Il calcio dei grandi
Brasile al Mondiale, l’impronta italiana di Ancelotti: il “regista” Cunha, feeling Vinicius e un segreto
L’impronta di Carletto sulla nuova Selecao: dalla stabilità ritrovata e i segreti nella fase offensiva

Il nuovo Brasile di Ancelotti: i cambi tattici del ct e i punti chiave
Buona la seconda, Ancelotti può fare qualche balletto carioca dopo la vittoria contro il Paraguay. Primo successo alla guida del Brasile e pass conquistato per il Mondiale del 2026. Ora per Carletto ci sarà tutto il tempo di sperimentare, selezionare e gestire per dare la sua impronta alla Selecao. Dal punto di vista umano e comunicativo non ha problema, è stato un “allenatore nomade” e conosce tutti in giro per il mondo. Sa farsi capire e apprezzare, non ha certo bisogno di convincere qualcuno. La sua vera arte è portare tutti dalla sua parte e senza fare una smorfia, tranne qualche sopracciglio alzato di tanto in tanto.

Brasile, Ancelotti
Ancelotti-Brasile, la prima forma della Selecao
In un mese non si possono fare miracoli e in due partite non si può cambiare il volto di una squadra. Ma Ancelotti ha deciso di ripartire da alcuni paletti: personalità, compattezza e la solita fantasia. In due partite il Brasile non ha subito gol grazie alla coppia formata da Marquinhos e Ribeiro del Lille. Un duo che sembra ben assortito. Sulla sinistra ha rilanciato Alex Sandro, mentre nel versante opposto Vanderson del Monaco, che ha più compiti di spinta. In mediana ha già fatto i primi aggiustamenti, passando dalla linea a tre del primo match contro l’Ecuador a una formazione più offensiva e che rispecchia il DNA del Brasile contro il Paraguay. Guimaraes e il rientrante Casemiro sono le certezze, con Ederson e Gerson pronti a farli rifiatare all’occorrenza. In avanti può ballare il samba con tanta qualità e un solo unico problema: il numero nove.
Il “regista” Cunha e il legame Ancelotti-Vinicius
Ancelotti non è un allenatore che ama convivere con i problemi, al massimo porta soluzioni. Ed è quello che ha fatto per trovare la punta del Brasile. Cunha ama più gironzolare e avere qualcuno in appoggio, nonostante il senso del gol non gli manchi e lo ha dimostrato ai Wolves in Premier League con 15 reti e 6 assist. Carletto potrebbe utilizzarlo da bomber, ma ha preferito gestire il suo ruolo in modo diverso: “Oggi, Cunha non era un attaccante centrale; era un centrocampista offensivo. Abbiamo beneficiato della velocità di Vinicius, Martinelli e Raphinha per attaccare le ali, e Cunha ha giocato come regista”. Sulle fasce il ct non ha problemi, ha l’imbarazzo della scelta e può sfruttare i cambi per dare nuova linfa alla formazione.
E a prendere la posizione più centrale è stato il fuoriclasse del Real Madrid, che da “falso nove” si è comportato bene. Non ha giocato di sponda, ma ha allungato la squadra e con le rotazioni continue, rendendo tutto imprevedibile. Ma è stato bravo anche a riempire l’area di rigore, come in occasione del gol: taglio forte sul primo palo e anticipo sul difensore. Ancelotti può contare sulla sua stella e anche sul resto del reparto: “Hanno lavorato con armonia” ha detto al termine del match.
VINI SCORES THE FIRST GOAL OF THE CARLO ANCELOTTI BRAZIL ERA 😭❤️ pic.twitter.com/g1qznjrIzk
— fan account (@Asensii20) June 11, 2025
Un Brasile italiano
La Selecao prima dell’arrivo di Ancelotti aveva subito un sonoro 4-1 dall’Argentina. Ora Alisson ha collezionato due clean sheet. Cosa è cambiato? Lo ha spiegato direttamente il ct: “Sono italiano (ride). La squadra non ha subito gol grazie a una eccellente prestazione difensiva, e i giocatori di centrocampo hanno fatto uno sforzo straordinario, come Casemiro. Sono felice anche di questo, ma anche perché siamo al Mondiale”. Carletto ha colpito, rimanendo se stesso. E forse ora qualcuno dalle parti del Brasile sarà felice di imparare la cultura del Bel Paese.
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