Il calcio dei grandi
Champions League, è il trionfo di Luis Enrique: Psg macchina perfetta, e quella promessa a Xana…

Champions League, il Psg trionfa
E’ stato un K.O. tecnico, quello dell’Inter nella finale di Champions League contro il Psg di Luis Enrique. Manifesta superiorità dei parigini, che sono passati sopra alla squadra di Inzaghi, smarrita e con la sensazione che non avesse le risorse mentali e fisiche per impensierire gli avversari. Una notte che in parte depotenzia l’impresa in semifinale col Barcellona, e che invece restituisce al tecnico spagnolo lo spessore che spesso in troppi non gli hanno riconosciuto.

Luis Enrique
Luis Enrique, il secondo triplete dà più valore al primo
Due lati della stessa medaglia
Il successo straordinario di Luis Enrique, nella sua portata stratosferica tradotta alla perfezione dal 5-0 inferto all’Inter, ha anche un effetto quasi retroattivo. Un uomo che 10 anni fa saliva sul tetto del mondo plasmando il tridente più dominante della storia del calcio (la MSN), lo ha rifatto seguendo un’equazione quasi opposta. E’ il trionfo di un’ideale e di un cambio di paradigma, certificato dalla sterzata decisa data all’impostazione del mercato e alla costruzione della rosa. Nel 22/23, il Psg registrava un’età media di 26,1 anni: oggi, a distanza di due anni e con un processo di transizione graduale verso la ricerca del talento, quel dato è crollato verso i 23,4 anni in Ligue 1. Mentre ieri sera quel valore si assestava sui 24,9, risultando in ogni caso come il gruppo più giovane di questa edizione della Champions League.
Nuovi e vecchi leader
Il risultato impressionante di un percorso che si compone di tante variabili, tra le quali c’è la rottura con il passato: sganciandosi da figure ingombranti a livello caratteriale e di status, e soprattutto rinforzando l’ideale di un collettivo fondato sulla ricerca del gioco. Infine, e qui c’è probabilmente la pennellata finale dell’artista Luis Enrique, responsabilizzando con i giusti tempi i nuovi leader tecnici e carismatici dello spogliatoio. In questo modo, Hakimi è arrivato probabilmente alla sua espressione massima di dominio della corsia e di incisività nelle sliding door della stagione (9 gol e 14 assist, tra i quali la stoccata a “Villa Park” e quella in finale). Donnarumma si è consacrato come il fenomeno assoluto che è (vero Mvp del ritorno con l’Aston Villa, decisivo ai calci di rigore ad Anfield e spaziale anche nel doppio confronto con l’Arsenal).
Infine, la vera variabile impazzita: Dembelé si è riscoperto accentratore, fine ultimo e ispiratore primario del gioco, con una stagione folgorante da 33 centri e 15 offerte ai compagni, tra le quali registriamo le due rifiniture sopraffini di ieri sera per Kvaratskhelia e Doué. Si inseriscono poi nel contesto dei veterani il solito, immortale, Marquinhos (ministro della difesa con tempi dell’intervento e carisma fuori scala) e Fabian Ruiz, fluidificante che non raffredda mai la propria temperatura di gioco.
Luis Enrique e quella promessa a sua figlia
E’ una vittoria che corona anche il lato umano di un allenatore speciale, di un esempio di resilienza che ha saputo prendere forza da un evento tragico. La scomparsa di Xana, la figlia di Luis Enrique, è stato uno scossone forte nella sua carriera, ma le sue parole al termine della gara tracciano perfettamente lo spessore di un allenatore che va oltre il rettangolo verde.
Visualizza questo post su Instagram
E la coreografia da brividi del popolo di fede Psg, è l’ulteriore conferma di una legacy che va oltre i risultati sportivi.
Visualizza questo post su Instagram
Psg, i giovani come motore del successo
Il lavoro sul mercato è detonante
La perdita a zero di Kylian Mbappe avrebbe messo in ginocchio qualsiasi altro ecosistema. Eppure, i parigini avevano tracciato una strada e, senza mai negoziare la propria idea, l’hanno seguita fino ad arrivare ad un epilogo che è il naturale decorso degli eventi. Lo confermano le ultime due finestre di mercato: tra il 23/24 e il 24/25, a Parigi non è arrivato nessun giocatore oggi facente parte del gruppo vincitore della Champions (fatta eccezione per Dembelé) che fosse nato prima del 2000. In attacco, un doppio colpo tremendo: Neymar e Mbappé via nel giro di due estati, dentro Goncalo Ramos (classe 2001 che nonostante la stagione sottotono ha segnato 18 gol ed è stato prezioso in Coppa di Francia), Ekitike (2002, oggi dominante in Bundesliga con l’Eintracht).
E ancora Barcola, esterno classe 2002 tutto fantasia e imprevedibilità che quest’anno ha imparato anche a mettere il mirino sulla porta (21 reti) e a servire i compagni (19 assist). Infine, Doué e Kvaratskhelia, i jolly all’interno di un mazzo pieno di scelte offensive da top class. Il primo è un predestinato, un 2005 con una gestione degli spazi, un attacco alla profondità e un dribbling fuori dal comune (anche lui abbondantemente in doppia doppia di media, con 15 gol e 16 assist). Il secondo è la ciliegina sulla torta: 7 timbri e 6 servizi per i compagni in 25 presenze da gennaio, e soprattutto il sigillo del 4-o ieri sera.
Non solo il fronte offensivo
A centrocampo domina il centrocampo in classico stile lusitano: la coppia Vitinha-Neves abbina qualità sopraffine nella costruzione, visione periferica, letture senza palla e uno splendido lavoro nella transizione. Età media? 22 anni, e una consapevolezza della propria forza che dovrebbe appartenere ad altre carte d’identità. Quasi dimenticavamo: in panchina si siede Warren Zaire-Emery, classe 2006 nonché l’uomo dei record di precocità nella storia del club. Dietro invece, sono arrivati tre innesti: Pacho, granitico centrale classe 2001, marcatore puro che si è messo nel taschino Lautaro e Thuram nella sua prima serata di Gran Gala in carriera. Beraldo, un 2003 un po’ indietro nelle gerarchie ma con ampio margine di crescita. Per concludere, Moscardo, mediano classe 2006 adattabile a difensore che ha concluso un primo anno di apprendistato e che è pronto a prendersi tutto la prossima stagione.
Luca Ottaviano
Continua a leggere le notizie di Mondo Primavera e segui la nostra pagina Facebook