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Storie di Primavera

Foto di Elisa Citron

Gli allenatori hanno sempre apprezzato i giocatori duttili e continueranno a farlo, su questo non c'è dubbio. Proprio per questo un ragazzo che sta trovando molto spazio negli ultimi anni in Primavera è Andrea Bruno, giocatore dell'Entella di fatto conosciuto nell'ambiente per la sua duttilità che lo rende schierabile in quasi ogni ruolo del campo.

Nella sua carriera quasi quindicenne, infatti, il "tuttocampista" ha giocato come esterno d'attacco in un tridente, quinto di un centrocampo a 5, terzino destro e infine difensore centrale, insomma, qualsiasi tecnico ha potuto contare su di lui in ogni momento della stagione.

La storia del laziale, nato il 26 febbraio 2001, ha inizio quando nel 2006 si unisce al club dilettantistico romano della Vigor Perconti, società con cui prende parte ai vari tornei e campionati dai Piccoli Amici, ai Pulcini, fino all'età di 16 anni. In questo periodo, oltre a masticare l'erba dei campi da calcio per le prime volte e a divertirsi con i suoi amici, si toglie alcune soddisfazioni non di poco conto, come la vittoria di un campionato Giovanissimi Elite e le due Final Six raggiunte sia con i 2001 che sotto leva, la cui vittoria non arriva per un soffio.

Nel 2017 arriva la chiamata del Torino, un grande e storico club che si interessa del giovane astro nascente e che vuole tesserarlo per le sue giovanili. Non c'è neanche bisogno di dire come Bruno abbia subito accettato la chiamata dei granata pieno di speranze e aspettative, sognando di essere ad un passo dal raggiungimento dello scopo di una vita, cioè di diventare un calciatore professionista, ma non tutto va da subito come avrebbe sperato. L'impatto improvviso e violento con una realtà totalmente diversa dal calcio dilettantistico non è forse quello che il ragazzo si aspettava e, complice la superiorità tecnica e di preparazione dei compagni rispetto a quelli della Vigor per la differenza di categoria e data la maggiore richiesta nei confronti del singolo calciatore, non riesce a trovare spazio e a gennaio è costretto a svincolarsi.

L'esterno però sa in cuor suo che ha tanto da mostrare e da dimostrare, infatti non aspetta altro che la chiamata di un altro club professionistico che voglia dargli una chance, finché non arriva la telefonata della Virtus Entella. Sono i liguri a voler acquistare il giovane laziale, stregati dalle qualità che avevano incuriosito anche il Toro pochi mesi prima, infatti viene subito aggregato alla squadra Under 17. Qui ritrova una continuità che mancava da tempo immemore, disputando 10 delle 13 gare del campionato di categoria dei biancocelesti, ma non si può dire lo stesso dell'anno successivo.

Dopo una partenza anche in questo caso da titolare, oltretutto nella squadra Berretti, il classe 2001 subisce un pesante infortunio al crociato, un duro colpo per un ragazzo della sua età. Questi sono episodi che rischiano di pregiudicare la carriera di molti calciatori, sia giovani che esperti, sia a livello fisico che a livello mentale, soprattutto in un periodo in cui, lui in particolare, aveva ritrovato minutaggio, fiducia e autostima dopo un'annata non proprio da incorniciare. Ma a Bruno non andava bene confondersi nella massa dei tanti che ci provano e non ci riescono, dei tanti che dopo qualche difficoltà che il destino pone loro davanti si arrendono, lui voleva dimostrare che sarebbe riuscito a diventare ciò che sognava. E così accade.

Dopo la stagione 2018/19, in cui la Berretti dell'Entella vince il campionato in un finale al cardiopalma nell'ultimo atto contro la Ternana, il giovane viene confermato nella Rosa Primavera in seguito alla promozione in Serie B della prima squadra e qui si fa valere collezionando 14 presenze condite da un gol decisivo contro l'Udinese. In questo periodo arrivano anche le prime convocazioni con i grandi allenati da Boscaglia, il quale porta Andrea Bruno in panchina in diverse gare di cadetteria, facendogli gustare quell'emozione che solo un vero professionista prova, pur non scendendo mai in campo.

Questa crescita esponenziale si riflette anche tuttora, sia nella costante presenza in prima squadra, con cui si allena quasi regolarmente per carpire segreti e insegnamenti dai più esperti che giocano nel suo ruolo, come Chiosa, Pellizzer e De Col, sia nel fatto che è un punto fermo ed una certezza della sua rosa Under 19: prima dello stop in questo travagliato inizio di stagione ha già messo insieme due presenze e una rete contro il Pisa e, qualora si potesse, come tutti speriamo, tornare sui campi, non è certo disposto a fermarsi.

Negli anni che ha davanti a sè, l'obiettivo primario è certamente quello di affermarsi come calciatore professionista, in una realtà in cui emergere è sempre più difficile, ma che sembra poter essere fattibile per lui che, come detto, è ormai più che nell'orbita della prima squadra di Tedino. Il sogno nel cassetto però è più ambizioso e riguarda un ìa meta che per anni è stata la più agognata dagli aspiranti calciatori ma che attualmente forse è un po' dimenticata: la Nazionale. Vestire la casacca azzurra che rappresenta il nostro paese nel mondo vorrebbe dire per Bruno raggiungere il proprio scopo principale a lungo termine e, anche se è ancora difficile e lungo il percorso per un ragazzo del 2001 che non ha ancora esordito con i grandi, sognare non costa nulla. E le qualità ci sono.

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