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“Caro Babbo Natale…”: la letterina degli allenatori del Primavera 1
Primavera 1, cosa troveranno sotto l’albero gli allenatori?
Il conto alla rovescia verso le festività natalizie è arrivato ormai vicino allo “zero”. Nella clessidra scorrono gli ultimi granelli di sabbia e tutti si preparano a ricevere i propri regali nella notte tra 24 e 25 dicembre. Anche gli allenatori delle 20 squadre del Primavera 1 hanno scritto la propria ideale letterina a Babbo Natale, e l’hanno recapitata a quelle coordinate che risvegliano il nostro io più sognatore. Da Carbone a Padoin: scopriamo cosa vorrebbero trovare sotto l’albero in vista del girone di ritorno del campionato.
Primavera 1: “Per Natale vorrei…”
Cremonese, Elia Pavesi: continuare a non perdere
È stato il fautore della storica promozione e di un altrettanto epocale salvezza, ma quest’anno si è scontrato con un muro che per molti è invalicabile: quello della riconferma dopo un grande exploit. Elia Pavesi vorrebbe continuare a far sognare la sua Cremonese, ma per farlo la squadra dovrà dimostrare di aver abbandonato definitivamente le vesti della vittima sacrificale. I primi segnali sono arrivati nel mese di dicembre: dopo 10 sconfitte nelle prime 12 uscite, i grigio-rossi hanno infilato 4 risultati utili consecutivi (3 pareggi e 1 vittoria). Nel nuovo anno quindi, i primi buoni propositi riguarderanno la continuità da dare a questo ottimo trend.
Torino, Francesco Baldini: leadership cercasi…
Il simbolo dei tre punti, infiocchettato e messo in bella mostra sotto l’albero? A Torino sono sicuri serva anche dell’altro. La squadra infatti sta vivendo una stagione tremendamente difficile a causa della mancanza di un’ossatura, di uno scheletro forte e capace di reggere gli urti. Serve uno scatto da parte dei veterani: Siviero dovrà abbassare la saracinesca con più frequenza (1 solo clean sheet è un bottino troppo magro per le sue capacità); Luongo sembra con la mente ancora alla spedizione azzurra del Mondiale U17; infine, c’è bisogno di gol pesanti, visto che l’unico a garantirli finora è stato Gabellini, con 6 centri in 14 presenze.
Cagliari, Francesco Pisano: migliorare il rendimento negli scontri diretti
A Cagliari è ormai tempo di guardarsi allo specchio e scoprire la propria identità: quest’anno, il primo passo concreto è stato ridimensionare le proprie aspettative. Ora, la squadra sembra consapevole di dover lottare per riconfermare la categoria. Uno step che a livello psicologico serve per sbloccare un’altra consapevolezza: nelle partite cruciali, che quest’anno si giocano con le squadre della parte destra della classifica, il bilancio va ritoccato. Preoccupa infatti lo “zero” alla casella “punti raccolti” tra Napoli, Cremonese e Torino; tre avversarie di classifica, che affronteranno il girone di ritorno con un vantaggio negli scontri diretti. Un dettaglio non proprio banale, in un campionato in cui ogni punto fa la differenza tra uno scampato pericolo e la materializzazione di un incubo.
Frosinone, Giancarlo Marini: Mboumbou è il terzo violino offensivo?
Siamo entrati nella parte centrale del campionato, quella più intensa e imprevedibile. A Frosinone, la priorità al momento è conoscere la propria identità offensiva: Colley e Befani hanno conquistato lo stato di leader tecnici del reparto, con 5 reti ciascuno e giocate di talento e strapotere fisico. Manca però una terza alternativa, capace di condividere le responsabilità offensive e alleggerire la pressione sui “gemelli del gol”. Rettifichiamo, mancava: quel ruolo potrebbe prenderlo Arnaud Mboumbou. 3 timbri finora, tra cui una doppietta determinante per il pareggio contro il Torino, ma un minutaggio che ancora non lo identifica come “supersub”. Soltanto 36 giri d’orologio nelle ultime 4 uscite: l’impiego più consistente del francese potrebbe dunque aiutare i ciociari ad alimentare la propria produzione offensiva.
