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Il calcio dei grandi

Ex Inter, cuore Boca ma indole “Riverina”: chi è Facundo Colidio

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Facundo Colidio

Facundo Colidio e l’asse Argentina-Italia

Un viaggio di carriera molto particolare, che lo porterà tra qualche giorno ad affrontare il suo passato: Facundo Colidio è diventato nuovamente protagonista con la maglia del River Plate, durante l’esordio al Mondiale per Club. Un gol che lo proietta nel futuro ma lascia anche una finestra aperta nei ricordi, che riaffioreranno definitivamente il 26 giugno alle 03:00 (ora italiana).

Facundo Colidio

Facundo Colidio (screen)

Colidio, una carriera con delle parabole affascinanti

Originario di Rafaela, città a più di 500 km da Buenos Aires, è proprio nella capitale argentina che la sua carriera subisce dei rimescolamenti molto affascinanti. Cresciuto nelle giovanili del Boca Juniors, a 17 anni decide di concretizzare una sorta di sequel di “Un americano a Roma”, operandone una rilettura interessante: “Un Sudamericano a Milano”. L’arrivo all’Inter, per chi è di quelle latitudini, è quasi un sigillo di garanzia di qualità: da Zanetti a Cambiasso, passando per i più recenti Lautaro o Icardi; insomma, per un argentino il nerazzurro e i cancelli di Appiano sono quasi luogo di culto, dove respirare quell’iconicità dei grandi che hanno vestito quella maglia.

Per il classe 2000 però, non si apre mai un vero e proprio sodalizio con le tinte nero-azzurre: dopo due stagioni in Primavera, dove accumula 55 presenze16 gol e 7 assist (vincendo anche il tridente Campionato, Viareggio e Supercoppa), si spalancano le porte dei prestiti.

Un vortice dal quale in molti fanno fatica ad uscire, a meno che tu non sia disposto anche a fare la muta, cambiando totalmente pelle. E’ ciò che succede a Facundo Colidio, che dopo un anno al Sin-Truiden e un biennio al Tigre (dove incrocia il proprio cammino con quello di Retegui) approda al River Plate. I rivali di sempre della squadra che lo ha fatto crescere, l’altro lato della medaglia; la parte destra di un cuore che pulsa calcio e che lo attira nuovamente con il suo fascino magnetico.

Facundo Colidio esultanza

Facundo Colidio esultanza (screen)

Il River Plate come punto d’arrivo

“Si torna sempre dove si è stati bene”: in questo caso il detto è calzante solo in parte. E’ vero che l’argentino è tornato dove tutto era cominciato, ma ha pur sempre cambiato sponda, passando dagli “Xeneizes” ai “Millonarios”. Al River però, il fantasista sembra aver trovato quegli equilibri che gli servivano per esprimersi.

Non stiamo parlando di un bomber consumato, d’altronde parliamo di una punta che gioca con la 11, maglia tipicamente associata all’estro e alla creatività (Ibrahimovic e Drogba due grandi eccezioni). Eppure, con le sue caratteristiche è diventato un interessante ibrido offensivo: sa essere rifinitore, muoversi tra le linee e comunicare a livello tecnico coi compagni. La sua portata principale è il dribbling, con cui crea separazione col difensore o superiorità numerica per gli inserimenti da dietro.

Una serie di tratti distintivi che lo classificano come un perfetto fluidificante offensivo: 25 gol e 7 assist all’attivo in 90 apparizioni, bottino che certifica un killer instinct non sempre attivo, ma che ha margini di miglioramento soprattutto nella scelta dei momenti all’interno della partita. E chissà se quel momento non arrivi proprio il 26 giugno, giorno di Inter-River Plate: una partita che per lui è un filo conduttore tra passato, presente e futuro. Intanto, a scanso di equivoci, Colidio ha dimostrato di avere il piede caldo, battendo il primo colpo nel 3-1 all’esordio di questo mondiale per club.

Luca Ottaviano

 

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