Il calcio dei grandi
Calendario Serie A, pro e contro della compilazione: conta davvero?
È il giorno del calendario della Serie A 2025-2026: come funziona e quanto conta realmente affrontare prima le big e dopo le piccole o viceversa nell’economia del campionato?

Calendario Serie A: alle 18:30 a Parma nasce il campionato 2025-2026
Alle 18.30 il sipario si alzerà sul nuovo calendario della Serie A 2025/26. A ospitare l’evento, nell’ambito della seconda edizione del “Festival della Serie A”, sarà il suggestivo Teatro Regio di Parma. Sarà allora che scopriremo la sequenza delle 38 giornate, il percorso che accompagnerà le venti protagoniste dalla prima palla al centro – prevista per il weekend del 24 agosto 2025 – fino al fischio finale del 24 maggio 2026.
Anche quest’anno la Lega ha confermato un impianto asimmetrico: l’ordine delle partite del girone d’andata sarà diverso rispetto a quello del ritorno, con almeno otto giornate di scarto tra l’andata e il ritorno contro lo stesso avversario. Una scelta pensata per rendere il torneo più imprevedibile e competitivo, mantenendo alta la tensione fino all’ultimo. Ci saranno quattro pause per le nazionali, due turni infrasettimanali, e una gestione calibrata dei derby e delle esigenze logistiche (su tutte, quelle di San Siro per i Giochi Olimpici Invernali 2026).

Juventus-Roma (Serie A)
Tutti elementi tecnici, certo. Ma uno, su tutti, accende da sempre le discussioni: affrontare prima le big o le piccole? Quanto può influenzare, nella corsa a uno scudetto, un piazzamento europeo o una salvezza, la distribuzione delle gare più difficili?
Affrontare le big subito: un vantaggio nascosto?
A prima vista, partire contro le squadre più forti sembra uno svantaggio. Ma non è sempre così. L’inizio stagione, soprattutto negli ultimi anni, si è rivelato terreno fertile per sorprese e colpi a effetto. Le grandi squadre arrivano spesso ancora in fase di rodaggio: tra i carichi di lavoro estivi, i nuovi acquisti da integrare e – non di rado – le novità in panchina, può servire qualche settimana per trovare la quadra.
L’esempio più lampante è quello del Parma nella stagione scorsa. Nelle prime tre giornate, i crociati hanno fermato la Fiorentina di Palladino, poi il Milan targato Fonseca e hanno rischiato il colpaccio anche contro il Napoli di Conte. Tre big, tre prove di forza. Tutte affrontate nel momento giusto: quando ancora mancava brillantezza, identità tattica e ritmo. La Fiorentina, ad esempio, non aveva ancora trovato la sua dimensione tra difesa a tre e a quattro; il Milan era alle prese con i primi dettami del tecnico portoghese e il Napoli stava ancora metabolizzando la nuova filosofia contiana.

Krause Parma
Il finale di stagione e le insidie “invisibili”
Ma se l’inizio contro le big può essere un’occasione, il finale contro le piccole può rivelarsi tutt’altro che agevole. Juventus e Napoli, ad esempio, lo hanno sperimentato sulla propria pelle nella scorsa stagione. Entrambe avevano, sulla carta, un cammino “morbido” nelle ultime giornate. Eppure, entrambe hanno faticato a centrare i rispettivi obiettivi.
Il Napoli, in piena corsa per un piazzamento europeo, ha pareggiato contro il Parma alla penultima, una squadra non ancora aritmeticamente salva ma determinata a confermare la permanenza in massima serie. La Juventus, in crisi di risultati e motivazioni, ha rischiato grosso a Venezia, contro una squadra che lottava con le unghie per la restare in A. In quei momenti, le partite contro le “piccole” diventano veri e propri campi minati: tra chi si gioca la vita sportiva e chi gioca senza pressioni, ma con la voglia di mettersi in mostra, non ci sono mai avversari facili.
L’importanza del contesto
Il punto, allora, è che non esiste un modello valido per tutti. Affrontare prima le big o le piccole può fare la differenza, sì, ma solo in relazione al momento della stagione e alla condizione delle squadre. L’Atalanta, ad esempio, nella scorsa stagione ha visto sfumare i sogni scudetto proprio a causa di una tempistica sfortunata. Dopo l’eliminazione in Champions, ha vissuto un contraccolpo psicologico evidente, perdendo in serie contro Inter, Lazio e Fiorentina. Partite difficili, scontri diretta sulla carta, affrontati nel momento peggiore possibile: con la testa altrove e le gambe pesanti.
Visualizza questo post su Instagram
Il calendario conta, ma non decide tutto
In definitiva, il calendario può indirizzare, ma non determina l’andamento di una stagione. L’ordine delle partite può offrire vantaggi o nascondere trappole, ma molto dipenderà – sempre – da come ci si arriva: la condizione atletica, gli infortuni, il morale, gli impegni europei e la pressione.
Prima le big e poi le piccole? O viceversa? La verità è che la Serie A di oggi non permette calcoli semplici. È un campionato che premia la continuità, la profondità delle rose e la capacità di reagire ai momenti difficili. E per quanto ogni estate ci si interroghi sul peso del calendario, sarà solo il campo, come sempre, a dare le risposte definitive.
Continua a leggere le notizie di Mondo Primavera e segui la nostra pagina Facebook