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Inter, Lautaro è il tuo centro di gravità permanente: ora il River per il pass agli ottavi
Lautaro decisivo, Chivu respira: l’Inter batte l’Urawa in rimonta e si giocherà contro il River Plate la qualificazione agli ottavi.

Inter, ci pensa sempre Lautaro
Dopo il pareggio d’esordio col Monterrey, l’Inter rialza la testa battendo in rimonta gli Urawa Red Diamonds. Una vittoria che vale oro, arrivata sul filo di lana, che mantiene vive le speranze di qualificazione agli ottavi del Mondiale per Club. Ma dietro i tre punti, restano dubbi profondi su condizione fisica, equilibrio tattico e tenuta difensiva. Solo Lautaro Martínez brilla davvero: capitano, simbolo e ancora una volta decisivo. Il resto è una squadra che si aggrappa al proprio orgoglio per non affondare.

Cristian Chivu e Lautaro Martinez
Lautaro Martinez, l’Inter si aggrappa al Toro
In un’Inter smarrita, ancora alla ricerca di una propria identità, spicca una sola, solida verità: Lautaro Martínez. Due reti in due gare, certo, ma soprattutto una presenza costante, un’energia travolgente e una leadership silenziosa, che parla con i fatti più che con le parole.
Contro l’Urawa, il suo gol dell’1-1 al minuto 78 ha rappresentato la svolta della partita: un lampo in un pomeriggio opaco, una girata fulminea in area che ha colto di sorpresa la difesa giapponese, riaccendendo le speranze nerazzurre. E non era la prima occasione: nel primo tempo, un suo colpo di testa si era stampato sulla traversa, preludio del gol che sarebbe arrivato.
Come già visto contro il Monterrey, El Toro ha fatto da trascinatore: ha combattuto su ogni pallone, ha creduto fino all’ultimo nella rimonta e ha avuto ragione. In questo momento, l’argentino è il punto di riferimento assoluto di un’Inter confusa, chissà se senza le sue giocate la Beneamata sarebbe ancora in corsa per la qualificazione agli ottavi.
Chivu buona la seconda, ma…
Il 2-1 finale contro l’Urawa è importante, ma non deve ingannare. L’Inter ha vinto più con il cuore che con la testa, più per volontà che per organizzazione. E contro un avversario modesto, che faticosamente si salverebbe in Serie A, i nerazzurri hanno sofferto troppo.
Il primo tempo è stato una fotocopia della gara contro il Monterrey: possesso sterile, difficoltà nel creare occasioni, un gol subito alla prima disattenzione. Watanabe ha approfittato di una difesa molle e mal posizionata, figlia di errori in serie: palla persa da Dimarco, dribbling subito da Carlos Augusto, mancata copertura di Luis Henrique. Da lì, tanto palleggio e pochissime idee.
Solo nel secondo tempo, grazie ai cambi e al passaggio al 3-5-2, si è vista un’Inter più arrembante, anche se ancora poco lucida. Alla fine, la qualità individuale ha fatto la differenza, ma il gioco resta lontano da quello che Chivu immagina.
L’Inter di Chivu: cosa non va?
Il tecnico romeno sta ancora cercando la quadra ed è normale sia così. Ha provato più moduli (3-4-2-1, 3-1-5-1, 3-4-1-2), ma finora nessuno ha dato risultati convincenti. La squadra appare fuori condizione, soprattutto negli interpreti che hanno tirato la cosiddetta carretta per tutto l’anno. I nuovi acquisti come Luis Henrique e Sucic sono ancora da integrare, mentre la mancanza di Thuram pesa come un macigno.
Sebastiano Esposito si è visto poco, meglio il fratello Pio, gettato nella mischia nella ripresa. L’Inter ha bisogno urgentemente di peso offensivo, perché al momento Lautaro è troppo solo. Le disattenzioni difensive pesano per una squadra che ha sempre fatto del reparto la sua forza, fragilità evidenti: il gol subito da Sergio Ramos contro il Monterrey e quello di Watanabe con l’Urawa sono un segnale chiaro, ma il tutto è dovuto anche alla stanchezza e alle rotazioni per cercare di non spremere troppo i calciatori.
Mentalità e orgoglio, l’unico vero punto di forza
In questo momento di transizione, l’Inter si aggrappa all’orgoglio, alla voglia di non arrendersi, di lottare fino all’ultimo. Lo aveva dimostrato col Monterrey, reagendo allo svantaggio e trovando il pareggio su schema da punizione. Lo ha confermato con l’Urawa, trovando la vittoria al 92’ grazie al guizzo di Valentin Carboni, uno dei pochi ad avere la mente libera dai fantasmi del recente passato che non giocava da ottobre e che rientrava da una lunga degenza. Chivu lo ha detto a fine partita: “I ragazzi hanno dato tutto. Hanno giocato con il cuore”. Ed è vero. Ma il cuore, da solo, non basta se vuoi competere a certi livelli.
Ora il River Plate: Inter qualificata agli ottavi se…
La vittoria sui giapponesi ha eliminato l’Urawa Red Diamonds dalla corsa, ma l’Inter non può permettersi calcoli. Dopo il pareggio tra River Plate, prossima avversaria della squadra di Chivu, e Monterrey, il gruppo è apertissimo.
L’Inter passa il turno se:
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Vince contro il River Plate, qualificazione sicura da prima del girone.
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Pareggia con qualsiasi punteggio indipendentemente dal risultato del Monterrey.
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Perde, ma il Monterrey non vince.
In caso di arrivo a pari punti con Monterrey e River, a decidere sarà la differenza reti negli scontri diretti, poi i gol segnati e via via anche la differenza generale. Se anche lì c’è parità, entrerà in gioco il fair play (cartellini gialli e rossi). Dinanzi ad un’ulteriore parità, si andrà al sorteggio.
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