Il calcio dei grandi
Dal 2014 al 2030: perché mancare il terzo mondiale consecutivo sarebbe distruttivo per il nostro calcio

Mondiale, per l’Italia c’è ancora lo spettro della mancata qualificazione
La sconfitta all’esordio con la Norvegia, pesante nelle proporzioni e nelle conseguenze su larga scala, compromette la partecipazione dell’Italia al prossimo Mondiale. Ieri si è consumato il passo d’addio con Spalletti, esonerato ma con l’obbligo di frequenza nel 2-0 contro la Moldova. Oggi invece, si aprono gli eventuali scenari futuri, inquietanti se si pensa alla possibilità di mancare alla terza “World Cup” consecutiva.

Luciano Spalletti
Dal 2014 al 2030: il movimento italiano ne risentirebbe molto
Le prossime partite nel girone di qualificazione saranno fondamentali per conoscere il nostro destino, con la consapevolezza che si potrebbe consumare l’ennesimo dramma sportivo della nostra recente. Nel 2014, gli Azzurri giocavano quello che ad oggi è l’ultimo Mondiale a cui abbiamo partecipato, uscendo tra l’altro ai gironi in una spedizione altamente deludente. Mancare l’appuntamento con il 2026, non aiuterebbe a tamponare un’emorragia che ormai va avanti da più di un decennio. Si allargherebbe ulteriormente la forbice temporale tra l’ultima edizione giocata e la prossima da disputare. Sarebbero 16 gli anni di distanza da quella parentesi (seppur breve) dei ragazzi allora guidati da Prandelli in Brasile: il che, solleverebbe una questione altamente sottostimata.
Sedici anni sono una porzione temporale gigantesca, specialmente se si parla di uno sport che cambia sotto ai nostri occhi e che muta nei rapporti di forza in maniera molto repentina. Rischieremmo dunque di avere delle nuove generazioni di appassionati che non hanno mai respirato l’atmosfera di un Mondiale, non lo hanno mai vissuto sulla propria pelle. La competizione infatti trascende dal suo carattere sportivo e penetra nei tessuti sociali di una comunità: la nostra, verrebbe inevitabilmente colpita con conseguenze devastanti dalla mancata partecipazione al terzo mondiale consecutivo. Banalmente, ragazzi che nel 2030 avranno 18/19 anni, nel 2014 ne avevano 2 o 3 e non ricorderebbero nulla di cosa significa riunirsi sotto gli stessi colori e sintonizzare i cuori all’unisono per gli azzurri.
Mondiale 2030: da vecchi leader a nuove generazioni…smarrite?
Siamo consapevoli che si tratti ancora di un semplice “what if”. Eppure, in molti casi è proprio pensare al “worst case scenario” (ovvero alla dinamica peggiore possibile) che ti aiuta a trovare risoluzioni per il presente. Senza la spedizione in Usa-Canada-Messico 2026, ci troveremmo infatti a fare i conti con un gruppo che avrebbe perso l’abitudine ad una competizione del genere. Giocatori come Donnarumma, Calafiori, Dimarco, Bastoni, Tonali, Barella, che ad oggi inquadriamo come leader, si ritroverebbero sulla soglia dei 30 anni (alcuni ad averli superati) senza mai aver giocato un Mondiale.
E questo, a cascata, toglierebbe ulteriore ossigeno ai nostri settori giovanili, già alle prese con un ridimensionamento spaventoso. Inutile quindi, sottolineare nuovamente l’urgenza di staccare il pass per il prossimo anno: una necessità in rotta di collisione con un’ecosistema in crisi totale, che ha perso riferimenti e ha smarrito la propria identità. Ripartire, e farlo in fretta, dovrà essere il mantra da inseguire nei prossimi mesi, perché una terza delusione cocente potrebbe avere effetti senza precedenti sul nostro movimento.
Qualche curiosità sparsa su come è cambiato il mondiale da quando non ci siamo
Nel ribadire che non si tratta di un esercizio di stile, o di infierire su una situazione già complicata, proviamo a dare qualche altra statistica sulla conformazione del Mondiale dalla nostra assenza prolungata ad oggi. In primis, dovremo familiarizzare con il concetto di “Mondiale Itinerante”: introdotto gradualmente dalla Fifa, andrà in scena per la prima volta proprio nel 2026, quando si giocherà tra Stati Uniti, Messico, Canada. Nel 2030 invece, saranno addirittura 6 i paesi ospitanti (Uruguay, Spagna, Marocco, Portogallo, Argentina e Paraguay).
In più, possiamo citare il palmares: l’Argentina infatti si sta avvicinando, con 3 titoli e la possibilità di agganciarci proprio nel 2026. Allo stesso modo, la Germania avrà con ogni probabilità la chance per scavalcarci e agganciare il Brasile con 5 vittorie totali. Segno di come i “power ranking” siano diversi nella forma, ma non nel contenuto rispetto al 2014 (quando in finale furono proprio Argentina e Germania a contendersi il titolo).
Infine, qualora dovesse concretizzarsi ciò che ora ci rifiutiamo anche solo di mettere in conto, salirebbero a 3 i Mondiali mancati consecutivamente dall’Italia (record all-time per noi).
Luca Ottaviano
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