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Da Nico Paz a Mastantuono: la classifica dei 10 centrocampisti U20 più promettenti

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Nico Paz (Como)

Classifica centrocampisti U20: tre teenager alla conquista del mondo

La stagione 24/25 è ormai ai titoli di coda ed è momento di verdetti e analisi. Scandagliando la mappa del nostro calcio, possiamo notare come sia stato un anno importante nella crescita di alcuni giovani talenti. Tra certezze, qualche scommessa e alcune sorprese: scopriamo la classifica dei 10 centrocampisti U20 pronti ad accentrare su di sé i riflettori nell’immediato futuro.

Mastantuono River Plate

Franco Mastantuono River Plate

1 – Joao Neves

“Non trovo punti deboli nel suo gioco, ed ha 20 anni. E’ forse la cosa più incredibile di lui. Non ho veramente nulla di negativo da dire. Attacca e difende bene, sa leggere il gioco e i diversi tempi. Non ricordo di aver mai visto un giocatore come lui. Gioca come un trentenne”. Le parole di Vitinha, suo compagno di reparto, potrebbero essere abbastanza. Noi però, ci proviamo ad aggiungere qualcosa.

Un dominio incontrastato, certificato dalla metà finale e dal percorso che lo ha portato sul tetto d’Europa. Forse il più grande prodotto del Portogallo calcistico negli ultimi 3 anni, Joao Neves si è travestito da tuttocampista per diventare il motore della transizione da realtà interessante a rullo compressore per il Psg. L’exploit di quest’anno è stato detonante, per la capacità di leggere in anticipo il film della partita e per quella presenza costante nella testa degli avversari. Oltre al piano mentale, non c’è stata partita neanche sul piano atletico e tecnico: un motorino infaticabile da 52 presenze stagionali, condite da 5 gol e 9 assist.

Da aggiungere, anche il cammino in Europa, forse la parte più sorprendente di quest’annata stratosferica: l’unico timbro è essenziale per affondare il City e scongiurare la realtà ingombrante del fallimento ai gironi. Poi, il 2004 ha scalato le marce e ingranato la sesta, trovando una seconda parte di stagione incontenibile.

2 – Gavi

Leggera frenata o solo lucido atteggiamento conservativo dopo l’infortunio durato un anno? Solo il tempo ci darà una risposta chiara. Riassumere l’anno di Gavi è complicato: è sicuramente un talento cristallino, della stessa pasta di Neves e forse con le stesse caratteristiche peculiari. Lui però, aggiunge tanti elementi e li frulla insieme in un cocktail quasi esplosivo: la grinta del mediano metodista, la precisione quasi ossessiva nell’attacco alla profondità della mezz’ala, la rapidità del fantasista dal baricentro basso, infine le letture del regista (anche senza palla).

Quest’anno però, con l’esplosione di Fermin Lopez e l’arrivo di Dani Olmo, oltre agli strascichi dello stop forzato la scorsa stagione, il minutaggio è stato meno corposo. Soltanto 1083 minuti spalmati su 26 partite di Liga, il 46% delle quali da titolare. Altre 16 presenze in tutte le competizioni lo fanno arrivare a quota 42 in stagione, con 3 gol e 3 assist totali. Il suo apporto però resta vitale per una squadra che cerca equilibrio e sostanza in una zona nevralgica del campo. C’è da pensare quindi che, gradualmente, Flick lo riporti al centro della sua equazione per il successo.

3 – Nico Paz

L’unica nota di tricolore all’interno della lista. La stagione al Como ci ha restituito un ragazzo a cui attribuire senza troppo timore l’etichetta del fenomeno. Perché questo è stato per la Serie A: un fenomeno, un evento cataclismatico per le difese avversarie, qualcosa di inatteso e che nessuno aveva visto arrivare con questa potenza distruttiva. 6 gol, 9 assist e giocate da far girare la testa per l’argentino, che è entrato negli equilibri di una piazza in crescita e ne ha stravolto le ambizioni, impattando sul futuro prossimo.

