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Foto: sport Parma

Luca Piazzi, responsabile del settore giovanile del Parma ha parlato in una intervista ai microfoni di Parma Live.com. Attenzione rivollta sul periodo difficile causa pandemia, sui giovani della Primavera e sugli obiettivi futuri del club gialloblù ovviamente in ottica giovanile. Questi i passaggi più significativi.

Quanto è difficile per i ragazzi stare fermi e vedere bloccato il loro percorso di crescita? “Penso che sicuramente sia difficile, chiaro che poi dipende molto anche da noi, per fargli capire che la crescita ci può essere ugualmente. Per ora possiamo svolgere un po’ di attività e credo che sia già un grande risultato. Se dovessero fermarci speriamo non lo facciano per molto tempo perché sarebbe un problema. In questo momento qua non avere la competizione, che per i ragazzi è certamente importante, pesa. Manca la routine che ti dà il campionato, che per i ragazzi è importante. Penso che per adesso, per come ci siamo organizzati, almeno lo sviluppo dell’attività agonistica sia formativo e sia anche per la loro crescita qualcosa che possa incidere e che continuerà a svilupparli. Spero tanto che a gennaio si possa ricominciare a giocare e fare piccola attività agonistica, però non lo so e dobbiamo capire cosa succederà e seguire gli sviluppi”.

L’obiettivo può essere la promozione in Primavera 1? “Sì, assolutamente, penso sia un obiettivo che possiamo e dobbiamo porci. Ho visto un po’ tutte le squadre e penso che ce la potremo giocare contro tutte, ma al di là del risultato di squadra penso che in Primavera abbiamo tanti giocatori che, se crescono, possono avere un futuro professionistico. Fino a due anni fa in Primavera avevamo pochi giocatori che potevano ambire ad un futuro da professionisti, mentre questa squadra qua ne ha molti”.

Sono tanti i ragazzi convocati in prima squadra, Bane, Radu, Artistico e Rinaldi che hanno avuto anche il contratto da professionisti: la strada è quella giusta.
“Per ora sì, poi sai, quanti potranno arrivare davvero in Serie A non lo so però già il fatto di avere tanti giocatori che possano ambire ad entrare nel circuito professionistico possa essere un buono step da parte nostra”.

Prima parlavamo di Balogh, che abbiamo visto esordire in A a San Siro: lei lo ha preso lo scorso anno in Ungheria, cosa l’aveva colpita?
“L’avevamo seguito soprattutto in nazionale, quindi più lì che nel club, ma il livello era già alto. Diciamo che ci colpiva per un paio di cose, primo per la struttura fisica, secondo per la dominanza: abbiamo visto un difensore centrale bravo a difendere in avanti, scappava poco, andava spesso a duello, era un profilo di giocatore che cercavamo per il nostro tipo di gioco. Queste cose ci hanno convinto ad andare su di lui”.

Quest’estate c'è stato un cambio in società con l’arrivo del presidente Krause, che punta molto sui giovani e sulla crescita del vivaio: cosa vi siete detti? Cosa le ha chiesto?
“Io mi trovavo molto bene anche prima, mi sono adeguato al fatto che la precedente proprietà abbia lavorato tantissimo per tornare stabilmente in Serie A, e mi sono sempre adeguato a parametri economici che erano limitati per il settore giovanile perché in quel momento il focus, giustamente, era rivolto ad ottenere un ranking tra le migliore squadre italiane, obiettivo poi raggiunto. Con l’arrivo di Krause sono cambiate tante cose, gli obiettivi della società sono quelli di ottenere un club che si auto-sostenga, e gli investimenti fatti mi sembra vadano in questa direzione qua. Sono arrivati tanti giovani che potrebbero garantire poi plusvalenze e far crescere il club. Sappiamo poi che la partita si gioca in due aspetti, plusvalenze e riduzione dei costi, e i giovani ti danno entrambe le cose. Penso che la scelta fatta, con questi investimenti, sia rivolta in questa direzione. Krause quando è arrivato ha avuto subito un approccio importante, ha dato a tutti i suoi obiettivi, sta cercando di portare una filosofia che porta allo sviluppo dei giovani, alla riqualificazione del settore giovanile e in tutto ciò che riguarda la prima squadra. Penso che dal mercato fatto quest’anno tutto ciò sia emerso e tutti i giocatori arrivati sono giovani che possono ambire a grandissimi palcoscenici. Chiaramente noi pensiamo di diventare un asset importante per il club e riuscire a portare più giocatori nei prossimi anni”.

Un progetto simil Ajax, o, per guardare in Italia, in linea con l’Atalanta:
“Sì, filosoficamente è quello, tecnicamente in questo momento la visione potrebbe essere più internazionale rispetto a quella dell’Atalanta, creare qualcosa che sia rivolto a club stranieri che stanno lavorando bene a livello di settore giovanile. Penso che gli esempi virtuosi non siano in Italia”.

Tra i nuovi chi l’ha sorpresa di più?
“Fare i nomi sui giocatori nuovi è sempre pericoloso, ma dopo il lockdown molti ragazzi mi hanno impressionato per come sono tornati, per la voglia, per la felicità di poter tornare a giocare a calcio. Dei nuovi ti posso fare un nome, quello dell’attaccante 2004 lettone Sits, uno che ha colpito tutti quanti: eravamo convinti di aver preso un buon giocatore ed è arrivato uno che ci ha fatto vedere una mentalità importante”.

Chi sarà il prossimo ad esordire in prima squadra?
“Se dovessi puntare su qualcuno direi Camara, ma al di là del nome spero che ce ne siano tanti”.

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