Lecce, Simone Schipa: il solo Esteban non può bastare
Avevamo introdotto il tema qualche giorno fa: Paco Esteban è il giocatore più decisivo del campionato. Ha un’incidenza sui punti fatti dalla squadra impressionante, un rapporto minutaggio-gol da far girare la testa. Eppure, ha anche lui i suoi fisiologici momenti di pausa, in cui può arrancare o essere in debito d’ossigeno. Non a caso, l’ultima vittoria del Lecce risale al 7 dicembre e coincide con l’ultimo graffio dello spagnolo; da lì in poi, due sconfitte sanguinose con dirette concorrenti per la salvezza (Frosinone e Napoli), e soprattutto una spaventosa aridità offensiva (zero gol segnati). C’è bisogno dunque: degli strappi di Onyemachi, che ha messo a referto 5 assist ma non segna dal 9 novembre; di spunti dalla panchina, con Kodor fermo ad 1 rete e a secco dal 30 agosto. Infine, servono le giocate di Laerke (1 centro e 4 offerte per i compagni finora).
Lazio, Francesco Punzi: un campionato da affrontare come se tutte le partite fossero un derby
I biancocelesti sono in ripresa, dopo aver arrancato tra ottobre e novembre ed essere rimasti a secco di vittorie per due mesi. Qual è stata la sliding door: risposta alquanto banale, il derby. Non solo per i tre punti, ma per cosa ci ha raccontato la partita: resilienza, propensione al sacrificio e alla sofferenza, rimonta rabbiosa. Elementi che aiutano a sedimentare un senso di appartenenza che sarà decisivo per il girone di ritorno, nel quale servirà un’impresa sportiva per raggiungere i playoff, distanti ora 9 posizioni di classifica e 7 punti.
Napoli, Dario Rocco: non svegliateci…
Ivano Fossati avrebbe aggiunto un: “per favore, no”, per rafforzare il concetto. Il Napoli sta vivendo il suo magic moment, dal 25 ottobre ad oggi ha infilato 7 risultati utili, con l’unica nota stonata rappresentata dalla sconfitta contro il Frosinone. Contenuti nuovi, concetti offensivi mai espressi nella prima parte del campionato, e una difesa che ora è pressoché impenetrabile. I partenopei hanno subìto solo 4 gol nelle ultime 8 partite, una media di 0,5 a gara. Con questo passo, la salvezza non sarebbe più solo alla portata, ma un obiettivo concreto e realizzabile. Torniamo dunque all’imperativo iniziale: qualora fosse un sogno, non svegliateli.
Juventus, Simone Padoin: l’antidoto per un raro caso di “pareggite acuta”…
Il suo mentore gli ha insegnato che le partite, quando non si possono vincere, si devono pareggiare. Eppure, Simone Padoin dovrebbe ora rinunciare ad un concetto tipicamente “Allegriano”, per abbracciarne uno ancor più pratico: l’equazione va ribaltata, perché non tutte le partite in cui si merita devono terminare in pareggio. La Juventus ha lo stesso numero di sconfitte (5) di Parma o Roma, ma a gravare sulla sua schiena c’è il peso di 6 pareggi, di cui 3 da situazione di vantaggio e 2 in un contesto di mancata concretizzazione di un dominio abbastanza tangibile nel gioco e nei contenuti. Per migliorare la ricetta dei bianconeri dunque, serve solo aggiustare le dosi di un ingrediente, aggiungendone di riflesso un altro (quello delle vittorie).
Milan, Giovanni Renna: basta montagne russe
Un appello secco, conciso, e tremendamente concreto e aderente alla realtà. Il Milan sembra aver comprato l’abbonamento annuale a Gardaland o Mirabilandia: la stagione si compone di picchi massimi come il 7-2 rifilato al Cesena, e di brusche discese come le sconfitte contro Juventus e Inter. Vittorie autorevoli, alternate da troppi pareggi (addirittura 8 in tutta la stagione finora). La formula da ricercare ossessivamente è quella per la continuità, nei risultati e nel rendimento. I playoff infatti distano ancora 4 lunghezze, ma senza una striscia positiva consistente si allontaneranno ulteriormente.
Monza, Oscar Brevi: mancano i gol all’appello
Non è un dettaglio marginale, specialmente in uno sport in cui tendenzialmente vince chi segna un gol in più dell’avversario. Il Monza è il quarto peggior attacco del campionato con 16 reti in altrettanti match. La media è semplice, precisamente di 1 gol a partita, e al momento non basta per alimentare il sogno del sesto posto in classifica. Eloquente un altro dato, che si collega a doppio filo con la fatica dei brianzoli nell’inquadrare la porta: il top scorer è Francesco Reita con 3 centri. Troppo poco, e l’inversione di rotta va ricercata con insistenza per evitare di far sfumare un sogno come i playoff.