Dalla sua permanenza infatti, passa gran parte del progetto dei Lariani, che non possono più prescindere dai suoi spunti di estro e creatività. Il Real Madrid è alle porte, con quella fastidiosa clausola di “recompra” fissata sugli 8 milioni per il 2026. Il conto alla rovescia è cominciato, e i lombardi non hanno intenzione di privarsi del proprio gioiello più scintillante.

4 – Rodrigo Mora

Il primo della “triade del terrore”, la testa centrale di un hydra pronta a sbranare il calcio europeo a suon di giocate. L’ennesima finestra aperta sul futuro per il Portogallo, che in quanto a investimenti sul talento è probabilmente l’avanguardia in questo momento nel “vecchio continente”. Mora è una boccata d’aria fresca nel calcio stazionario e arido proposto dalle derive del tatticismo che viviamo oggi. Talento nella giocata nello stretto, rifinitura, dribbling e primo passo brucianti; e quel baricentro basso che unito ad un’insospettabile struttura fisica lo rende potenzialmente ingiocabile.

Ha compiuto i 18 anni di età soltanto lo scorso 5 maggio, ma nell’ultima stagione è stato francamente una gioia per gli occhi. 11 centri 4 offerte per i compagni con la prima squadra: all’interno della confezione però, c’è una forma estetica quasi magnetica per gli appassionati. Un baby fenomeno che non smette di mettere tasselli nel suo personale processo di crescita, che molto presto lo porterà nei palcoscenici più importanti d’Europa.

Rodrigo Mora Porto

Rodrigo Mora Porto

5 – Franco Mastantuono

La sua punizione ha fatto il giro del mondo. Palcoscenico unico nel suo genere, come un Monumental gremito e ai suoi piedi durante il “Superclàsico” contro i rivali di sempre, il Boca Juniors. Il piazzato però è un’autentica opera d’arte: diamante all’incrocio da oltre trenta metri e quel grido da brividi di tutto lo stadio. Un’esultanza viscerale e potentissima, che se sei abituato al calcio di quelle latitudini, ti entra nelle ossa. Un gol entrato nell’immaginario collettivo, instant classic destinata al privilegio di essere ricordata per molto tempo.

In 19 presenze col biancorosso che è come fosse la sua seconda pelle, il 2007 argentino ha inciso con 7 reti 4 assist. Praticamente, 1 giocata decisiva ogni 134 minuti in campo. Medie spaziali, che hanno attirato inevitabilmente i riflettori del continente su un fantasista capace di scaldare i cuori. Parliamo dunque di un “crack” già prenotato dal vecchio continente, ma che in Argentina è già in grado di polarizzare l’opinione pubblica e accentrare su di sé l’attenzione di un intero paese.

 

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6 – Warren Zaire-Emery

Sulla sua parabola ascendente si potrebbe ottenere materiale per un film. Basta aprire la tabella delle presenze per rimanere folgorati nel rapporto data di nascita-esperienza: parliamo infatti di un 2006 da 122 presenze con la maglia del Psg. Uno “scherzo della natura”, o forse no: la crescita detonante di Zaire-Emery è frutto di tante variabili, come il lavoro del settore giovanile, la programmazione che lo porta a diventare l’esordio più giovane dal 1914 con la maglia della Francia. Infine, il coraggio di tecnici come Luis Enrique, che fanno del suo talento la propria risorsa principale e costruiscono il futuro plasmando quel materiale.

Perché allora è finito così “in basso” in graduatoria? Due semplici aspetti. Che sia un fenomeno assoluto è ormai risaputo; in più, durante questa annata non ha meravigliato come nella scorsa stagione. Parliamo pur sempre di un animale da palcoscenico, di un ragazzo dal carisma debordante che si nutre della pressione e la trasforma in energia per incidere sulle partite. E le sue 48 presenze le ha pur sempre messe a referto, oltre ad un “triplete” che rischia di diventare uno traguardi più precoci nella storia del calcio.

