Il calcio dei grandi
Norvegia, non solo Haaland: i pericoli per l’Italia e i segreti degli scandinavi
La Norvegia può allungare in classifica e mette paura all’Italia per la Qualificazione al Mondiale: un ct coraggioso e tanto talento.

Italia, scontro diretto con la Norvegia: curiosità e segreti della nazionale scandinava
Niente cappotti né coperte: in Norvegia il clima non sarà artico. Ma sul fronte calcistico, l’Italia troverà una temperatura bollente. Ad accoglierla, milioni di tifosi scandinavi sospinti da una nazionale che sogna il grande ritorno al Mondiale, assente dal 1998. “Alt for Norge” – “Tutto per la Norvegia” – era il grido del re Haakon VII durante la Seconda Guerra Mondiale. Oggi riecheggia negli stadi, simbolo di un Paese che ha ritrovato nel calcio la propria fierezza e le prime due vittorie nel girone di qualificazione sono un esempio. Non è più uno sport per pochi: la Norvegia ha fame di gloria.

Norvegia, Haaland
Oltre Haaland: la Norvegia è squadra
“Attenti ad Haaland”, si sente dire spesso. Ma ridurre la loro nazionale al solo bomber del Manchester City sarebbe un errore. Luciano Spalletti lo sa: ogni dettaglio sarà analizzato, ogni alternativa ponderata. L’Italia ha già mancato due edizioni dei Mondiali e non può permettersi leggerezze. Perché questa Norvegia è molto più di un attaccante. A fare da regista avanzato c’è Martin Odegaard, faro dell’Arsenal, da cui nascono le azioni più pericolose.
Accanto a lui, Alexander Sørloth (Atlético Madrid) ed Erling Haaland compongono un tandem offensivo dirompente. Ma il talento non si ferma qui: c’è anche Andreas Schjelderup, classe 2004 del Benfica, che aggiunge freschezza e dinamismo a una squadra già ricca di qualità. Sulle fasce, Ryerson (Borussia Dortmund) spinge con costanza, mentre dietro comanda Ostigard (da valutare le sue condizioni fisiche), ex Napoli, a fare da chioccia a una rosa giovane ma ambiziosa.
Il commissario tecnico Solbakken non ha paura di osare. Ha modellato la squadra su un 4-3-3 fluido, che spesso si trasforma in un 4-1-3-2 dal sapore “guardiolista” o anche in un 4-4-2 atipico per favorire la coppia dei bomber in attacco. Offensivo, coraggioso, a tratti spregiudicato. Un’identità chiara, costruita con metodo.
Solbakken, il “Salvatore” della Norvegia
Non è un soprannome scelto a caso: in patria lo chiamano Ståle Salvatore. E non per nulla. Solbakken si è guadagnato la fama riportando il piccolo HamKam in massima serie norvegese nel 2003, per poi trascinarlo a un clamoroso quinto posto. Da lì, una carriera in ascesa: premi da miglior allenatore dell’anno, successi con il Copenhagen e una storica qualificazione agli ottavi di Champions League nel 2010-2011. Dopo tante chiamate ignorate, nel 2020 ha finalmente accettato la guida della Nazionale.
Da allora, la Norvegia ha iniziato a cambiare volto: risultati, gioco, ambizione. Con il suo tocco, il ct ha trasformato un gruppo di buoni giocatori in una squadra vera, pronta a sognare in grande. Ora manca solo l’ultimo passo: il ritorno al Mondiale.
I precedenti: Italia in vantaggio, ma guai a fidarsi
Italia e Norvegia si sono affrontate 17 volte: 10 vittorie azzurre, 4 pareggi, 3 successi scandinavi. L’ultima sfida risale al 2015, nelle qualificazioni all’Europeo, con due vittorie dell’Italia di Antonio Conte. Ma la storia, si sa, non entra in campo. Le uniche due sconfitte azzurre in questo confronto diretto sono arrivate in amichevole, mentre una sola – nel lontano 1991 – ha inciso su una qualificazione.
Da allora è passato un altro calcio, cambiate le gerarchie, mutate le ambizioni. Gli azzurri non possono permettersi altri passi falsi: il Mondiale manca da troppo. E se vogliono evitare un’altra gelata, dovranno affrontare la Norvegia come fosse una finale. Perché, stavolta, l’inverno potrebbe arrivare anche a giugno.
Continua a leggere le notizie di Mondo Primavera e segui la nostra pagina Facebook