Il calcio dei grandi
“Adzic come De Bruyne”: un messaggio a Tudor per una nuova soluzione alla Juve
Il classe 2006 può dare una svolta alle idee di Tudor: visione, inserimenti e qualità al servizio di una Juve in cerca di soluzioni. E dal Montenegro arriva l’input

Adzic può dare la svolta alla Juve di Tudor?
“È il talento che conta, non dove nasci o quanti anni hai.” – Da Ted Lasso a Vinicio Capossela, passando per “The Streets” degli Arctic Monkeys, il talento è sempre stato raccontato come la variabile impazzita che può cambiare le regole del gioco. E oggi, per la Juventus di Igor Tudor, il talento potrebbe avere un nome e un cognome: Vasilije Adzic. Il giovane montenegrino, classe 2006, si sta ritagliando spazio e considerazione, e da promessa sta iniziando a sembrare qualcosa di più. La Juve ha bisogno di idee, di coraggio, di una scintilla a centrocampo e lui potrebbe essere quella carta a sorpresa che sposta gli equilibri e che possa dare ritmo a una manovra per ora molto piatta.
Il paragone con De Bruyne: un messaggio per Tudor
In un’intervista concessa a Tuttosport, il direttore tecnico delle nazionali giovanili del Montenegro ha usato parole pesanti ma illuminate quando ha parlato di Adzic: “Il suo stile di gioco mi ricorda quello di Kevin De Bruyne: non perché lo imiti, ma per il modo in cui legge il gioco, anticipa i movimenti e crea occasioni per i compagni. La sua visione, la precisione nei passaggi e la capacità di influenzare la partita nei momenti decisivi sono davvero notevoli”. Un paragone importante, che non vuole essere una forzatura ma una chiave di lettura. Adzic non è Kevin e non vuole avere la presunzione di esserlo, ma un giovane con caratteristiche tecniche e mentali che possono ricordare il fuoriclasse belga: visione di gioco, tempi d’inserimento, capacità di verticalizzare e di cucire i reparti.

Vasiljie Adzic
Una soluzione per Tudor e la Juve
Il 3-4-2-1 di Igor Tudor ha mostrato evidenti limiti nella costruzione. La manovra è spesso piatta, lenta, con una mediana che fatica a servire con continuità le punte o a trovare le ali in situazioni favorevoli per l’uno contro uno. Ecco perché una mezzala in grado di legare i reparti, di giocare tra le linee, accompagnare l’azione e creare superiorità numerica, può è più di una semplice alternativa: è una necessità. Adzic, in questo senso, rappresenta una possibile arma tattica non ancora esplorata. Sa ricevere tra le linee, giocare a due tocchi, dettare il passaggio e – dettaglio da non trascurare – attaccare lo spazio con tempi da trequartista puro. Certo, serve tempo, minutaggio e pazienza: il talento non si impone, si coltiva. Ma la Juve, oggi, non può permettersi di ignorare chi può dare nuova linfa a un’idea di gioco che fatica a decollare.
Next Gen, progetto che paga: Adzic come simbolo
Se oggi si può parlare di Adzic come risorsa concreta per la prima squadra, il merito è anche della Next Gen, un progetto che la Juve ha difeso e rilanciato con forza nonostante le difficoltà. Arrivato dalla Stella Rossa e cresciuto nel vivaio del Buducnost Podgorica, Adzic si è adattato con sorprendente velocità al calcio italiano. Ha mostrato personalità, intelligenza tattica e una tecnica di base superiore alla media. Il suo percorso è la conferma di come la seconda squadra bianconera non sia solo una vetrina, ma un laboratorio di crescita reale, in grado di fornire risorse interne a basso costo ma alto potenziale.
L’investimento su profili come il suo (giovani, internazionali, pronti a completarsi in Italia) è il paradigma di una nuova Juventus, più sostenibile e più attenta al lavoro di formazione. E se il talento è davvero la risposta ai problemi, allora forse è il momento di dare una chance a Vasilije Adzic. Per Tudor, per la squadra e per un progetto tecnico che vuole tornare a vincere partendo dalle fondamenta.
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