7 – Ayyoub Bouaddi

Probabilmente il meno chiacchierato del tris di classe 2007 all’interno di questa speciale classifica. Seguendo il solco tracciato da nomi illustri del presente e del passato, il centrocampista vuole entrare nella tradizione dei talenti franco-marocchini che hanno sfondato in Europa (su tutti, Hakimi, Benatia o Brahim Diaz). Rispetto a Mastantuono o Mora ruba meno l’occhio, ma è altrettanto fondamentale per gli equilibri del Lille. Quest’anno, ha preso in consegna le chiavi della mediana e si è messo a dettare i tempi: 36 apparizioni con 3 assist totali.

Pochi acuti di tecnica pura, quelli che spezzano il legame con il tempo perché restano di più nella memoria collettiva. L’altro lato della medaglia però offre una consistenza senza eguali. Con la consapevolezza che col tempo arriverà anche quella presenza sotto porta che al momento fatica ad entrare nel suo bagaglio di conoscenze. Nota a margine: stiamo comunque parlando del quinto debutto assoluto più giovane in Francia (16 anni e 20 giorni).

8 – Lucas Bergvall

Una delle più grandi sorprese nella stagione molto particolare vissuta dal Tottenham. Per la portata dell’impronta data al centrocampo, il classe 2006 merita un posto al tavolo dei “baby in formato maxi”. Con lui o senza di lui, è come il giorno e la notte per gli Spurs: lo svedese infatti sa leggere il flusso della partita, e con Sarr e Bissouma ha trovato degli ottimi equilibri in termini di costruzione e fase di rottura. Lavorando di reparto, sa leggere le linee di passaggio e sa far partire l’azione.

In più, insieme ad uno splendido lavoro di sostanza e presenza fisica, sa anche diventare l’innesco della proposta di gioco. Su una mole di circa 46 passaggi tentati per partita, ha mantenuto l’87,6% di precisione. Numeri ai quali va aggiunto uno spiccato senso dell’urgenza: dei 4 assist complessivi in stagione, 3 sono decisivi nell’economia del risultato (in Europa nelle vittorie contro Az e Ferencvaros, in Premier nel 2-2 contro il Bournemouth).

Lucas Bergvall, Tottenham

Lucas Bergvall, Tottenham

9 – Archie Gray

L’altro lato di una splendida medaglia nel centrocampo dei freschi vincitori dell’Europa League. L’inglese ha diviso compiti e minutaggio con Bergvall, subentrando spesso ma dando tanta consistenza al suo periodo nel rettangolo verde. Nel suo bottino personale ci sono 46 presenze in tutte le competizioni, tra le quali 11 nella prima esperienza assoluta in Europa. Il tutto, senza sentire minimamente il peso sulla schiena di un cartellino da 41 milioni, sborsato nelle casse del Leeds la scorsa estate.

Giocatore formato? Il nativo di Durham non si avvicina minimamente a questo concetto, ma i segnali di qualcosa di molto interessante ci sono tutti. Tra questi, va citato il dinamismo da giocatore che non accusa mai la stanchezza, e la regolarità nelle prestazioni, senza sbavature grossolane all’attivo.

10 – Alejandro Garnacho e Kobbie Mainoo

Concedeteci una piccola variazione sul tema. Siamo arrivati ai due grandi delusi di questa graduatoria. Per anni figuravano ben più in alto, in particolar modo nelle aspettative dell’opinione pubblica. Il contesto Manchester United però, sta avendo la meglio sul loro talento che è lì da vedere. La confusione totale di un club che naviga a vista, ha devitalizzato in parte anche i suoi talenti più cristallini. Garnacho Mainoo si accompagnano dunque a braccetto in questo ridimensionamento per certi versi inatteso, per altri prevedibile. I numeri in totale ribasso certificano la validità della tesi: l’argentino rimane sui suoi standard, migliorando in maniera impercettibile l’apporto offensivo (da 10 11 gol con gli assist che stazionano sulla doppia cifra).

L’inglese invece perde peso nelle gerarchie, finendo indietro nelle rotazioni: la flessione verso il basso del minutaggio (da 2630 2079 giri d’orologio) lo conferma. Oltre ad un peso offensivo meno importante, con un bilancio da 2 gol e 1 assist contro i 5 centri con 3 offerte per i compagni del 23/24. Ulteriori segnali onesti di un ambiente malato, che rischia di fagocitare anche i suoi prospetti migliori.

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