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Cuesta, un artigiano per il Parma: la Juve, la filosofia Arteta e una lezione alla Serie A

Il Parma ha messo nel mirino Carlos Cuesta per il post Chivu: il pensiero da artigiano, il legame con Arteta e l’esperienza alla Juve

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Cuenca, Parma

Il Parma sceglie Cuesta: il passato alla Juve e il rapporto con Cherubini, lo schiaffo all’Italia e una filosofia alla Luis Enrique

Gli allenatori sono artigiani dell’insegnamento e della formazione del calciatore, non industriale. Il primo piacere è la crescita dei tuoi giocatori. Il secondo è la vittoria che ottieni con loro”. Non lo ha detto Luis Enrique o Guardiola, ma la filosofia di pensiero appartiene alla stessa scuola, quella spagnola. E infatti nelle scorse ore sta facendo il giro dei social anche un video del tecnico del Psg sul modo di insegnare ai ragazzi. Di chi parliamo? Del giovane Carlos Cuesta, attualmente vice allenatore di Arteta all’Arsenal, ma nel mirino del Parma per dare solidità al progetto Krause. Costruire, come direbbe Niccolò Fabi. E Cherubini ha in mano il progetto, ora sta scegliendo i suoi artisti. E potrebbe affidarsi proprio al giovane iberico, che già alla Juve ha avuto modo di conoscere.

Cuesta, la Juve e la fiducia di Cherubini. E quel record…

Ricordo quando venne a Torino per la prima volta, ho sentito qualcosa di speciale: era così curioso e con un’incredibile passione per il calcio. Quando se ne andò dissi al responsabile del settore giovanile di ingaggiarlo, avevamo bisogno di lui. Temevamo che gli altri allenatori potessero prendere in maniera particolare l’arrivo di un ragazzo così giovane, ma con la sua empatia e il suo carattere ha fatto in modo che giorno dopo giorno tutti gli altri allenatori lo accettassero” – disse Cherubini  a The Athletic, riferendosi alla sua esperienza alla Juventus.

Lo ha sempre apprezzato, lo ha voluto con forza per formare l’Under 17 bianconera da vice allenatore e ora è pronto a dargli questa grande opportunità al Parma. E sarebbe la sua prima esperienza da tecnico senza avere l’ombra di nessuno addosso. Avrebbe l’opportunità di mettere in campo tutto quello che ha imparato negli anni. Anche se è ancora giovane, di anni ne ha soli 29 e proprio contro la Vecchia Signora potrebbe tagliare un traguardo, diventando il più giovane mister dagli anni 40 ad esordire in Serie A (30 anni e 26 giorni) e il secondo in assoluto dietro Elio Foschi (29 anni, 9 mesi e 20 giorni alla Triestina).

 

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Cuesta, l’eccezione che dovrebbe essere normalità

In Italia sedersi su una panchina della Serie A è una cosa per pochi. E non perché sia irraggiungibile per preparazione. La cultura calcistica del Bel Paese è serrata, c’è poco spazio per giovani ragazzi che vogliono diventare allenatori senza aver indossato una maglia prestigiosa e per farlo vanno all’estero. Farioli è un esempio concreto. Nel nostro campionato spesso viene prima il curriculum da giocatore, che l’effettiva bravura nel ruolo di tecnico. Un mondo per pochi. E quando spalanchiamo gli occhi, quei pochi arrivano quasi sempre dal resto dell’Europa. Cuesta ha seguito questa strada. Aveva un sogno ben preciso in mente, fare l’allenatore o meglio l’artigiano come piace dire a lui. La Champions League come sfondo del telefono e grandi ambizioni. Così come un grande problema: emergere in un mare pieno di pesci.

Carlos Cuesta

Carlos Cuesta

Ci prova e fa bene. Lascia la squadra del suo paese, il Santa Catilina Atletico e si iscrive all’Università. Frequenta scienze motorie perché ama lo sport e poi bussa alla porta di un altro Atletico, quello di Madrid. E a 19 anni arriva la grande occasione: c’è un posto libero nel settore giovanile dei colchoneros e va a prenderselo. Cuesta però non si siede e non si considera arrivato, continua a studiare e aa osservare gli allenatori che ama, come Guardiola. Ed è proprio dopo una visita ai citizen che incontra per la prima volta Arteta. Scocca subito la scintilla, ma in quel momento Mikel era un vice, mentre Carlos ancora era solo un tecnico delle giovanili. Ma come le più belle storie, i due poi si incontreranno dopo il suo passaggio in A alla Juventus. Dal nulla a tre big, senza aver mai fatto gol in Premier, Liga o Serie A. Un grande insegnamento per il nostro calcio. A volte aver indossato in passato una maglia prestigiosa non vuol dire nulla.

Il rapporto con Arteta e la filosofia spagnola

A Londra, all’Arsenal, gli viene affidato un ruolo chiave: quello di “allenatore dello sviluppo individuale”. Un incarico che lo mette a stretto contatto con i giocatori della prima squadra, con il compito di seguirne la crescita tecnica e personale. Comprensibilmente, all’inizio c’era qualche timore: come avrebbero reagito i veterani a farsi guidare da un professionista così giovane? E invece, Cuesta è riuscito in breve tempo a conquistare la fiducia e il rispetto di tutti. Xhaka, uno dei leader dello spogliatoio, ha sempre speso parole di grande stima: “Quando un ragazzo così giovane arriva in un club importante come l’Arsenal, ovviamente rimani sorpreso. Ma lui sa il fatto suo, sa come parlare ai giocatori. È stato fantastico sin dal primo giorno: il nostro rapporto è stato speciale, mi ha aiutato tantissimo a diventare il calciatore che sono oggi. Sono convinto che un giorno allenerà un grande club, perché ha idee chiare e grande visione”.

Il legame che Cuesta ha saputo creare con i giocatori è profondo, autentico. Un rapporto fatto di fiducia reciproca, tanto che alcuni di loro non esitavano a cercarlo per un consiglio. E lui, mosso da una passione viscerale per il calcio, non si è mai tirato indietro. Ha respirato l’aria Gunners, ha assorbito la filosofia di Arteta e non si è mai messo davanti al proprio ruolo. Un’umiltà e una dedizione che non è passata inosservata. Soprattutto a Cherubini, che ha continuato ad osservarlo e ora dopo avergli dato una chance alla Juve, vorrebbe affidargli anche per la prima volta una panchina tutta sua. “La creatività è l’intelligenza che si divertedisse Einstein. Cuesta si è divertito molto e ora potrebbe avere l’occasione di continuare a farlo anche in Italia.

 

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