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Uzbekistan al Mondiale, non solo Shomurodov: i segreti del movimento e i punti chiave

L’Uzbekistan ha staccato il pass per la qualificazione al Mondiale del 2026 in USA-Canada-Messico: il risultato di un movimento in crescita.

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Uzbekistan al Mondiale, il risultato di un movimento in crescita: i talenti e la strategia di successo

Quvonch è la parola che può descrivere l’Uzbekistan nelle ultime ore. Tradotto? Gioia. Quella che nasce grazie a un pallone che rotola. Il calcio ha infatti scoperto una nuova protagonista ed è proprio la nazionale dei “lupi bianchi” di Kapadze. Per la prima volta nella sua giovane storia, i centroasiatici hanno conquistato la qualificazione al Mondiale, facendo impazzire l’entusiasmo di un’intera nazione. Non è solo una vittoria sportiva, ma anche il coronamento di un percorso decennale fatto di investimenti nei vivai, apertura all’esperienza internazionale e grande orgoglio nazionale.

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Uzbekistan, il sogno diventa realtà

Il verdetto è arrivato dopo lo 0-0 contro gli Emirati Arabia, che ha regalato aritmeticamente la qualificazione al Mondiale del 2026 all’Uzbekistan. È la fine di un’eterna attesa e di tante delusioni sfiorate, con la nazionale che era stata più volte vicino alla qualificazione, ma si era sempre fermata all’ultimo ostacolo. Alla base del trionfo c’è una strategia lucida: l’Uzbekistan Football Association ha puntato forte sui settori giovanili. Il lavoro dei club, in particolare del Pakhtakor Tashkent e del Bunyodkor, ha prodotto una generazione di calciatori moderni, atletici e tecnicamente evoluti. Il fiore all’occhiello è stata la vittoria della Coppa d’Asia Under 20 nel 2023: molti di quei ragazzi oggi sono titolari in nazionale. Fondamentale anche la guida tecnica del ct Kapadze che ha portato disciplina tattica e mentalità vincente, trasformando una squadra giovane in un gruppo solido e ambizioso.

I protagonisti della crescita dell’Uzbekistan

Nel sorprendente cammino verso il primo Mondiale della sua storia, l’Uzbekistan ha trovato nei suoi giocatori chiave l’essenza di un sogno condiviso. Il primo nome è quello di Utkir Yusupov, autentico baluardo tra i pali: nel match decisivo di Abu Dhabi contro gli Emirati Arabi Uniti ha effettuato tre parate decisive che hanno permesso al suo Paese di staccare il biglietto per la Coppa del Mondo.

Il suo mix di freddezza e lucidità ha reso tangibile un obiettivo inseguito da otto lunghissimi tentativi. L’altro elemento di spicco in difesa è Abdukodir Khusanov, un giovane talento del Manchester City la cui maturità è emersa nei momenti decisivi, come la finale a Abu Dhabi, dove ha giocato anche in abiti post‑nozze. Un’altra testimonianza di come sia cresciuto il calcio da quelle parti, con anche Guardiola che osserva il movimento.

Il motore creativo della squadra è stato Abbosbek Fayzullaev, il ventunenne trequartista del CSKA Mosca. Capace di inventare gioco e impensierire le difese avversarie è diventato uno degli uomini di maggiore spicco tra i giovani in Asia. Accanto a lui, l’esperienza di Jaloliddin Masharipov ha fatto da contrappeso: con il suo sinistro imprevedibile e le giocate in area dirimpettaia, ha fornito l’equilibrio e la classe che servivano.

Ma l’inserimento più atteso è stato quello di Eldor Shomurodov, l’attaccante 29enne di proprietà della Roma. Con i suoi gol preziosi – ben 41 in 78 presenze in nazionale – ha incarnato la svolta offensiva dell’Uzbekistan. L’attaccante ha rappresentato quel punto di riferimento maturo e vincente che mancava da anni: capace di trasformare in oro ogni occasione ghiotta, ha contribuito in modo decisivo ai successi lungo le qualificazioni.

La grande passione e il “fuoco” Mondiale

Il calcio in Uzbekistan è più di uno sport: è identità. I tifosi seguono ogni partita della nazionale con devozione quasi religiosa. Nelle piazze di Samarcanda, Bukhara e Tashkent, la notte della qualificazione si è trasformata in un carnevale spontaneo, con bandiere, fuochi d’artificio e cori interminabili.

Ora il mondo del calcio guarda con curiosità questa nazionale esotica ma determinata. L’Uzbekistan arriverà al Mondiale senza i favori del pronostico, ma con l’orgoglio di chi ha saputo costruire il proprio destino. E chissà che la favola non possa proseguire ancora: il calcio, spesso, ama le sorprese. E questa, forse, è solo l’inizio.

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