 euro lordi mensili.

Fattori che influenzano lo stipendio di un giovane calciatore

Quando si parla di stipendio, diverse variabili entrano in gioco, creando disparità significative anche tra coetanei che giocano nello stesso campionato.

Il peso del club di appartenenza

I club di Serie A possono garantire compensi più alti ai giovani calciatori grazie a fonti di ricavo più consistenti, come merchandising, diritti televisivi e sponsorizzazioni. Tra gli sponsor, spesso compaiono anche società legate al settore dei casinò, che contribuiscono ad aumentare la visibilità mediatica e l’attrattiva del club. Ad esempio, Cagliari, Torino, Udinese, Napoli e Pisa hanno partnership con Bet365, l’Inter ha siglato la scorsa stagione un accordo con Betsson, mentre Betway è diventato partner del Bologna, tutti operatori presenti nella lista casinò AAMS.

Questo circolo virtuoso tra visibilità e risorse si traduce in maggiori investimenti per infrastrutture, staff tecnico e compensi dei giovani calciatori. Di conseguenza, la Primavera di una grande squadra può offrire condizioni economiche e strutturali che una società di Serie C difficilmente riuscirebbe a eguagliare. Inoltre, le società con fatturato inferiore ai 5 milioni di euro beneficiano di agevolazioni fiscali per i calciatori under 23, un ulteriore elemento che influenza le strategie di investimento sui giovani.

Età, ruolo e potenziale riconosciuto

La progressione anagrafica rappresenta il primo fattore di differenziazione. Man mano che un giovane si avvicina all’età in cui può aggregarsi stabilmente alla prima squadra, il suo trattamento economico tende a crescere. I club investono di più su chi è prossimo al debutto tra i professionisti.

Anche il ruolo in campo incide: attaccanti e centrocampisti offensivi con buone statistiche realizzative attirano maggiori attenzioni e, di conseguenza, possono spuntare condizioni migliori. L’interesse di altri club, italiani o esteri, rappresenta una leva negoziale importante. Quando una società percepisce il rischio di perdere un talento, diventa più propensa a migliorare l’offerta economica. Il valore del cartellino, già in Primavera, può raggiungere centinaia di migliaia di euro per i prospetti più interessanti.

Un tema che si inserisce anche nella riflessione di Cesc Fabregas sul sistema italiano: secondo l’allenatore del Como, il nostro calcio fatica ancora a valorizzare pienamente i giovani e ad accelerarne i percorsi come avviene in altri Paesi europei.

Il diritto al contratto professionistico

La normativa federale prevede che un giovane di serie possa acquisire il diritto alla qualifica di professionista raggiungendo determinate soglie di presenze nella stessa stagione sportiva:

  • Serie A: almeno 10 gare di campionato o Coppa Italia
  • Serie B: almeno 12 gare
  • Serie C: almeno 15 gare
  • Serie A Femminile: almeno 15 gare

Una volta maturato questo diritto, la società è tenuta a proporre un contratto da professionista. La durata massima varia in base all’età: tre stagioni sportive per i minorenni, cinque per i maggiorenni. Queste presenze devono essere accumulate con la stessa società nel corso di un’unica stagione.

Quando un giovane calciatore firma il suo primo contratto professionistico, scatta un meccanismo economico importante: il premio di formazione tecnica. Si tratta di un compenso che la società acquirente deve versare a tutte le società che hanno contribuito alla crescita del giocatore, dai 10 ai 21 anni.

Il calcolo del premio si basa su tre elementi: il valore base pubblicato annualmente dalla FIGC, il coefficiente categoria della società che stipula il contratto e la durata contrattuale. Per le società dilettantistiche formatrici, le quote vengono raddoppiate quando il giovane firma con un club professionistico, un incentivo pensato per valorizzare il lavoro dei vivai minori.

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