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Storie di Primavera

FOTO MARTINA CUTRONA
FOTO MARTINA CUTRONA

Primo titolo da allenatore, 12 anni dopo lo Scudetto da calciatore, quali sono le differenze?

“Sono felice per i protagonisti, ossia i ragazzi. Ho preso l'annata dei 2003 tre anni fa con l'U17, abbiamo avuto momento meno belli con la pandemia, isolamenti e tamponi. I ragazzi hanno fatto tanta fatica tra allenamenti e sacrifici, provando a recuperare il tempo perso. Hanno seguito un sogno e fatto un patto dopo la partita di Firenze, veniamo da 17 partite da imbattuti, io sono felice per loro, devono essere orgogliosi per quanto fatto.”

Gnonto andrà in nazionale dopo essere cresciuto nell'Inter, mentre Miretti ha giocato in Serie A con la Juventus, Casadei è pronto al salto?

“Sta ai ragazzi, devono capire che giocare con gli adulti cambia tanto e non è la stessa cosa del settore giovanile. E' migliorato dopo questa stagione, è un giocatore eccezionale nelle sue caratteristiche. Vediamo dove andrà, ha molto mercato. Cito anche Zanotti tra i giocatori che potranno fare carriera.”

 Simone Pafundi, il classe 2006 convocato da Mancini

E' arrivato prima del previsto questo Scudetto?

“Faccio l'allenatore per vincere, lo ho già fatto in U14. In U17 abbiamo fatto grandi imprese battendo anche l'Atalanta. L'anno scorso abbiamo stravinto il campionato, poi non ci siamo cuciti il tricolore. Voglio far migliorare i ragazzi.”

Quanto è soddisfatto di vedere l'impatto dalla panchina dei 2004 e 2005 e quali sono i suoi meriti?

E' merito dei ragazzi, ho lavorato con Owusu dall'U14 e l'ho fatto giocare da inizio campionato, mi diedero del pazzo perché era un 2005 a confronto con i 2002. E' cresciuto molto, la soddisfazione è grande. Sono entrati tre 2004 e due 2005, la carta di identità nel calcio non vale, bisogna avere la personalità per giocare e affrontare i momenti. Sono stati sempre i più piccoli a ribaltare la gara con il Cagliari.

Dopo un primo tempo migliore della Roma ha toccato le corde giuste nei ragazzi. Cosa le ha detto?

Non lo posso dire (ride ndr). Non eravamo sotto 3-0, eravamo messi bene in campo. Era una partita bloccata, anche la Roma aveva paura delle nostre ripartenze. Volevo più personalità e scioltezza, sarebbe potuta durare 120' e lo sapevo. Era difficile entrare nell'inconscio dei ragazzi, siamo stati bravi a ribaltarla e nel recupero stavo per avere un infarto, ma ce l'abbiamo fatta.

Che patto avete fatto dopo la sconfitta di Firenze e lei si attribuisce dei meriti?

Il lavoro è dei calciatori non mio. Ci siamo detti di giocare 15 finale per avere la possibilità di fare i play-off, all'epoca eravamo noni. Abbiamo dato stabilità e continuità, siamo arrivati fino in fondo giocando anche la Youth League a differenza della Roma, è stato difficile giocare ogni tre giorni. Lo Zilina ci ha tagliato le gambe, ma nel finale siamo arrivati nelle condizioni giuste per fare bene e arrivare al massimo degli obiettivi. Gli alti e bassi sono normali, anche le nazionali ci tolgono tanti giocatori. In quelle due settimane con Inzaghi ci organizziamo diversamente e i ragazzi vengono trattati come giocatori da prima squadra. Anche lo staff dei grandi va ringraziato.

Un pensiero sui giocatori arrivati al termine del percorso nel settore giovanile, tra cui Sangalli, Moretti e Cortinovis?

Il calcio dei grandi è diverso, gli abbiamo dato l'input per migliorare e fare la Serie B o la Serie C. Vanno preparati per le difficoltà e per le annate negative. Tutti i consigli e le riunioni che che abbiamo fatto gli serviranno, magari tra qualche anni ci daranno ragione.

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