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Italia, ma quale dribbling? Il bias cognitivo e i veri problemi azzurri

L’assenza di giocatori dotati di dribbling è diventato il capro espiatorio per non andare oltre: i veri problemi dell’Italia

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Italia, Nazionale

Dribbling ai problemi della Nazionale. Sì, dribbling. Una parola gettonata, spesso abusata per sintetizzare gli errori fatti negli anni dal settore giovanile fino ai grandi di Coverciano. Quasi un effetto pigmalione: se si considera qualcosa come un problema, si tenderà a comportarsi in modo da creare o accentuare proprio quel problema. Un bias cognitivo. Chi è ai vertici vuole tapparsi gli occhi per non vedere le buche, invece di cercare di riempirle per avere delle strade migliori, magari che possano portare a un Mondiale che l’Italia non gioca dal 2014.

Quando per gli azzurri partecipare a queste competizioni era un dovere morale e la semplice normalità, di certo non si tenevano lezioni solo ed esclusivamente sull’uno contro uno. Una specialità che non rientra nella rosa di Gattuso, ma che non può certo sostituirsi alla forza e alla qualità di una nazionale.

Gattuso, Italia, Nazionale

Immagine generata con IA

Il dribbling è necessario, ma non è la sintesi dei problemi

In un calcio che va veloce e in cui la giocata negli ultimi venti metri fa la differenza, avere giocatori abili e rapidi nel puntare l’uomo è necessario. Ma non è tutto. Ogni nazionale ha la sua cultura e il suo DNA. L’Italia non sarà mai come i giocolieri del Brasile, ha un’altra storia. E anche nelle notti magiche del passato e nell’estate di Berlino è emersa la forza dei giocatori e del gruppo, oltre al dribbling che poteva emergere nei piedi di Totti o di Del Piero.

L’azzurro dominava con i voli di Buffon, la personalità di Cannavaro, l’istintività di Grosso, la regia e la grande qualità di Pirlo, la grinta di Gattuso, il dinamismo di Camoranesi e i gol di Toni. Una lista di cose belle che si traducevano in vittoria. C’erano giocatori forti e che godevano nel giocare con la Nazionale. E la corsa di Gigi tra i tifosi dopo i gol importanti sono solo un simbolo di un amore che sembra perduto o semplicemente diverso.

Italia U21 esultanza

Italia U21 esultanza

Italia e il dribbling come capro espiatorio: quali sono i veri problemi?

La ricerca di un capro espiatorio è la più semplice di tutte le spedizioni di cacciaha detto Dwight D. Eisenhower. Dalla politica americana si può traslare il concetto in Italia. Ora la preda perfetta è il dribbling. Ma allargando lo sguardo in Under 21 si possono notare giocatori come Baldanzi, Koleosho o l’assente Pafundi. La qualità non si traduce solo con saltare l’uomo e ce lo stiamo dimenticando.

Un filtrante di Pirlo valeva meno di un dribbling? La risposta è scontata. E allora forse l’attenzione andrebbe spostata sul valore dei giocatori, sulla forza e sulla tecnica di base. Concetti che spesso vengono cestinati per un banale “trionfalismo” sin dalle giovanili. La formazione si è messa in cantina per allargare una bacheca che un domani non guarderà nessuno se dovessi saltare altri Mondiali.

Troppa protezione e poco coraggio: l’esempio Under 21

L’Italia U21 ha iniziato l’Europeo nel migliore di modi, con due vittore e buone possibilità di continuare nel percorso. Ma porterà qualcosa al movimento? In questi anni gli azzurrini hanno fatto spesso bella figura, ma perché allora i giovani ragazzi non fanno il tanto sperato salto? Poco coraggio e troppa protezione. In Spagna non ci hanno proprio pensato a valutare i vari Yamal, Pedri, Huijsen o Gavi, mentre nell’undici di Nunziata sono presenti tanti ragazzi che ormai hanno avuto la loro chance e non l’hanno colta e potrebbero lasciare spazio ad altri talenti magari dell’Under 17 o 19.

Problema che si riflette anche nel senso opposto. Un esempio? Casadei, tra i calciatori di maggiore prospettiva. Il centrocampista ancorato ancora ai giovani ragazzi sembra quasi come quando i nostri giocatori non volevano farci giocare con i grandi per il timore di farci male. E allora forse non è il dribbling il problema, ma una scuola di pensiero che dovrebbe cambiare programma.

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