Sassuolo, Emiliano Bigica: serve un cambio di passo tra le mura amiche
È un problema che da due anni a questa parte si ripresenta a cadenza regolare a Sassuolo, ma risolverlo potrebbe essere la chiave per tornare ad ambire ai playoff. I neroverdi devono cambiare il proprio rapporto con le mura amiche: quest’anno, la media è di 1,38 punti in casa, mentre nel 24/25 era di 1,79; riavvolgendo ulteriormente il nastro, nel 23/24 (stagione dello Scudetto) era di 1,88 per partita; infine, nel 22/23 si toccava il picco massimo dei 2,12 punti di media per ogni match casalingo. In più, a rincarare la dose c’è un dato: si tratta della statistica più bassa dalla stagione 18/19, nella quale il Sassuolo raccoglieva 1,13 punti a partita tra le mura amiche, ma su 30 match stagionali.
Hellas Verona, Paolo Sammarco chiede di più con le “piccole”
È un discorso che coinvolge tutta la parte destra della classifica: dei suoi 24 punti, il 50% per l’Hellas Verona arriva dalle squadre che occupano al momento le posizioni dall’undicesima in giù. 12 punti in 9 giornate, praticamente il 44% di quelli disponibili; ribaltando la statistica, sarebbero gli stessi i numeri con le prime dieci, ma la caratura delle avversarie cambia in maniera considerevole. Restringendo il campo infatti, gli scaligeri sono fermi a 4 punti raccolti in 4 gare con Lecce, Torino, Cagliari e Cremonese, che al momento occupano le ultime 5 posizioni insieme al Frosinone (ultimo avversario del girone d’andata). Insomma, c’è bisogno di un ritmo diverso con i fanalini di coda se si vuole alimentare la rincorsa playoff.
Genoa, Jacopo Sbravati: tornare alla vittoria
Vincere aiuta a vincere? Non ditelo al Genoa. Nulla di più facile, ma solo sulla carta: i rossoblù devono invertire una pericolosa tendenza, che va avanti dall’8 novembre. Sono più di 630 minuti di digiuno da vittoria, un’emorragia aperta dal K.O. per 1-4 in casa del Sassuolo e non ancora tamponata. In 6 turni, 3 sconfitte e 3 pareggi: sarebbe un ruolino di marcia da retrocessione, se solo nelle precedenti 11 non fossero arrivati 22 punti. La strada verso i playoff è ancora tracciata, ma per non perdere definitivamente il timone, il “Grifone” deve ricominciare a spiegare le ali.
Atalanta, Giovanni Bosi: ribaltare una pericolosa statistica
Nella stagione dell’Atalanta, a stupire è un dato curioso: dei 26 punti dei bergamaschi, 13 arrivano in casa e altrettanti in trasferta. In sostanza, le mura amiche incidono soltanto per il 50% del bottino stagionale. E questa pericolosa alternanza di risultati casalinghi trasmette alle avversarie una maggiore confidenza quando si presentano al “Pesenti Pigna”. Il primo banco di prova è stato con la Juventus
Bologna, Stefano Morrone: sotto l’albero qualche gol in più?
A Natale si è tutti più generosi? Il Bologna dovrà trasmettere questo elemento sul campo, concedendosi qualche rischio in più, qualche giocata estemporanea in più. I rossoblù sono la seconda miglior difesa tra le prime dieci in campionato con 15 reti subìte, ma il rovescio della medaglia ci racconta del peggiore attacco per distacco nella top 10. Nei felsinei dunque convivono due identità diverse, quella particolarmente attenta in fase di copertura e quella sterile nella proposta offensiva. Ed è un dato che è un’istantanea perfetta anche di una stagione sempre in bilico tra qualcosa di interessante e l’anonimato.
Parma, Nicola Corrent: migliorare il rapporto conflittuale con le proprie ambizioni
Cosa manca a questo Parma? Complicato avere una risposta in questo momento. La sensazione però è che i ducali abbiano avvicinato fin troppo la vetta, non essendo abituati alle folate di vento improvvise che arrivano lassù. Come se si fossero spaventati dei loro stessi sogni, considerandoli magari troppo grandi rispetto alla propria dimensione. Nelle ultime 5, il calo è vistoso: una flessione raccontata da 3 cadute con Lecce, Milan e Napoli (tutte della parte destra della classifica), 1 pareggio con la Lazio e 1 solo successo con il Monza. L’obiettivo primario quindi, diventa fare pace con la propria natura, che non può assolutamente essere ridotta all’ultima porzione di campionato.
Cesena, Nicola Campedelli: un po’ di solidità difensiva per alimentare il sogno
Al di là di qualche isolata battuta d’arresto, come il punto più basso toccato nel 7-2 contro il Milan, il Cesena sta scrivendo pagine importantissime in una stagione finora quasi da incorniciare. Per mettere la firma su questo quadro d’autore, manca un piccolo dettaglio: l’attenzione difensiva in alcuni momenti specifici. D’avanti non ci sono problemi, con tre migliori marcatori a 6 centri (Galvagno, Rossetti e Tosku); dietro però, si balla un po’ di più. Non a caso, gli emiliani sono la quarta peggior difesa del campionato con 26 gol subìti, il che equilibra il miglior attacco per distacco del torneo, con una produzione offensiva da 36 reti. Qualche blackout di troppo non ha infatti permesso ai bianconeri di ingranare la quinta marcia, producendo nelle ultime 5 uscite un bilancio da 2 pareggi, 2 vittorie e 1 sconfitta.
Fiorentina, Daniele Galloppa: mancano i rifornimenti dalle corsie
In un momento in cui la Fiorentina avrebbe potuto aprire una forbice consistente nei confronti delle inseguitrici, il motore si è inceppato. Una delle principali spiegazioni potrebbe risiedere nella mancanza di spunti da parte dei fantasisti. Togliendo dall’equazione un Bertolini abbastanza presente e dinamico nelle ultime uscite (anche troppo, visto l’eccesso di foga che gli è costato l’espulsione a Cremona), all’appello non stanno rispondendo gli altri. Mazzeo non segna dal 23 agosto e non fornisce assist dal dal 27 settembre, mentre l’ultima sgasata degna di nota di Koné è dello scorso 9 novembre; infine, Puzzoli è fermo al palo dalla prima giornata, il 17 agosto quando aveva esordito ruggendo, con un gol importante. La chiave dunque, potrebbe essere quella di ridare incisività agli esterni d’attacco, per rifornire un Braschi accentratore con 9 timbri.
Inter, Benito Carbone vuole sfruttare Mancuso
Trovare una nota stonata nell’Inter detonante degli ultimi due mesi richiede una licenza poetica. Per i ragazzi di Carbone sta funzionando praticamente tutto: la riaggressione, la proposta di gioco, la produzione offensiva, la cerniera difensiva (a fasi alterne). Ormai la striscia positiva conta 10 risultati utili consecutivi, composti da 7 vittorie e 3 pareggi e una differenza reti di +15 nella finestra temporale di riferimento (26 centri e 11 reti subìte). Un contesto nel quale tutti sono coinvolti ed esaltati dagli argomenti proposti nella metà campo offensiva.
Ed è in questo scenario che brilla la stellina di Matias Mancuso: un mese da urlo, in cui ha condensato 5 gol in 5 presenze, griffando anche il derby e prendendo in prestito l’esultanza di Nkunku. In pratica, il milanese incide direttamente su 10 degli ultimi 14 punti raccolti dai nerazzurri (media del 71,4%). Indicazioni che determinano una fisiologica impennata nell’impiego del classe 2007, che segna praticamente 1 gol ogni 72,4 minuti e che dai 362 giri d’orologio totali finora, passerà molto presto ad un chilometraggio molto più alto.
Roma, Federico Guidi: i giallorossi non vogliono… Arenarsi
Il gioco di parole era scontato, ma l’ingrediente segreto della Roma nel mese di dicembre è stato proprio Antonio Arena. Innesto prezioso come acqua nel deserto per l’attacco di Guidi, che dal suo ritorno dopo il Mondiale U17 ha alzato sensibilmente la pericolosità offensiva. Doppietta a Monza, graffio decisivo per indirizzare i tre punti contro il Verona; insomma, la freccia del sorpasso sulla Fiorentina l’ha messa proprio il classe 2009. E adesso il timone è stato girato verso la prossima rotta, quel Milan che chiuderà il girone d’andata. Con la consapevolezza che Arena e compagni vorranno scollinare da primi in classifica.
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