Il calcio dei grandi
L’arabia allunga ancora le mani sulla Serie A: perché Kean all’Al Qadsiah sarebbe uno schiaffo a Gattuso

Kean-Al Qadsiah: di nuovo l’Arabia a tentare i protagonisti della Serie A
Come un lampo nel buio, pronto a squarciare il cielo di Firenze, è arrivato il primo grande botto di mercato in casa viola: su Moise Kean c’è l’Al Qadsiah. Un club ambizioso, che al primo anno dal ritorno nella massima serie araba si è inserita nel tavolo delle grandi, portando a casa un quarto posto e mettendosi alle spalle l’Al-Ahli, uno dei quattro club che fa parte dell’orbita del fondo Pif. Mire espansionistiche che, come spesso è accaduto negli ultimi anni, si allungano inesorabilmente sull’Italia, cercando però di sfilare via al campionato una delle più grandi sorprese della scorsa stagione, nonché potenzialmente una delle grandi risorse del futuro per la nostra Nazionale.

Kean Fiorentina (screen)
Kean come Duran: L’Arabia chiuderebbe le porte alla Nazionale?
Quanti precedenti illustri
Precisando come si tratti ancora di un’operazione in fase embrionale, cerchiamo di delineare i possibili scenari che ne potrebbero derivare. La Saudi Pro League, con la sua politica di espansione quasi imperialista, sta cambiando i rapporti di forza nel calcio internazionale. Il livello di competitività del campionato si alza con investimenti pesantissimi, ma siamo sicuri che gli sforzi fatti negli ultimi due anni abbiano ridotto il gap competitivo con l’Europa? E’ questo il vero nodo della questione, che riguarda molto da vicino anche il caso Kean. Il bomber della Fiorentina non sarebbe sicuramente il primo attaccante in rampa di lancio ad aver invertito le proprie rotte per spostarsi in Medio Oriente.

Moise Kean Fiorentina (screen)
Prima di lui, gli esempi più eclatanti sono stati: Jhon Duran, punta classe 2003 che nel periodo di massima espressione da “supersub” di lusso all’Aston Villa, ha deciso di trasferirsi all’Al Nassr diventando il secondo acquisto più oneroso della storia della Saudi Pro League. Si accoda Moussa Diaby, diamante grezzo del Bayer Leverkusen che nell’estate scorsa ha strappato il gradino più basso del podio nella classifica dei giocatori più costosi nella storia del campionato. Sulla stessa lunghezza d’onda, Ivan Toney: stagioni clamorose al Brentford, poi la squalifica per scommesse illegali, infine una nuova vita il cui innesco è proprio il campionato arabo, dove in ogni caso non ha smarrito il suo killer instinct (30 golnell’annata d’esordio). Chiudiamo con due teenager (o giù di lì): i brasiliani Marcos Leonardo (21 anni) e Wesley Gassova (19 anni), accomunati dall’interesse della Roma e dalla scelta comunque ricaduta sul campionato arabo.
Un destino comune
Qual è dunque il filo conduttore, il trait d’union che collega come un ponte invisibile tutti questi nomi? La Nazionale, appunto. Nessuno dei giocatori citati, fatta eccezione per Duran, ha trovato continuità vestendo la maglia del proprio paese d’origine. Come se l’approdo in un campionato ancora oggettivamente minore (con buona pace di Ronaldo e delle sue opinabili dichiarazioni), ti faccia sparire dai radar della Nazionale. In particolare: Marcos Leonardo e Wesley Gassova non si sono ancora affacciati oltre i confini dell’U23. Toney ottiene qualche convocazione a singhiozzo, ma l’ultima partita da titolare con i “tre leoni” risale al marzo 2024. Diaby non rientra nell’orbita della Francia dal 26 marzo 2024, giorno dell’ultima convocazione e dell’ultimo match disputato con la casacca “bleu”.

Moise Kean Nazionale (screen)
Un epilogo che accomuna tanti giocatori, e che potrebbe coinvolgere anche Moise Kean. Gattuso è una personalità forte, che non negozia i suoi principi di calcio e umani, ma nella sua nuova Italia vorrebbe sicuramente includere l’ex Juventus. Anche perché l’exploit folgorante nel 24/25, ci ha restituito forse l’attaccante di riferimento per la nostra Nazionale: presenza fisica, attacco alla profondità, killer instinct, senso dell’urgenza; insomma, un giocatore completo, a cui però l’addio alla Serie A per l’Arabia potrebbe provocare lo stesso cortocircuito analizzato in precedenza. E in questo caso, diciamocelo chiaramente, non siamo nelle condizioni di poter fare a meno di un bomber di questo calibro, specialmente per il contesto storico in cui ci troviamo.
Luca Ottaviano
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