Seguici su

Nazionali Giovanili

Sacchi solleva dubbi sull’Italia: “Spalletti? Il problema è ben più profondo”

Arrigo Sacchi solleva il problema dell’Italia e spiega la sua visione dopo le ultime situazioni successe con l’esonero di Spalletti.

Pubblicato

il

Sacchi Italia
Sacchi Italia

Arrigo Sacchi solleva il problema dell’Italia e spiega la sua visione dopo le ultime situazioni successe con l’esonero di Spalletti

La voce di Arrigo Sacchi, una delle più autorevoli del calcio italiano, risuona forte e chiara dalle colonne de La Gazzetta dello Sport. L’ex commissario tecnico della Nazionale e storico allenatore del Milan, non si nasconde e analizza con lucidità la crisi profonda che sta attraversando la selezione azzurra. Una crisi che non si può più spiegare soltanto con episodi o sfortuna. Secondo Sacchi, il problema è sistemico, culturale, e rischia di portare l’Italia fuori dal terzo Mondiale consecutivo.

Sacchi Italia

Sacchi Italia

Un romanzo senza lieto fine

“C’è materia per scrivere un romanzo”, afferma Sacchi. “Che per adesso, purtroppo, non sarebbe a lieto fine”. Le sue parole aprono a una riflessione amara, ma necessaria. La parabola discendente della Nazionale non è figlia del caso, bensì il risultato di un progressivo scollamento tra il sistema-calcio italiano e le esigenze del calcio moderno. Una squadra che arranca, senza identità né continuità, non può essere solo responsabilità dell’allenatore in carica. Eppure, la posizione di Luciano Spalletti è già finita sul banco degli imputati.

Spalletti, penalizzato da un sistema che non lo aiuta

“Mi è difficile commentare la decisione di mandare via Spalletti”, ammette Sacchi. “Lo ritengo un ottimo allenatore, e non cambio idea soltanto perché alla guida dell’Italia non ha incantato”. L’ex tecnico di Fusignano sottolinea quanto sia complicato per un allenatore abituato al lavoro quotidiano – come lo è Spalletti – adattarsi ai ritmi e ai limiti imposti dal ruolo di commissario tecnico.

La Nazionale è un’isola dispersa nel calendario calcistico, e chi la guida deve spesso inventare, più che costruire. “In Nazionale non ha potuto lavorare com’è sempre stato abituato a fare, tutti i giorni al campo, in costante contatto con i giocatori. Alla lunga questo lo ha penalizzato”.

Luciano Spalletti Italia

Luciano Spalletti Italia

Il problema dei vivai e degli stranieri

Ma Sacchi va oltre la questione tecnica. Mette in discussione l’intero modello calcistico nazionale, con particolare riferimento ai club e alle loro scelte. “Non è certo stato aiutato dalle scelte dei club che puntano su calciatori stranieri e non valorizzano gli italiani. Dove vai, se i giocatori non li hai?”.

Una critica dura ma fondata, alla luce dei dati che mostrano un costante calo di italiani impiegati nei top team della Serie A. Le società inseguono il risultato immediato, affidandosi a giocatori già pronti, spesso stranieri, trascurando la crescita dei giovani azzurri. Il risultato? Una Nazionale priva di ricambi, di idee e – cosa ancor più grave – di talento.

Oslo, una disfatta annunciata

L’analisi si fa impietosa nel commento sulla prestazione recente in Norvegia: “A Oslo ha presentato una squadra senza carattere, senza grinta, molle, apatica, senza idee”. Una fotografia che non lascia spazio a interpretazioni. La Nazionale, nelle ultime uscite, ha mostrato tutti i suoi limiti: fisici, tecnici e mentali.

Eppure, secondo Sacchi, anche in questo caso bisogna saper andare oltre la superficie del risultato: “Giusto sottolineare le sue responsabilità, perché è il comandante della nave”, dice riferendosi a Spalletti. Ma il comandante, senza equipaggio e senza strumenti, può fare ben poco.

Nazionale, Italia, Barella

Nazionale, Italia

Un cambiamento necessario

La riflessione si allarga e tocca le fondamenta stesse del movimento calcistico italiano. “Se non siamo andati per due volte consecutive al Mondiale e adesso rischiamo di non andarci per la terza volta, ci saranno ragioni profonde, no?” si domanda Sacchi, con retorica solo apparente. “Sempre responsabilità dei commissari tecnici, o forse bisogna rivedere qualcosa nell’organizzazione generale del calcio italiano?”.

La risposta è implicita, ma forte: serve una riforma strutturale, culturale. Non basta cambiare allenatore, non basta trovare il nuovo talento da lanciare. Serve una visione di lungo termine, un sistema che torni a credere nel valore formativo del calcio e nella valorizzazione delle risorse nazionali.

Spalletti e il post Italia, da dove riparte: anno sabbatico, suggestione Juve e Fiorentina

Nessuna magia, solo concretezza

Sacchi chiude il suo intervento con un appello al pragmatismo, al realismo. “In questo momento non ci sono da inventare colpi di magia, non ci sono da inseguire strani progetti: bisogna mettere in campo una squadra che abbia una logica, che sia concreta ed efficace”. È la voce della competenza e della storia che parla. Un allarme che non può essere ignorato, soprattutto ora che la possibilità di vedere l’Italia ancora fuori da un Mondiale non è più un’ipotesi remota, ma un rischio concreto.

“Rischiamo di non andare al Mondiale, e questo non è tollerabile per una nazione come l’Italia”. Una diagnosi severa ma lucida, quella di Arrigo Sacchi. Che, forse più di tanti altri, conosce i sintomi di un sistema malato. Ma, soprattutto, sa che senza un cambiamento profondo e collettivo, anche i migliori allenatori finiranno per fallire.

Continua a leggere le notizie di Mondo Primavera e segui la nostra pagina Facebook

Clicca per commentare

Tu cosa ne pensi?

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *