Il calcio dei grandi
Milan-Como a Perth: la voce fa discutere tra scetticismo e business
La sfida tra Milan-Como si potrebbe giocare oltre il confine a Perth, in Australia: il motivo e l’idea tra possibilità e regolamenti

Ingabbiare il calcio è impossibile e in campo il gioco negli anni sta cambiando pelle, ma anche il suo contorno presto potrebbe andare oltre i canoni tradizionali. La strada più complessa è sempre quella di andare incontro alle richieste del tifoso. E da un po’ di tempo una domanda è sorta spontanea? Si può portare una partita all’estero per esportare il brand? Le reazioni dei tifosi non sono spesso piacevoli, vista la forte identità che li lega alla propria squadra e la passione nel seguirla da vicino. E un’idea legata a Milan-Como ha scatenato il caos.

Milan
Cosa dice il regolamento FIFA
Al momento, il regolamento FIFA vieta la possibilità di giocare partite all’estero. Tuttavia, il quadro normativo potrebbe presto cambiare. Lo scorso aprile, Relevent Sports – una delle principali agenzie globali nel settore dei diritti sportivi – ha raggiunto un accordo con la Federcalcio statunitense, chiudendo una lunga disputa legale durata sei anni. La causa ruotava proprio attorno alla possibilità di ospitare partite europee negli Stati Uniti.
La FIFA, che si era già ritirata dal contenzioso nel 2023, aveva istituito una commissione per valutare eventuali modifiche regolamentari. Sebbene il gruppo di lavoro si sia riunito finora una sola volta, l’approvazione definitiva sembra sempre più vicina, anche perché fortemente sostenuta da molte proprietà straniere dei club europei.
Le Supercoppe all’estero e le polemiche in Premier League
Fino ad oggi, solo le Supercoppe nazionali – in Italia, Spagna e Francia – si sono giocate all’estero, spesso in paesi mediorientali o asiatici. Al contrario, i tentativi di portare partite di campionato fuori dall’Europa sono sempre stati bloccati. Nel 2008, le proteste dei tifosi inglesi frenarono il progetto della Premier League di organizzare una giornata “globale”. Nel 2018, la Liga ha provato a portare Barcellona-Girona a Miami, ma senza riuscirci. Tentativo ripetuto – e nuovamente respinto – anche nel 2023 con la sfida Barcellona-Atletico Madrid, complice anche l’instabilità istituzionale seguita allo scandalo che coinvolse l’allora presidente della federazione spagnola, Luis Rubiales.
Oggi però, il contesto è cambiato: spinti da motivazioni economiche e da proprietà internazionali, i vertici del calcio mondiale sembrano pronti a spalancare le porte a un’inedita globalizzazione dei campionati. Un’eventualità che solleva non poche perplessità tra i tifosi locali e gli addetti ai lavori, già alle prese con viaggi sempre più impegnativi.
Milan-Como in Australia: l’idea e il motivo
La sfida tra Milan e Como, in programma nel weekend del 7-8 febbraio 2026, potrebbe entrare nella storia come la prima gara di un campionato europeo giocata fuori dai confini continentali. Secondo quanto riportato da The Athletic, i due club starebbero valutando la possibilità di disputare l’incontro all’Optus Stadium di Perth, in Australia. La motivazione è logistica: lo stadio di San Siro non sarà disponibile a causa della cerimonia di apertura delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina, prevista per il 6 febbraio. Quindi qualora non ci fosse la possibilità di piazzare la gara nell’anticipo del giovedì oppure nel posticipo di lunedì, si potrebbe valutare questa opzione. Ma oltre al San Siro occupato, nelle menti dei due proprietari stranieri delle società potrebbe brillare l’idea di poter portare la Serie A anche oltre l’Italia.
Il business chiama, ma a quale prezzo?
La crescente internazionalizzazione del calcio, unita all’inesauribile fame di nuovi mercati, sta spingendo sempre più i vertici calcistici a rompere gli argini della tradizione. Milan-Como a Perth potrebbe diventare il simbolo di una nuova era: un campionato sempre più globale, anche a costo di scontentare tifosi abbonati, sostenitori storici e squadre costrette a sobbarcarsi viaggi intercontinentali in una stagione già affollata di impegni.
Il calcio europeo si prepara, dunque, a varcare nuovi confini. Ma non senza domande: quanto sarà sostenibile questa rotta? E soprattutto, fino a che punto si è disposti a sacrificare l’anima locale del pallone sull’altare del business globale?
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