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Il calcio dei grandi

Boca Juniors, l’irrazionalità del sentimento: la marea anti Bayern tra storia e cultura

La passione per il calcio è la materia più diffusa tra i banchi del Boca Juniors: gesti d’amore che vanno oltre la ragione

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Boca Juniors, Mondiale per Club

I tifosi del Boca hanno invaso Miami: una dichiarazione d’amore che fa da scuola

Non è una tournée, è una peregrinazione. Non è una partita, è un rituale. Quando gioca il Boca Juniors, non conta dove, non conta contro chi: conta esserci. A testimoniarlo, ancora una volta, è la folla azul y oro che ha invaso Miami in vista della sfida contro il Bayern Monaco per la seconda giornata del Mondiale per Club. Dall’Argentina sono arrivati in migliaia, circa 50mila. Hanno attraversato il continente con bandiere, tamburi, striscioni e soprattutto cori. Sì, i cori. Perché come raccontano loro stessi: “Boca no se explica, se siente” – il Boca non si spiega, si sente. 

L’animo Boca Juniors, non conta l’avversario

Se lo stadio è lontano, non importa. “La Bombonera no tiembla, late”, recita uno degli slogan più sacri del popolo Xeneize: la Bombonera non trema, batte. E a Miami batte il cuore di un’intera comunità che non conosce confini. Li vedi ovunque, i tifosi del Boca. Nelle strade, nei locali, nei supermercati: basta un accenno di giallo e blu per far nascere un coro. È una fratellanza che va oltre il calcio, un modo di essere.

Sulla carta, il Boca affronta uno dei colossi del calcio europeo. Ma la carta, per i tifosi sudamericani, conta poco. E lo ha dimostrato anche il Botafogo nelle scorse ore contro il PSG. “La camiseta se lleva en el alma, no importa la categoría”, ripetono spesso – la maglia si porta nell’anima, non importa la categoria. E contro chi giochi, nemmeno: la garra, la passione, il folklore restano gli stessi.

Una passione che non si impara: si eredita

Il tifoso del Boca nasce, non si fa. E se si fa, lo fa attraverso il sangue. Una passione che si eredita ed entra dentro il corpo a scandire i battiti. E se piccoli ragazzi  rinunciano a tutto pur di seguire gli Xeneize una ragione non c’è. Il sentimento non si può spiegare, bisogna viverlo. Nel calcio moderno fatto di business e numeri, il tifoso gialloblu rappresenta una forma di resistenza. La loro è una passione viscerale, che non cerca spiegazioni razionali. È il canto che non si spegne mai, nemmeno dopo una sconfitta. È il pianto per una vittoria, il tatuaggio con la data di un Superclasico, la maglia del ’98 ancora indossata con orgoglio. E allora, cosa ci fanno 50.000 argentini a cantare in pieno luglio sotto il sole della Florida? Stanno semplicemente facendo quello che hanno sempre fatto: vivere il Boca come un’idea, una fede, un grido che attraversa le generazioni. 

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