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Il tecnico italiano durissimo contro alcuni allenatori e la filosofia dei giovani in Italia

E’ un duro attacco al settore giovanile italiano quello lanciato da Fabio Capello in un’intervista al sito gazzettaregionale.it: “Il settore giovanile deve essere una grande fucina di giocatori e per fare questo bisogna insegnare più tecnica che tattica. Perchè alla velocità a cui si gioca oggi ci vuole grande tecnica. Questo e’ emerso chiaramente al Mondiale. Invece mi capita di vedere allenatori che a bambini di dieci anni, insegnano la tattica. Penso che questi personaggi andrebbero messi in prigione, perchè ai piccoli devi insegnare la parte ludica facendo si’ che migliorino nella tecnica. Ma siccome e’ molto più facile insegnare la tattica… Ecco il vero problema del settore giovanile”. L'allenatore continua: "Direi che e’ fondamentale puntare su allenatori che hanno passione e pagare bene quelli bravi per quello che producono. Se non vengono remunerati nel modo giusto cercano altre strade, poichè in questo settore normalmente non pagano molto. Parlo per esperienza personale, perchè ho fatto sei anni di giovanili al Milan”. Secondo Capello “troppe volte si predilige la parte fisica e non quella tecnica, si cerca la velocità e non l’intelligenza tecnico-tattica; servono persone che seguano queste cose per anni, serve continuità, se ogni due anni cambiamo, non creeremo mai nulla. Ci vuole una direttiva, un modo di pensare, una filosofia tecnico-tattica e lavorare su questa". Il friulano poi ammette: "C'è anche un’altra verità: ci sono momenti in cui nascono talenti e altri momenti no. L’esempio più lampante è il Belgio: pochi anni fa era scomparso, ora ne ha diversi". "Mi ricordo un aneddoto. Allenavo la Primavera del Milan ed eravamo impegnati in trasferta contro il Torino di Vatta. Nella mia squadra giocava Paolo Maldini che aveva sedici anni. Dopo il match mi raggiunge un mio collega, al tempo vice di Gigi Radice e mi chiede: ma tu fai giocare Maldini perchè è il figlio di Cesare? Ho risposto che intanto mi stava offendendo e che ne avremmo riparlato presto. La stagione seguente era titolare in Serie A. Questo per dire che quando c’è il talento a sedici anni lo vedi", racconta Don Fabio. “Bisogna copiare. Copiare dalla Spagna, copiare dalla Germania, imparare e sviluppare un modello nostro a seconda delle caratteristiche che abbiamo. Le squadre B? Dovrebbero essere obbligatorie. Bisognerebbe creare un comitato ad hoc che decidesse per il bene del calcio”. Mai banale.
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